Un’indagine di Deloitte rivela come le diverse generazioni stanno imparando a utilizzare l’AI generativa
Un’indagine di Deloitte rivela come le diverse generazioni stanno imparando a utilizzare l’AI generativa. Si tratta di uno dei temi che saranno al centro del prossimo Festival AI in programma il 13 febbraio a Lugano
La rivoluzione digitale innescata dall'Intelligenza Artificiale rappresenta uno dei pilastri per il progresso non solo economico, ma anche della società in senso esteso. E proprio di questo e molto altro si dibatterà nel primo Festival dell’AI Ticino e Regione Insubrica, un’iniziativa che si tiene il prossimo 13 febbraio 2025, presso il Palazzo dei Congressi Lugano.
D’altra parte, in tutto il mondo cresce sempre di più l’attenzione attorno all'Intelligenza Artificiale e al suo potenziale, nonostante alcune persone nutrano ancora alcune preoccupazioni legate alla diffusione di contenuti manipolati e all’utilizzo illecito dei dati personali. Il grado di apertura verso questa tecnologia si muove però di pari passo con la sua conoscenza e comprensione. In particolare, è stato diffuso un recente report realizzato dalla società di consulenza Deloitte, dal titolo “Trust in the era of Generative AI”, volto a indagare le modalità di utilizzo, i settori di applicazione e alcuni motivi di preoccupazione nell’adozione della GenAI, che ancora riguardano cittadini e lavoratori.
Ad esempio, chi ha utilizzato soluzioni di GenAI è più ottimista riguardo al suo impatto rispetto a chi non l'ha mai usata, sottolineando come il grado di apertura sia fortemente influenzato dalla dimestichezza con questa tecnologia. Nell’analisi che indaga gli usi in Italia, il 72% degli utilizzatori ritiene che la GenAI possa migliorare prodotti e servizi aziendali, contro il 62% dei non-utilizzatori. Inoltre, il 68% crede che migliori l'esperienza lavorativa (rispetto al 52% dei non-utilizzatori), e il 62% vede benefici per la società (contro il 46%). Gli utilizzatori ritengono anche che la GenAI produca risultati affidabili (65%) e precisi (61%), rispetto ai non-utilizzatori (46% e 45%). Nel nostro Paese, inoltre, tra gli utilizzatori si rileva una significativa apertura rispetto alla media europea, per quanto riguarda la fiducia sia nelle capacità del Governo di regolare la GenAI (60% contro il 50% della media europea) sia nell’uso responsabile da parte delle imprese (62% vs. 51%).
Le principali preoccupazioni - La familiarità con la tecnologia influenza anche il grado di diffidenza e preoccupazione. I principali timori legati all'uso della GenAI risultano infatti maggiormente avvertiti dai non-utilizzatori rispetto a chi la utilizza più o meno abitualmente. Le tre preoccupazioni principali sono: l'uso e la diffusione dei "deepfake" (66% in generale, 71% tra i non-utilizzatori, 63% tra gli utilizzatori), la diffusione della disinformazione (63%, con 69% tra i non-utilizzatori e 61% tra gli utilizzatori) e l'uso illegale e la manipolazione dei dati personali (62%, con 68% tra i non-utilizzatori e 59% tra gli utilizzatori).
L’utilizzo della GenAI sul posto di lavoro - Gli intervistati si mostrano generalmente favorevoli all'uso della GenAI sul posto di lavoro. La maggior parte dei lavoratori che usano la GenAI (73%) è interessata a sviluppare competenze specifiche e il 68% si dichiara entusiasta delle opportunità che essa può creare per la carriera. Circa l'80% ritiene che la GenAI renderà il lavoro più facile e piacevole nei prossimi due anni, con livelli di soddisfazione particolarmente alti tra gli under 35 (che nell’85% dei casi prevedono una netta semplificazione del lavoro). Pensando infine ai tre principali benefici della GenAI sul lavoro, quelli maggiormente citati sono il miglioramento degli standard qualitativi (34%), il completamento più rapido delle attività (31%) e la generazione di idee nuove (31%).