L'Ong deplora l'immobilismo elvetico e invita la Confederazione ad agire per ridurre le emissioni.
Un esperto di Greenpeace: «Il fatto che Berna a cinque anni dalla firma dell'Accordo di Parigi non abbia inasprito i suoi obiettivi climatici è un affronto nei confronti dei paesi che lo hanno fatto».
BERNA - La Svizzera deve fare di più per il clima. È quanto chiede stamane Greenpeace, che in una nota ricorda come a cinque anni dalla firma dell'Accordo di Parigi gli Stati siano chiamati ad aumentare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e adottare misure nazionali. La Confederazione dovrebbe quindi attivarsi entro la fine dell'anno ma, secondo l'organizzazione, non lo farà.
È vero che nel 2019 il Consiglio federale ha annunciato un obiettivo di zero emissioni a effetto serra nette entro il 2050, ma ciò non ha alcuna influenza sugli obiettivi di protezione del clima fissati nel 2015, rileva Greenpeace.
Negli ultimi cinque anni è rimasto invariato il fatto che entro il 2030 le emissioni dovranno essere ridotte complessivamente del 50% rispetto al 1990, in parte grazie all'acquisto di certificati all'estero. La revisione della legge sul CO2 non modifica nel complesso queste ambizioni, anche se la riduzione delle emissioni interne è stata portata al 37,5%.
Secondo Georg Klingler, esperto di clima presso Greenpeace Svizzera, il fatto che la Confederazione non abbia inasprito i suoi obiettivi climatici dal 2015 è un affronto nei confronti dei paesi che lo hanno fatto. L'Unione Europea, ad esempio, vuole portare la riduzione delle emissioni dal 40 al 55% entro il 2030.
Per evitare il caos climatico, le emissioni di gas serra devono inoltre essere ridotte a zero in tutto il mondo, e non solo in Svizzera, entro la metà di questo secolo, rileva Greenpeace, secondo cui la Confederazione dovrebbe ridurle di almeno il 60% entro il 2030 e raggiungere zero emissioni nette entro il 2040.