Giovanni Berardi - Deputato al Gran Consiglio (Il Centro) e allevatore
“Vostro onore, chiediamo la grazia per le mucche svizzere!” Si potrebbe riassumere così la notizia che scaturisce da un rapporto dell’Unione svizzera dei contadini. La questione climatica non sta producendo solo ansia climatica, come evidenziato in un commento di Simonetta Caratti su La Regione del 5 agosto, ma anche una serie di idee perlomeno originali, per non dire strampalate. Ma andiamo con ordine. Il metano, la CO2 e addirittura i gas esilaranti (letteralmente: che fanno ridere) sono sostanze assurte alla cronaca come killer del clima. Concentriamoci sul metano, alla cui produzione concorrono i peti e i rutti delle mucche, tanto che da più parti si urla che bisognerebbe eliminare questi pacifici ruminanti (eccola l’idea strampalata). In Irlanda, il governo sta studiando un piano per abbattere 200’000 bovini, mentre in Svizzera è pendente un’iniziativa popolare tesa a ridurre drasticamente il numero di mucche. Ma, proprio nei giorni scorsi, il Tages Anzeiger prendendo spunto da un rapporto “segreto” dell’Unione svizzera dei contadini, ha dato la notizia secondo cui l’effetto del metano sul clima viene conteggiato in modo impreciso. Bisogna sapere che oggi il potenziale di riscaldamento globale di un gas serra è messo in relazione all’effetto della CO2 sul clima calcolato su 100 anni. In pratica, gli effetti di tutti gli altri gas serra sono calcolati in multipli dell’effetto che ha la CO2. Un recente studio dell’Accademia svizzera delle scienze naturali, finanziato dall’Ufficio federale dell’ambiente, ha però evidenziato come l’attuale metodo di calcolo conduca a una significativa sovrastima degli effetti del metano, poiché questo gas ha la vita corta. Una volta emesso nell’atmosfera si trasforma in pochi anni in sostanze senza effetti climatici, al contrario della CO2 che resta nell’atmosfera per centinaia d’anni. I contadini svizzeri sulla scorta di questa costatazione hanno calcolato che l’allevamento bovino svizzero, i cui capi sono in costante diminuzione, di fatto non concorre ad aumentare il riscaldamento climatico. Non si giustificano pertanto deleteri piani di abbattimento. In fondo, gli allevatori chiedono, signori della corte, la condizionale per le loro mucche e i rispettivi peti. Le attenuanti ci sono tutte: dal fatto che la Svizzera è un paese foraggero all’evidenza che una minore produzione interna sarebbe sostituita da importazioni con doppio danno per il clima. Insomma, sono passati i tempi in cui si rideva per il film “Il petomane” interpretato da Ugo Tognazzi e ispirato a un certo Joseph Pujol, personaggio realmente esistito agli inizi del 1900, definito il “Paganini del peto”. Il clima, bisogna riconoscerlo, è una cosa seria, ma almeno le mucche svizzere lasciamole stare!