La direttrice sanitaria e il direttore amministrativo dovranno farsi carico di 1'500 franchi di multa, l'ex responsabile cure di 1'000.
I tre imputati sono stati ritenuti colpevoli, ma solo in parte, per le negligenze commesse.
BELLINZONA - Una multa da 1'500 franchi per la direttrice sanitaria e il direttore amministrativo e una da 1'000 franchi per l'ex responsabile cure. Si chiude così il processo sui 22 residenti morti per Covid alla casa anziani di Sementina tra marzo e aprile 2020.
«Eravamo nel contesto di una situazione straordinaria, in una casa anziani», ha esordito la giudice Orsetta Bernasconi Matti. «La pubblica accusa ritiene dunque gli imputati colpevoli», anche se non per tutte le imputazioni. A tutti e tre viene rimproverato di non aver rispettato le distanze nelle attività di gruppo e durante i pasti, la direttrice sanitaria e il direttore amministrativo hanno inoltre violato le disposizioni sanitarie accordando l'accesso alla casa anziani a tre operai esterni. Interrogati rispetto alla possibilità di un ricorso, sia accusa che difesa hanno dichiarato che si riservano questa possibilità.
Le accuse per quanto concerne le distanze si fondano sulle disposizioni del medico cantonale, sulle risoluzioni governative e sulle misure dell'UFSP, evidenzia la giudice. «È però vero che queste erano delle raccomandazioni e non davano una definizione precisa di distanziamento sociale. Anche i test erano solamente raccomandati ed era stato consigliato di utilizzarli solo per i casi più gravi».
Interpretazioni pericolose - Per quanto riguarda invece le attività socializzanti, «non ci si può limitare a un'interpretazione dei divieti formulati dal medico cantonale, che in questo caso erano ancorati nella legge sanitaria», continua Bernasconi Matti. La direttiva del 9 marzo del medico cantonale è dunque da ritenersi in concreto applicabile. Quest'ultima «non era soggetta a interpretazione e imponeva la cessazione di tutte le attività di gruppo», ricorda la giudice: «la finalità era quella di limitare tutti i contatti non essenziali e di evitare inutili e pericolosi scambi nelle interazioni sociali». Il fatto che gli imputati abbiano ritenuto di continuare a offrire le attività di gruppo «ha costituito dunque una violazione intenzionale della direttiva».
L'infermiera positiva al lavoro? «Prosciolti in dubbio pro reo» - I vertici della casa anziani sono invece stati prosciolti dalle accuse relative al mancato tracciamento dei contatti, «anche se si è trattato di una negligenza», così come da quelle legate all'impiego di un'infermiera positiva al Coronavirus in un turno di notte. «Gli imputati si sono adoperati per trovare delle alternative. Non si hanno però accertamenti in merito alla disponibilità o meno di altri operatori sanitari di sostituire la dipendente in questione. In dubbio pro reo la necessità di far lavorare questa infermiera è dunque da ritenersi valida».
Il direttore amministrativo e la direttrice sanitaria sono infine stati ritenuti colpevoli di aver accordato l'accesso alla casa anziani a tre operai esterni a dispetto dell'emergenza sanitaria in corso. I lavori per i quali erano stati chiamati non erano infatti da ritenersi urgenti. Alla ex responsabile cure non è invece stata imputata alcuna responsabilità in questo senso «perché si è trovata di fronte al fatto compiuto».
Durante il dibattimento svoltosi a fine novembre, l'accusa aveva chiesto 8'000 franchi di multa per la direttrice sanitaria, 6'000 per il direttore amministrativo e 4'000 per l'ex responsabile cure, più la copertura della tassa di giustizia e delle spese giudiziarie. La difesa, invece, l'assoluzione di tutti e tre gli imputati.