Un Ep per la band "contadinesco-rockettara" che rivendica l'invenzione del "farm metal"
TAVERNE - La Pasqua si avvicina e i Powerhill vi consigliano di ascoltare il loro nuovo Ep, "Bunnies & Eggs", per festeggiarla nel modo giusto. Ne abbiamo parlato con Cep, il fondatore del gruppo.
Presentatevi ai nostri lettori: chi siete?
«Siamo una band pluri-ventennale, nata a giugno 2000 da una mia idea: unire le mie passioni per la musica metal e le mucche. Ho quindi cercato di dare vita a un progetto "contadinesco-rockettaro", che prevede che saliamo sul palco abbigliati da contadini e cerchiamo di riprodurre l'ambiente rurale. Alla voce c'è Leandro Giacometti, Danilo Foresti alle tastiere, Giorgio Albisetti al basso, Veronica Torre a batteria e cori e io alle chitarre. Non dimentichiamo poi Clotilde, la nostra mascotte: è una mucca stilizzata che compare su tutte le nostre copertine».
Vi auto-definite gli inventori del "Farm Metal": di cosa si tratta?
«È uno stile improntato musicalmente sull'hard rock degli anni Ottanta, ma con spazio per lo street rock, le ballate classiche e per suoni moderni. C'è anche qualcosa di più sinfonico. Dal lato dei testi, ci concentriamo sulla vita di noi contadini in stalla, in fattoria. Il tutto in maniera ironica».
Con il singolo "Bunnies & Eggs" dite di aver «spiegato» al pubblico come si festeggia la Pasqua. Vuoi essere più chiaro?
«Illustriamo come si cercano le uova, come si cacciano i coniglietti, come si mangia l'agnello e si gusta la colomba. Il tutto condito da tanta ironia e con quella vena melodica che ti "resta in zucca" dopo il primo ascolto».
Non avete disdegnato però una parentesi più melodica in "We Step Aside". In quale dimensione vi sentite più a vostro agio?
«Non abbiamo preferenze, soprattutto io che compongo i brani. Sono cresciuto a pane e metal e ho assorbito tutte le diverse influenze possibili».
C'è qualcosa che non può mancare in un vostro lavoro?
«Le tastiere, che non sono un cliché del genere e che ci permettono di sperimentare arrangiamenti più orchestrali. Speriamo poi di aver finalmente trovato la formazione definitiva».
Cantate dell'arrivo del coronavirus in fattoria: come nasce "Covid-20 (Pandemic on the Farm)"?
«Nel 2020 avremmo dovuto festeggiare il ventennale con un mini-tour di concerti. Ma il virus ci ha rovinato tutto. Quindi abbiamo giocato con l'anno dell'inizio della pandemia e con i nostri anni di presenza, spiegando come abbiamo vissuto l'emergenza in fattoria, insieme ai nostri animali. Abbiamo voluto sdrammatizzare un po', senza tuttavia dimenticare le conseguenze che ha avuto e chi addirittura ci ha rimesso la vita».
I vostri fan avranno delle possibilità di ascoltarvi dal vivo?
«A livello di festival estivi no, è tutto pieno quest'estate e se ne riparla per il 2023, o per il 2024. Abbiamo un paio di date in inverno nei club della Svizzera tedesca, puntiamo a raccogliere altre date anche in Romandia».