Autopromozione o reale contributo alla causa? Da Ferrari a Vuitton e Facebook, vi raccontiamo le iniziative dei Big
L’emergenza Coronavirus ha messo tutti di fronte a un rischio significativo, senza distinzione di Paese, religione, etnia o portafogli. Questa situazione fuori dall’ordinario e dal prevedibile ha incoraggiato molte aziende e noti imprenditori a intervenire direttamente, per contribuire alla società... e un po’ anche per autopromuoversi.
Come? È dipeso dai casi. C’è chi ha donato grandi somme di denaro, chi ha avviato campagne social di sensibilizzazione e raccolte fondi, e chi si è adoperato per offrire prodotti per l’igiene ai propri clienti.
Andiamo a scoprire, nel dettaglio, alcuni tra i brand e tra i big che, in misura più o meno coerente con le proprie possibilità, stanno partecipando alla lotta contro il Covid-19.
Anche se la mobilità è limitata, le auto fanno ruggire i motori
Non parliamo di chi sfreccia sulle strade deserte, ma delle moltissime case automobilistiche intervenute contro il Coronavirus con contenuti online che inneggiano alla speranza o aprendo alla vera e propria riconversione della propria produzione.
Non tutti sanno, ad esempio, che il marchio d’auto giapponese Mazda ha sede all’interno della prefettura di Hiroshima: proprio sulla triste storia della città nipponica si basa il breve video di 30 secondi promosso sui canali social del brand. Con un semplice sfondo opaco da cui affiorano due auto ferme in un garage, Mazda ricorda quanto fosse in difficoltà nel 1945, e come il non essersi arresa allora l’abbia portata dov’è adesso. Proprio come fece l’azienda svariati anni fa, con determinazione, usciremo anche oggi dalla crisi “diversi” e “migliori”.
Uno spunto più grafico e concettuale, invece, quello proposto dalla tedesca Audi che, sempre sui canali digital, ha presentato al proprio pubblico un video conciso e incisivo in cui gli iconici quattro anelli del proprio logo si slegano tra loro, facendo riferimento alla necessità, in queste settimane, di mantenere le distanze, quantomeno fisicamente.
La Ferrari non è stata da meno quando, insieme a Fiat Chrysler, ha dichiarato la propria disponibilità a contribuire all’attività di Siare Engineering International Group, l’unico consorzio italiano attivo nella creazione di ventilatori polmonari destinati alla terapia intensiva, sollecitato da Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio del Bel Paese, ad aumentare, da un giorno all’altro, la propria produzione del 400%. Ferrari, dunque, si occuperà di realizzare monitor, schermi e altri componenti elettrici, mentre Fiat Chrysler contribuirà con l’assemblaggio e la gestione di alcuni dettagli meccanici.
Fashion & Beauty: semplici passerelle o contributi concreti?
Nata nel 2006 per realizzare iniziative negli ambiti dell’arte e della cultura, la Fondation Louis Vuitton è stata scelta, di fronte all’obbligo di quarantena, per essere il canale attraverso cui il marchio francese ha scelto di tenere compagnia ai propri appassionati. La fondazione, infatti, ha lanciato sui social l’hashtag #FLVchezvous, o #FLVfromhome: un’iniziativa completamente online che ha proposto ai followers della maison alcuni suoi contenuti esclusivi. Nello specifico, ogni settimana, ancora oggi, vengono proposti tre eventi (tendenzialmente il mercoledì, il venerdì e la domenica), dedicati a mostre virtuali, concerti e perfino masterclass d’alta moda.
La popolarità di Lush, specialmente in questi anni di crescente sensibilità nei confronti dei prodotti biologici e cruelty-free, è ormai notevole. Fondata nel 1995 nel Regno Unito, da oltre 25 anni si occupa della produzione di cosmetici naturali impiegando solo ricette vegane o vegetariane, con grande attenzione all’ecosostenibilità e al commercio etico.
Appena le norme di buon senso sulla prevenzione contro il Coronavirus sono state promosse, Lush si è, quindi, organizzata di conseguenza, dando la possibilità a tutti coloro che lo volessero di lavarsi le mani all’interno dei propri negozi, laddove essi sono rimasti aperti. Questo consiste, semplicemente, nel mettere a disposizione acqua e sapone per tutti gli avventori, che possono farne uso senza l’obbligo di acquistare nulla.
Troppo poco? “Re” Giorgio Armani si è certamente distinto, ancora una volta, per stile e decisione: è stato il primo a chiudere i suoi ristoranti in Italia, ben prima dell’ufficialità del lockdown, ha attivato le sue fabbriche per la realizzazione mascherine chirurgiche, e sta approfittando di questo periodo di attesa per spingere tutta l’industria del fashion verso un ripensamento delle vorticose logiche di produzione e commerciale, che rendono le collezioni già obsolete dopo poche settimane, minando l’ambiente e il valore di ciascuna creazione.
Apportare conoscenze o capitali? Le contraddizioni della Silicon Valley
Donazioni e misure di prevenzione: i grandi CEO del digitale non si sono fatti cogliere di sorpresa in termini di solidarietà, ma soprattutto di branding per le loro aziende.
