Il digitale non rispetta i confini dell’organizzazione consolidata e rimette tutto in discussione
LUGANO - In un mondo dove due miliardi di persone utilizzano i social network per condividere esperienze, offrire e trovare lavoro, commentare le proprie relazioni coi marchi e i prodotti acquistati nello shopping elettronico, decidere dove spendere il proprio tempo libero, co-creare oggetti, insomma un mondo dove turismo, commercio, finanza, marketing, sono completamente cambiati, le aziende hanno ormai capito che i loro business model vanno riallineati coi mercati dell’era digitale.
Nell’attuale trasformazione digitale delle imprese - che da definizione è il “redesign maggiormente competitivo dell’offerta aziendale alla luce delle tecnologie digitali” - è necessario focalizzarsi su un punto: il digitale non rispetta i confini dell’organizzazione consolidata e rimette tutto in discussione. L’azienda che si digitalizza utilizza delle tecnologie disruptive generalmente per portare il suo servizio, il suo prodotto, a un livello superiore di user-centricity e per eliminare tutte quelle inefficienze che soltanto l’applicazione di metodi e intelligenza informatica possono scovare. La morale è che ogni business sta diventando un business digitale, dunque ogni azienda può aggredire il mercato grazie a una migliore interpretazione dei trend dell’innovazione, in settori dove i prodotti fisici sono sempre più arricchiti e talvolta persino sostituiti.
Restare fermi, non fare digital transformation significa soltanto attendere il momento in cui qualcuno troverà la soluzione che abbatterà il business precedente. Magari il vostro.
Quando un’azienda inizia questo percorso si deve porre una serie di domande, utilizzare gli strumenti giusti per le risposte, scaricare a terra una strategia. Ci sono due vie: quella interna, oppure un digital assessment, un’opera di consulenza esterna che guidi l’azienda verso i suoi obiettivi. In un modo o nell’altro, il punto di partenza è però sempre il medesimo: mappare le competenze digitali dell’azienda, creare un piano di formazione per colmare le lacune ed eventualmente acquistare ciò che manca, a livello di software oppure di risorse umane, in caso non si sia davvero in grado di superare la trasformazione da soli. Questi ultimi casi, però, sono piuttosto rari: molto più spesso per le aziende il vero passo faticoso è convincersi, poi il resto è fattibile. Soprattutto grazie alle risorse formative disponibili, anche attraverso forme associative.
È importante riconoscere che ogni azienda oggi deve studiare la propria situazione, come se partisse da zero, consentendo di fare una radiografia in ottica digitale: che competenze esistono nel marketing, nell’eCommerce, negli analytics, nell’advertising? Come mi occupo dei social media? Ho una mio SEO? La trasformazione digitale pretende una ottimizzazione agile e costante dei processi, dei prodotti, delle competenze e delle piattaforme abilitanti. E i responsabili digital delle aziende hanno la necessità di comprendere a fondo questi stessi fenomeni.
Una sfida organizzativa e anche culturale che sfideremo durante i prossimi mesi attraverso delle giornate di corso durante le quali parleremo man mano di tutti i temi più importanti e le metodologie che le aziende dovranno adottare. Il programma delle giornate sarà a breve pubblicato sul nostro sito web.