Si torna a parlare dell'indagine giornalistica sui patrimoni “oscuri” nelle casse della grande banca, e interviene anche il Parlamento
ZURIGO - Una semplice richiesta da parte di un giornalista ticinese. Voleva sapere se erano in corso delle indagini sul caso "Suisse Secrets". Ma prima di rispondere, il Ministero pubblico della Confederazione (Mpc) ha chiesto consiglio al Credit Suisse. Lo riferisce la Tribune de Genève.Â
Suisse Secrets - L'anno scorso, un gruppo di giornalisti investigativi aveva pubblicato un'inchiesta sulla gestione di patrimoni appartenenti a dittatori e criminali di guerra da parte del Credit Suisse. Dopo la pubblicazione, il Ministero aveva aperto un procedimento penale, non contro il Credit Suisse, bensì contro gli autori dell'inchiesta.
Dopo la pubblicazione, l'istituto bancario aveva sporto denuncia per "trasmissione e pubblicazione di dati sensibili" - un crimine che in Svizzera è punibile con il carcere. Stando alla Tribune de Genève, i dirigenti di Credit Suisse avrebbero preferito mantenere segreto il fatto che all'origine del procedimento penale contro i giornalisti di "Suisse Secrets" ci fosse proprio la loro banca.Â
Al giornalista ticinese è stato confermato che le indagini erano in corso. Ma non prima di avere contattato il Credit Suisse e senza rivelare che all'origine del procedimento penale ci fosse la denuncia della banca svizzera.Â
L'opinione dell'esperto - David Zollinger è stato membro dell'autorità di vigilanza del Ministero pubblico della Confederazione per molti anni. Non è stato coinvolto nel caso "Suisse Secrets", ma ritiene che il modo in cui il Ministero ha operato sia problematico.
Istruire il Ministero sulle risposte da dare ai giornalisti «non rientra assolutamente nel ruolo procedurale del Credit Suisse in questa faccenda», ha dichiarato alla Tribune de Genève. Secondo l'esperto di diritto penale, il Ministero deve decidere autonomamente cosa divulgare o non divulgare ai media. Trasmettere la domanda di un giornalista è già al limite, figuriamoci concordare una risposta.
Interrogato in merito, un portavoce del Ministero ha dichiarato alla Tribune che la «sovranità in materia di comunicazione» sulle sue procedure spetta «esclusivamente al Ministero». Tuttavia, è obbligato a «tenere adeguatamente conto dei vari diritti ed esigenze delle parti e dei terzi che possono essere coinvolti». Ciò implicherebbe un «bilanciamento d'interessi tra i diritti delle persone interessate e l'obiettivo della massima trasparenza».
Per quanto riguarda l'accordo con il Credit Suisse, si trattava solo di nominare o meno la banca come denunciante, ma «mai di coordinare od ottenere il suo accordo su altri contenuti di una comunicazione del Ministero». In merito all'accaduto, il Credit Suisse ha preferito non commentare.Â
Il segreto bancario svizzero - Oltre a fare l'oggetto di critiche internazionali, la questione ha assunto una dimensione politica in patria. Oggi è all'ordine del giorno del Consiglio nazionale, il quale ha deciso di chinarsi sulla questione. Â
Dall'inasprimento della legge sul segreto bancario nel 2015, i Ministeri pubblici possono perseguitare penalmente chi trasmette o pubblica dati bancari sensibili, giornalisti compresi. La legge prevede fino a 5 anni di detenzione.Â
Per questo motivo, molte redazioni si sono rifiutate di collaborare nell'inchiesta "Suisse Secrets". Per quest'ultime il rischio legale era troppo alto.Â
Le critiche - L'inasprimento della legge sul segreto bancario svizzero ha provocato, a piĂą riprese, forti critiche anche dall'estero. Persino il relatore dell'ONU sulla libertĂ di espressione ha criticato la Svizzera per le sue violazioni in merito alla libertĂ di stampa.
Anche il Consigliere di Stato e sostenitore della modifica di legge Andrea Caroni è giunto alla stessa conclusione: «à possibile che il cursore non sia stato calibrato perfettamente», aveva dichiarato in un'intervista.Â
Lo scorso novembre la Commissione economica del Consiglio nazionale ha adottato una mozione intitolata "Garantire la libertĂ di stampa nelle questioni relative alla piazza finanziaria". La mozione chiede al Consiglio federale di valutare la possibilitĂ di modificare la legge per garantire che il segreto bancario non violi la libertĂ di stampa. Il Consiglio nazionale ha deciso oggi, 113 voti a favore e 78 contrari, di approvare la mozione.