“Suisse Parc”: al confine tra le Alpi e il primo sud allo scoperta di un vero patrimonio culturale
POSCHIAVO - Prosegue il mio viaggio alla scoperta dei Grigioni, questa volta del capoluogo più a sud del Cantone. L’arte di vivere mediterranea in uno splendido scenario alpino. Questo è un borgo la cui immagine rurale è tutelata come patrimonio culturale per la sua importanza storica. Poschiavo si distingue la sua ricchezza culturale che si percepisce chiaramente percorrendo le viuzze della cittadina, le sublimi piazze e il “Quartiere spagnolo” costruito dagli emigranti benestanti. Oltre all’albergatore e ristoratore Claudio Zanolari, che mi ospita, incontro la guida Paola Gianoli che mi accompagna invece attraverso il centro e le sue viuzze.
Poschiavo si trova a una quindicina di chilometri a sud del Passo del Bernina, luogo di passaggio che collega l’Engadina alla Valtellina. L’esteso territorio comunale comprende l’intera Val Poschiavo superiore con tutte le valli laterali e si estende dallo spartiacque presso l’Ospizio Bernina fino all’estremità meridionale del Lago di Poschiavo. Con l’apertura della Ferrovia del Bernina 1910 è finito l’isolamento della valle, permettendo così al turismo, da ambo le parti, di diventare un importante settore economico.
Un primo sud: la cittadina di Poschiavo presenta un davvero grazioso centro dall’aspetto italiano con residenze patrizie ricoperte di lastre di pietra del XVI e XIX secolo. Sulla centrale Plazza da Cumün si affacciano la chiesa collegiata tardo gotica di San Vittore con il campanile romanico, l’Oratorio Sant’Anna con la cappella dell’ossario, la cappella barocca Santa Maria Presentata e il municipio con un’antica torre difensiva.
La chiesa riformata del 1649 non è lontana dalla piazza, palazzo Mengotti al di là del fiume Poschiavino è utilizzato come museo valligiano, tante sono le perle architettoniche del capoluogo. Al margine meridionale del villaggio si trova il cosiddetto “Quartiere spagnolo” con le sue maestose ville. «Questi palazzi devono la loro costruzione al ritorno delle famiglie di Poschiavo che nel XIX secolo in Spagna avevano raggiunto un certo benessere economico – spiega la guida Paola. L'emigrazione dei caffettieri e ristoratori poschiavini presenta alcune caratteristiche sociologiche e culturali, da ricondurre essenzialmente all'origine riformata dei protagonisti: le attività all'estero erano spesso gestite da associazioni familiari; i legami con la comunità d'origine rimanevano intensi: si tornava a Poschiavo per la scelta del coniuge e per trascorrervi periodi di vacanza. Molti hanno fatto ritorno in patria per la quiescenza, una volta ritiratisi dall'attività, come risulta anche dalle testimonianze dell'ultima generazione ancora vivente».
La chiesa di Santa Maria Assunta (1692-1711), una delle chiese barocche più belle della Svizzera è stata eretta ancora più a sud. L’antico convento agostiniano di Santa Maria a Poschiavo, il Vecchio Monastero, è oggi un luogo d'incontro e formazione. Originariamente casa natale delle suore della congregazione delle agostiniane è oggi un’oasi di pace, di silenzio e di raccoglimento. Situato nel centro storico e immerso in un contesto architettonico davvero particolare, la costruzione si sviluppa su quattro lati all’interno dei quali è racchiuso e protetto il chiostro. È. «Il Vecchio Monastero il luogo ideale per sfuggire lo stress quotidiano. Ristrutturato di recente, è un luogo d'incontro per gruppi, associazioni e scuole che partecipano a un percorso formativo di tipo culturale e religioso. Anche i singoli individui vi ritrovano un ambiente ideale per un approfondimento spirituale e la ricerca personale. La presenza di una piccola comunità di suore consente di partecipare alla preghiera liturgica quotidiana. Su richiesta delle suore, ho ripreso da poco la gestione di questa storica struttura», racconta Claudio Zanolari, titolare del Croce Bianca, un albergo a conduzione familiare situato nel centro di Poschiavo. Un buon indirizzo, soprattutto per l’ottima e raffinata cucina.
Poschiavo è naturalmente un ottimo punto di partenza per scoprire la natura intatta delle sue valli secondarie come l’area naturale protetta della Val di Campo con i suoi laghi montani. Interessanti escursioni conducono agli alpeggi, per esempio il Selva oppure a Cavaglia si possono ammirare imponenti marmitte glaciali, chiamate le “Marmitte dei giganti”, testimonianza dell’ultima glaciazione.
“Suisse Parc” è un’iniziativa del mio blog volta a promuovere le attrazioni svizzere vicine e lontane. Una bussola turistica che nel corso dei prossimi mesi vi accompagnerà attraverso valli, cantoni, villaggi e sulla vetta di montagne, nonché all’interno di musei ed esposizioni. Non esitate a contattarmi per sottopormi le vostre idee, gli itinerari che vi sono particolarmente piaciuti oppure i luoghi che ritenete paradisiaci. Unica condizione: devono trovarsi all’interno della Svizzera, dello “Suisse Parc” appunto.
Il mio giro nei Grigioni non finisce qui: ora rientro dal Bernina per un’ultima tappa nel Parco Nazionale Svizzero, fiore all’occhiello del turismo retico. Seguitemi!
(Le prime tre parti di questo reportage sono state pubblicate il 10, 15 e 27 luglio 2020)
Testo a cura di Claudio Rossetti
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