Intrise di emozione le ultime parole degli imputati del caso della casa anziani di Sementina.
BELLINZONA - Cala il sipario sul caso delle negligenze sulle misure anti-Covid alla casa anziani di Sementina. E a chiudere l'odierno dibattimento sono stati proprio i tre imputati.
«Manifestiamo tutta la nostra vicinanza ai familiari che hanno perso un loro caro durante il periodo pandemico e ringraziamo tutti i collaboratori per il loro lavoro», così il direttore amministrativo della struttura. «A inizio marzo il Covid era un nemico oscuro e misterioso. RItengo che abbiamo fatto tutto quanto possibile per contenerlo».
«Abbiamo fatto anche l'impossibile. Soffro ancora oggi» - «Essendo in pensione avrei potuto pagare la multa e lasciare perdere. Se sono qua è perché non mi riconosco né professionalmente né umanamente in queste accuse», gli fa eco la ex capocure. «Tutti abbiamo fatto il possibile e l'impossibile in una situazione così drammatica. In quelle settimane ho visto morire tante persone, ho sofferto molto e soffro tuttora nel ricordare i corpi dei nostri anziani avvolti e portati via nei sacchi di plastica neri».
«Essere medico vuol dire curare, ed io ho curato le persone», conclude la direttrice sanitaria. «Il Covid all'epoca era una malattia che non aveva i rimedi che abbiamo ora».
«Tutto legittimo» - Durante il corso del pomeriggio la difesa è tornata a parlare delle attività di gruppo svoltesi tra marzo e aprile 2020 alla casa anziani di Sementina. La tanto discussa tombola, gli atelier creativi e il "caffè e chiacchiere" erano «perfettamente legittimi», afferma l'avvocato Luigi Mattei, difensore del direttore amministrativo della struttura, chiedendo il suo pieno proscioglimento.
«Il 3 marzo il medico cantonale ha consigliato di riorganizzare le attività di animazione, in particolare prevedendo che potessero essere ridotte ed erogate dal personale curante interno alla struttura». Lo scopo, sottolinea Mattei, «era dunque quello di evitare entrate dall'esterno». E infatti, afferma l'avvocato, alla casa anziani di Sementina «le attività di animazione sono state riorganizzate: erano limitate ai singoli reparti e hanno coinvolto unicamente il personale interno. Queste erano le indicazioni».
Il 9 marzo è poi stato annunciato il divieto di tenere momenti di socializzazione di gruppo. Ma, evidenzia Mattei, «il medico cantonale non parla di animazione, parla di attività socializzanti di gruppo».
«Sulle attività Merlani non aveva detto nulla» - Intanto, racconta Mattei, «nel quadro di un'intervista televisiva il direttore delle case anziani di Chiasso ha dichiarato che anche loro stavano portando avanti l'animazione, seppur mantenendo le distanze». In studio con lui «c'erano però anche il medico cantonale Giorgio Merlani e il direttore del DSS Raffale De Rosa. E nessuno ha detto niente». Conclusione? «L'animazione, come è stata fatta, era perfettamente legittima ed è stata condivisa da altre case anziani».
«Si è fatto quel che si poteva» - Si passa poi al capitolo "tracciamento". «Quello che si poteva fare lo si faceva», afferma Mattei. Dal 23 marzo non risulta più alcun tracciamento «ma non certo perché ce ne si faceva un baffo: a quel punto c'erano già otto positivi isolati in camera e il tracciamento era diventato impossibile». Da un certo momento in poi «il medico cantonale ha poi ammesso che non era più possibile starci dietro».
«Non c'erano altre soluzioni» - Ritenuto invece giustificabile, e dettato da un contesto difficile, l'impiego di una dipendente risultata positiva al virus durante un turno di notte. «La collaboratrice aveva avvertito del suo contagio tre ore prima dell'inizio del suo turno. C'era un'ora per trovare un'altra soluzione, ma quel giorno mancava il 34% del personale. Va poi considerato che i dipendenti disponibili a lavorare nel reparto Covid erano molti meno rispetto al numero totale del personale curante. Due di queste persone avevano già fatto il turno di giorno, così come la ex capocure. Rimaneva un solo infermiere che poteva sostituirla, ma risiedeva a Milano e non sarebbe arrivato in tempo». Oltretutto «la collaboratrice stessa aveva affermato di stare bene e si era detta disponibile a venire al lavoro».
Sementina un caso unico? - A riprendere parola è poi l'avvocato Edy Salmina, che chiede il proscioglimento dell'ex responsabile cure della casa anziani. «In Svizzera non risulta sia mai stata emessa alcuna condanna, nel contesto della pandemia di Coronavirus, per casi simili», evidenzia. «Gli altri procuratori pubblici sono tutti incompetenti? Gli altri parenti dei residenti morti nelle case anziani sono tutti disattenti? Questo ci chiediamo».
Da inizio pandemia «in Ticino sono oltre 400 gli ospiti di casa anziani che hanno perso la vita a causa del Covid», ricorda Salmina. «Tra il 30 marzo e il 9 aprile 2020 alla casa per anziani Greina di Bellinzona si sono registrati circa 20 contagi. Ma non c'è stato alcun procedimento penale». Lo sguardo della difesa si sposta infine Oltralpe. «Durante la seconda ondata a Basilea Campagna più del 90% dei decessi è avvenuto nelle case anziani. Ma anche qui procedimenti penali nulla. In altri cantoni è andata peggio che in Ticino, ad esempio in canton Vaud. Ma come mai solo nel caso della casa anziani di Sementina il procedimento penale è stato avviato?».