Mosca e Kiev si accusano a vicenda della distruzione della diga di Kakhovka. L'ONU: «Per ora non abbiamo informazioni indipendenti».
Anche Stati Uniti e Gran Bretagna sono per ora prudenti sulla matrice dell'attacco. Mentre l'Ue denuncia un «crimine di guerra» di cui la Russia «dovrà pagare la conseguenze».
KIEV - Alla fine è successo. La diga di Kakhovka, che russi e ucraini si sono accusati per mesi di voler abbattere, è saltata in aria e l'acqua contenuta in un bacino lungo 240 chilometri che separa le forze dei due schieramenti ha cominciato a riversarsi a valle inondando decine di villaggi.
Kiev, appoggiata immediatamente dalla Nato, dalla Ue e dalla Germania, ha accusato la Russia, che controlla la centrale elettrica sulla diga, di avere compiuto l'attacco con lo scopo di fermare la controffensiva ucraina. Mosca nega e imputa l'azione a Kiev. Mentre il segretario generale dell'ONU Antonio Guterres afferma che si tratta di «un'altra devastante conseguenza dell'invasione russa» ma ammette di non avere «informazioni indipendenti» per poter identificare il colpevole.
Reciproche accuse
Kiev ha subito chiesto, e ottenuto, una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. «Questo è solo un singolo atto di terrorismo russo, ora la Russia è colpevole di brutale ecocidio», ha affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, aggiungendo che «il mondo deve reagire» e «la Russia deve lasciare la terra ucraina». La stessa accusa di «terrorismo» è stata rivolta all'Ucraina dal ministero degli Esteri russo, che ha chiesto alla comunità internazionale di «condannare l'atto criminale» di Kiev, affermando che il sabotaggio fa parte del piano delle autorità ucraine per la controffensiva da tempo annunciata. Da parte sua il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha attribuito a Kiev anche l'intenzione di privare di acqua la Crimea annessa alla Russia, che per il suo rifornimento idrico dipende in gran parte da un canale proveniente dalla diga.
Secondo il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, il disastro sarebbe stato provocato da un'esplosione nella sala macchine della diga provocata da militari della 205ma Brigata motorizzata dell'esercito russo. Le autorità filorusse locali hanno invece parlato di un bombardamento con razzi compiuto dagli ucraini intorno alle 2 del mattino. Nelle ore successive gli ucraini hanno accusato i russi di aver compiuto nuovi bombardamenti di artiglieria su residenti che venivano evacuati e i russi hanno affermato che gli ucraini hanno colpito nuovamente la diga.
Nessun pericolo per Zaporizhzhia
Kiev ha riferito che 24 villaggi sono stati allagati. In maggior parte si tratta di insediamenti lungo la riva orientale del Dnipro, controllata dai russi, situati a un livello più basso rispetto a quelli sulla sponda occidentale, in mano agli ucraini. Le autorità filorusse parlano di circa 22'000 persone minacciate dall'inondazione. Ma il disastro rischia di distruggere gran parte del sistema di irrigazione agricolo della regione e della Crimea. Secondo l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), invece, non dovrebbero esserci pericoli per la centrale nucleare di Zaporizhzhia, più a monte, controllata dai russi. Anche se il bacino dovesse interamente prosciugarsi, infatti, l'impianto può attingere «per alcuni mesi» l'acqua per il raffreddamento dei reattori da una riserva separata.
Onu, Londra e Washington più prudenti
Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg ha subito parlato di «un atto oltraggioso che dimostra ancora una volta la brutalità della guerra della Russia in Ucraina». E il presidente del Consiglio Ue Charles Michel ha denunciato «un crimine di guerra» di cui la Russia dovrà «pagare le conseguenze». Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha spiegato l'esplosione come «un'aggressione da parte della Russia per fermare l'offensiva dell'Ucraina», mentre per il portavoce del ministro degli Esteri israeliano Lior Hayat «il danneggiamento intenzionale di infrastrutture e persone deve essere condannato dall'intera comunità internazionale».
Il ministro degli Esteri britannico James Cleverly, come Guterres, ha affermato che il disastro è un risultato dell'invasione russa, aggiungendo però che è «troppo presto per fare qualsiasi tipo di valutazione significativa sui dettagli» di quanto accaduto. Anche gli Stati Uniti per ora non sanno dire cosa sia accaduto. «Stiamo cercando di ottenere più informazioni: non possiamo dire in via definitiva cosa è accaduto alla diga», ha affermato il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, sottolineando che gli Stati Uniti sono in contatto con le autorità ucraine. «Quello che invece possiamo dire - ha continuato - è che i danni alla popolazione ucraina e all'area saranno significativi», affermando pure che nell'esplosione della ci sono stati probabilmente «numerosi morti». Da parte sua il presidente americano Joe Biden ha assicurato che gli Stati Uniti «non lasceranno» e «aiuteranno l'Ucraina».
La (presunta) controffensiva
Versioni contrastanti vengono date anche sulla presunta controffensiva ucraina, che secondo i russi è già cominciata da domenica, mentre Kiev mantiene in materia una posizione ambigua. Ieri, nel suo consueto discorso serale, Zelensky ha detto che stanno finalmente arrivando «le notizie che stavamo aspettando», rivendicando in particolare successi sul campo intorno a Bakhmut.
Per Mosca, invece, gli ultimi tre giorni sono stati un disastro per gli ucraini. Il ministero della Difesa russo parla infatti di 3700 militari ucraini eliminati a partire da domenica insieme a 52 carri armati, compresi 8 Leopard forniti dai Paesi Nato, contro 71 uccisi, 210 feriti e 15 tank distrutti nelle fila russe. Sul territorio russo, tuttavia, continuano i pesanti bombardamenti contro il distretto di Shebekino, nella regione di Belgorod, mentre miliziani russi anti-governativi basati in Ucraina affermano di avere il controllo di alcuni villaggi della stessa regione.