Per il rilancio dello scalo è fondamentale l’allungamento della pista che potrà vedere la luce nel 2031. Lo dice lo studio dell’Università di San Gallo, presentato stasera
AGNO - Dal 2031 l’aeroporto di Lugano (ma gli specialisti propongono di chiamarlo Ticino Airport, per questioni di marketing) potrà cambiare rotta: si potranno superare i 250’000 passeggeri all’anno e fare utili milionari. Questo obiettivo richiede però delle mosse fondamentali: la sistemazione delle infrastrutture e soprattutto l’allungamento della pista. È quanto emerge dallo studio effettuato dal Center for Aviation Competence dell’Università di San Gallo, di cui stasera è stata presentata una sintesi nell’ambito dell’assemblea generale ordinaria dell’Associazione passeggeri aerei della Svizzera italiana (ASPASI).
Velivoli più grandi - E si parla appunto dell’allungamento della pista, che permetterà l’atterraggio di velivoli più moderni e più grandi. «Oggi con degli aerei da cinquanta posti come il Saab 2000, il costo per sedile resta troppo alto: servono macchine da almeno cento posti che possano generare più offerta e abbassare i costi» ha sottolineato Maurizio Merlo, CEO di Lugano Airport.
Quasi 1’600 posti di lavoro - Lo scalo, stando allo studio, avrebbe comunque potenziale. Ma va - appunto - sviluppato. Nel 2017 l’aeroporto ha garantito quasi 1’600 posti di lavoro e ha avuto un impatto economico di quasi duecento milioni di franchi.
Le attuali criticità - Pur essendo considerato come una parte importante del portafoglio di mobilità da e per la regione Ticino da diversi attori, attualmente l’immagine dell’aeroporto deve fare i conti con delle criticità: il numero limitato di connessioni di rete, la ridotta affidabilità delle rotte esistenti, il prezzo dei biglietti percepiti come elevati e il mancato accesso con il trasporto pubblico.
Dapprima Ginevra - Per quanto riguarda le destinazioni, «per il 2020 è fondamentale riattivare il collegamento con Ginevra» ha detto ancora Merlo. E per il futuro a lungo termine vanno prese in considerazione destinazioni come Londra e Parigi, suggerisce lo studio.
Misto pubblico-privato - «Ci sono regioni che farebbero carte false per avere un aeroporto, mentre da noi c’è anche chi lo vorrebbe chiudere» ha aggiunto Merlo, sottolineando che «fino a quando questo scalo resterà nelle mani della politica, avrà sempre dei problemi». Da qui il suggerimento che in futuro vi sia un misto tra pubblico e privato, come avviene anche negli altri scali regionali elvetici.
Pronto il messaggio - Un giorno cruciale per il futuro dello scalo sarà domani: sul tavolo del Municipio ci sarà infatti il messaggio di otto milioni per il suo rilancio. «Forniremo così una strategia a medio e lungo termine» ha affermato il sindaco Marco Borradori, intervenuto all’inizio dell’assemblea. «Mettiamo sul tavolo tutti gli elementi necessari per prendere una decisione, faremo di tutto perché l’esito sia positivo». E ha aggiunto: «Quella per l’aeroporto non è una battaglia persa, ma è tutt’altro che una battaglia vinta».
La quota del Cantone - Nel frattempo il Consiglio di Stato ha comunque trasmesso al Municipio di Lugano la decisione di aumentare la partecipazione in Lugano Airport dal 12,5 al 40%, ha annunciato il sindaco.
Una votazione? - «Se si andrà al voto - ha annunciato Marco Romano, presidente ASPASI - l’associazione ha i mezzi per fare un po’ di campagna e organizzare il fronte dei favorevoli allo scalo».
Il segnale da Morcote - Un segnale a favore dello scalo luganese era giunto, all'inizio di maggio, dal Comune di Morcote: il Legislativo aveva infatti deciso di mettere a disposizione un importo di almeno 200'000 franchi per investimenti nell'infrastruttura aeroportuale. Il Comune si era detto consapevole del fatto che «una parte considerevole del proprio gettito fiscale è generato da persone fisiche che utilizzano per i propri spostamenti professionali Lugano Airport». Per la località si tratterebbe dunque di un'importante tassello per il suo benessere economico. «Quello di Morcote - ha detto Marco Borradori - è stato un gesto incredibile in un momento in cui moltissimi o si defilano o si nascondono o non fanno nulla».