La nuova normativa comunitaria sul copyright, che potrebbe avere ripercussioni anche in Svizzera, ha suscitato molte polemiche. Scopriamo perché
Se in Svizzera la legge sul copyright, denominata “Legge federale sul diritto d'autore e sui diritti di protezione affini”, risale al 1992 e non è adatta a regolamentare tutte le situazioni nate con lo sviluppo della comunicazione digitale, l’Unione Europea, appena un mese fa, ha approvato, dopo tanti tira e molla, il nuovo regolamento europeo in materia, che poi i singoli Stati dovranno recepire sotto forma di leggi nazionali.
Come è già successo per ala GDPR, l’elaborazione finale e i principi definiti hanno creato numerose polemiche.
Se, da una parte, vengono sanciti principi sacrosanti, come la remunerazione di artisti e giornalisti e il riconoscimento della libertà di satira e della diffusione libera di piattaforme (come Wikipedia) senza scopo di lucro, due articoli hanno alzato un autentico polverone.
Si tratta degli articoli 11 e 13. Vediamo cosa dicono.
L’articolo 11 afferma che le società che memorizzano e offrono accesso a grandi quantità di dati, anche sotto forma di snippet (link con estratto o breve sintesi dell’articolo), debbano remunerare chi produce il contenuto.
Per esempio, tutti i risultati di Google che puntano a materiale protetto da diritto d’autore, potrebbero essere sottoposti al riconoscimento di un compenso verso la pagina di destinazione.
Se i risultati del motore di ricerca possono essere interpretabili, una piattaforma come Google News non ha scusanti, e dovrebbe pagare tutti i click generati dagli utenti che sfruttano il canale.
Lo stesso discorso vale per tutti i newsfeed a scopo di lucro ma anche per i Social Media quando gli utenti condividono link che creano, appunto, i famosi snippet (basta che inseriate semplicemente un qualsiasi link su un post di Facebook o Linkedin e capite di cosa stiamo
parlando).
Quindi, le grandi piattaforme, o pagano o possono escludere determinati siti dai risultati, proprio per non versare l’obolo.
Se questo è un problema per tutti, lo è soprattutto per quei piccoli e medi contenitori di notizie che dipendono dai Social Media o da Google.
Se venissero esclusi dai risultati di Google perché questa non vuole pagare i diritti, il publisher può subire un danno economico (per capire quanto questa norma sia controproducente, basti pensare agli sforzi che molte testate fanno per essere inserite dentro Google News).
Insomma, a quanto pare si è creato un meccanismo contorto di cui ancora vanno tastati gli effetti.
Almeno a vedere la legge, potranno essere tollerati solo i link puri con al massimo l’aggiunta di qualche parola chiave.
L’articolo 13, invece, impone agli stessi soggetti dell’articolo 11, uno strumento di controllo preventivo dei contenuti affinché la pubblicazione sui propri portali non violi il diritto d’autore.
Tutti i siti che offrono quindi una mole di dati prodotti da terzi, devono o dotarsi di un filtro come quello che ha già Youtube per filtrare i contenuti (chiamato “Content ID”), che ha costi spesso proibitivi, oppure si devono accordare preventivamente sulla pubblicazione con ognuno.
Ciò, praticamente, toglie la libertà totale di inserimento e condivisione dei contenuti: a farne le spese potrebbero essere quegli articoli, o foto o video, postati per una buona causa o per motivi di denuncia. E non solo.
Ma il problema persiste pure per chi non è un colosso del digitale o dovrebbe spendere decine di migliaia di franchi per creare ad hoc dei filtri avanzati (diciamocelo pure: trovare un accordo con tutti i singoli publisher del web è pressoché impossibile).
Come si pone la Svizzera in tutto ciò? Teoricamente, chi pubblica dal nostro paese sottostà alla legge elvetica. Tuttavia, chi ha lettori anche al di fuori dei confini confederali (potenzialmente, quindi, chiunque) si deve adeguare, pena l’oscuramento del sito o sanzioni pecuniarie (questo non è ancora chiaro).
Insomma, appare difficile che la legge, così com’è, possa essere applicata alla lettera. Il web è nato e si è sviluppato per creare e diffondere informazioni, senza confini di sorta.
È sempre il Dio denaro a mettere dei paletti. Nonostante sia sacrosanto il diritto degli autori di avere un giusto riconoscimento economico.
La quadratura potrebbe esistere, ma attualmente appare ancora lontana.
Articolo a cura di Clublab Sagl, siti web e grafica in Ticino