Già nella prima metà di marzo, Tim Cook ha invitato tutti i dipendenti di Apple a lavorare da casa, per tutelare la loro salute ed evitare gli ormai arcinoti “assembramenti”. Questa indicazione è valsa in particolare per le aree del Mondo in cui la diffusione del Covid-19 è stata subito rilevante, tra cui la Santa Clara Valley, la California, Seattle, e ancora la Corea del Sud, il Giappone, la Germania, la Francia, il Regno Unito, l’Italia e, ovviamente, la Svizzera.
Elon Musk, eccentrico fondatore e amministratore delegato di Tesla, nella fase iniziale della pandemia ha attirato molte attenzioni negative, sminuendo ironicamente e pubblicamente, su Twitter, la gravità dell’emergenza. Perfino lui, però, di fronte all’incedere del virus, ha poi dovuto abbandonare la vena provocatoria, ed è sceso in campo per aiutare: da allora, Tesla collabora attivamente con Medtronic, azienda USA che si occupa di tecnologia biomedica, al fine di incrementare ogni produzione necessaria agli ospedali. Non solo: Musk si è anche preso carico personalmente di donare 1200 respiratori agli ospedali della California, e altre centinaia di ventilatori alle strutture dello stato di New York.
Da filantropo di fama mondiale, all’appello, in queste circostanze, non poteva certamente mancare Bill Gates, ex-titano di Microsoft. La Bill & Melinda Gates Foundation, da lui gestita insieme alla moglie per foraggiare la ricerca scientifica “a fin di bene”, ha infatti stanziato ben 100 milioni di dollari a beneficio di imprese e organizzazioni impegnate nello sviluppo del vaccino contro il Coronavirus. Ulteriori donazioni sono state, inoltre, destinate alle autorità sanitarie dell’Africa sub-sahariana e dell’Asia meridionale, tra le regioni del Mondo che rischiano di subire maggiormente le conseguenze della pandemia.
Ultimi, ma non ultimi, Mark Zuckerberg e la sua Facebook, in prima linea contro la disinformazione e le fake news sul Covid-19. Un impegno ufficializzato, tra l’altro, in una dichiarazione d’intenti firmata di concerto con Google (attiva anche nel contact tracing), Youtube, Reddit e Twitter. Affiancandosi alle raccolte fondi già attive sul proprio portale, Facebook si è inoltre impegnata ad aggiungere 20 milioni di dollari al denaro già raccolto dagli utenti, e ad offrire spazi pubblicitari gratuiti alle organizzazioni che si occupano di educazione e sensibilizzazione all’igiene.
“Piccoli” dal cuore grande: quando la generosità non è proporzionale al fatturato
Possiamo dirlo a gran voce: non sono solo le grandi o grandissime aziende a distinguersi, durante questa pandemia. Anzi. I singoli professionisti e le piccole imprese sono, spesso, i protagonisti delle storie più toccanti, soprattutto se paragoniamo quanto donato a ciò che guadagnano.
Basti pensare a Emiliano Pellegrino che, nel Canton Vaud, piuttosto che tenere chiuso il suo ristorante, sta sfornando 500 pizze a settimana per il personale sanitario impegnato presso il CHUV, ben più di quelle indirizzate da Hillary e Bill Clinton allo staff medico di alcuni ospedali dello Stato di New York, 400 in tutto.
O ancora, perché non menzionare Dave Jones, titolare di una macelleria a Earlsheaton, in Inghilterra, che prepara pacchi viveri per poi consegnarli gratuitamente a chi ne ha bisogno, e Ben Boothman, proprietario di un pub a Manchester, che mette a disposizione delle camere da letto a chi ha bisogno di rimanere in quarantena assoluta, ma non ha modo di farlo a casa propria. E ancora, l’istruttore Gonzalo Garcia Broto, che offre lezioni di fitness dal tetto della propria casa, per tutti i vicini che non dispongono di una buona connessione internet e possono, quindi, assistere dai balconi.
La lista di piccole imprese e professionisti che contribuiscono meglio che possono, anche in Ticino, è lunghissima, e sicuramente meritevole di attenzione da parte dei media, perché ci ispira a fare comunità, a collaborare, a camminare insieme verso un’unica direzione.
Anche se non sono il tema di questo articolo, vogliamo, quindi ricordare comunque tutti coloro che si impegnano nel volontariato, che raccolgono fondi per gli ospedali, mettono insieme collette alimentari per i bisognosi, fanno la spesa per gli anziani che non possono uscire di casa e tanto altro.
Specialmente in queste condizioni straordinarie, a ogni modo, è ormai chiaro che i canali web sono diventati una risorsa chiave per i brand di ogni dimensione e popolarità, al fine di comunicare con i propri utenti, “umanizzando” e migliorando la propria immagine, dimostrando il loro intervento concreto a servizio dei luoghi in cui vivono. Noi ci occupiamo proprio di questo: se non sai come dare sufficiente visibilità al tuo business, contattaci per una consulenza gratuita e realizzeremo una strategia ad hoc per la tua attività e i tuoi obiettivi.
Articolo a cura di Linkfloyd Sagl, agenzia di marketing e comunicazione in Ticino.