La difesa vuole il proscioglimento del 27enne dall'imputazione di tentato omicidio. L'accusa, al contrario, chiede cinque anni di carcere.
LUGANO - Cinque anni di carcere. Più l'espulsione dalla Svizzera per otto anni e un trattamento stazionario. È questa la pena richiesta dalla pubblica accusa nei confronti del 27enne srilankese oggi alla sbarra alle Assise criminali di Lugano.
La difesa, al contrario, propone dieci giorni di detenzione e chiede il proscioglimento del giovane da tutti i capi di accusa, tranne che per il reato di danneggiamento. La sentenza è attesa per domani alle 14.
Una vita criminale - «L'imputato è una persona con una storia delinquenziale sconcertante, iniziata da ragazzino e mai terminata. Mostra inoltre una chiara indifferenza per le regole», esordisce il procuratore pubblico Pablo Fäh. La notte dei fatti il 27enne «ha tentato di accoltellare due giovani del gruppo nel sottopassaggio della Rotonda. Ha sferrato un colpo verso ognuno di loro, in entrambi i casi diretto al volto e al collo». Questa dinamica, continua l'accusa, «trova conferma sia nelle testimonianze dei presenti che nelle immagini della videosorveglianza. E nei filmati è visibile il luccichio della lama del coltello».
«Dalle immagini della sorveglianza sappiamo che almeno un tentativo di accoltellamento c'è stato: si può infatti osservare che l'imputato si avvicina al gruppo e con il braccio compie un movimento repentino e violento, dall'alto verso il basso, che appare come un chiaro tentativo di sferrare una coltellata». «Se il ragazzo non si fosse spostato sarebbe stato colpito al volto», sostiene Fäh: «La lama gli è passata a pochi centimetri dal volto e dal collo».
«Poteva essere letale» - Dal profilo oggettivo «abbiamo quindi un gesto omicida e potenzialmente letale», continua il procuratore. «Chi sferra una coltellata in una zona vitale si assume il rischio di cagionare la morte di una persona». La pubblica accusa chiede dunque che venga riconosciuta l'accusa principale, quella di tentato omicidio.
Per quanto riguarda invece quanto avvenuto all'interno della Rotonda, non più dunque nel sottopassaggio, il 27enne «ha cercato la colluttazione» con i giovani, sempre impugnando il coltello e lanciando sassi nella loro direzione. «È chiaro che li stesse provocando e stesse cercando uno scontro con loro», afferma Fäh, secondo il quale «ci sono quindi i presupposti per confermare il reato di rissa».
Al supermercato col coltello - Si parla infine di un episodio avvenuto a novembre 2022 alla Denner di Lucerna, quando lo srilankese ha litigato con un cassiere e infilzato con un coltello il plexiglas che lo separava da lui. «Anche in quel caso», sottolinea il procuratore, «fino a quando non gli è stato riferito che l'accaduto era stato filmato dalle videocamere della sorveglianza, il 27enne ha dichiarato che non aveva alcun coltello con sé».
«Nel corso dell'inchiesta l'uomo non ha mostrato collaborazione e non è ravvisabile alcun pentimento», rincara la dose l'accusa. Il perito «ha inoltre stabilito che ha un alto rischio di recidiva per quanto concerne i reati violenti. Rischio, questo, legato soprattutto alle sue turbe psichiche e alla dipendenza dall'alcol». L'imputato rappresenta inoltre, secondo il procuratore, un pericolo per l'ordine pubblico. L'accusa chiede dunque cinque anni di detenzione da scontare, l’espulsione dalla Svizzera per un periodo di dieci anni e un trattamento stazionario.
«Un ragazzo come tanti» - La parola passa poi alla difesa, che ha chiesto il proscioglimento, in dubio pro reo, per tutte le imputazioni a eccezione di quella di danneggiamento. In questo caso il carcere già scontato dal 27enne verrebbe dedotto da una condanna ancora pendente in canton Lucerna.
L'imputato «è un giovane come molti altri in Svizzera che purtroppo sta riscontrando problemi a inserirsi nella società. Questo, probabilmente, a causa dei suoi disturbi psichici», così l'avvocato Felicita Soldati.
«Legittimo pensare a un accordo» - Sull'accaduto, però, per la difesa restano molti interrogativi. «I membri del gruppo che quella notte ha picchiato il 27enne sono tutti amici, e nei giorni successivi ai fatti sono rimasti in contatto», tiene a evidenziare Soldati. «È quindi del tutto legittimo credere che si siano accordati sulla versione da fornire alle autorità». Le dichiarazioni dei giovani, per la difesa, sono poi poco lineari e incongruenti. «Per alcuni, ad esempio, il 27enne era visibilmente ubriaco, mentre per altri sembrava normale. Non è poi chiaro perché, se davvero questi ragazzi si sentivano in pericolo di vita, nessuno abbia chiamato la polizia».
I video della sorveglianza della Città «sono invece di qualità pessima», evidenzia la difesa: «Non è quindi possibile, sulla base delle immagini, capire le distanze tra le persone e le esatte dinamiche dell'accaduto».