Lorenzo Onderka, Avanti con Ticino&Lavoro
Sul Corriere del Ticino di sabato 18 novembre 2023, a pagina 3, è stato pubblicato l’articolo “Frontalieri: i primi effetti dell’accordo sono negativi”. Ancora una volta ci sentiamo dire che il problema è stato creato dalla politica (incriminato è l’accordo), non da un’imprenditoria che da troppi anni specula sui salari dei lavoratori. Ora le regole sono cambiate, e si sapeva da anni che sarebbe successo. Malgrado questo, molti imprenditori si sono lasciati prendere alla sprovvista, anche a causa della loro scarsa lungimiranza.
Ci sono storie come quella di Zero, che lavora nella gastronomia e – pur essendo assunto all’80% – dev’essere disponibile al 100%, gli viene dedotto il tempo per le pause-pranzo e gli vengono addebitati i pasti, in cambio di un salario netto appena superiore ai CHF 2′000. Oppure la storia di un altro Zero che lavora preso una stazione di servizio e che riceve un salario inferiore rispetto ai suoi colleghi dell’altra Svizzera. Questo chi l’ha voluto, se non i nostri imprenditori del settore?
Poi ci sono gli Zero che hanno rischiato di essere assoggettati al contratto collettivo elaborato dal sindacato TISIN (promotori: Boris Bignasca e Sabrina Aldi), che prevedeva un salario orario di ca. CHF 15.00. Per fortuna è crollato tutto! Potrei raccontare la storia di tanti altri Zero. Sì, Zero, perché questo è il valore che l’Economia e la Politica riconoscono a noi residenti del ceto medio e meno abbiente: zero.
E così i nostri giovani se ne vanno e la popolazione invecchia; i frontalieri sono molto meno interessati al Ticino, chi lavora come pendolare nell’altra Svizzera con statuto di residente settimanale (e siamo in tanti) – visti gli aumenti di casse malati, i tagli ai sussidi e l’aumento delle tasse – inizierà a spostare il domicilio nel luogo di lavoro, e coloro che si apprestano ad andare in pensione nei prossimi 2-4 anni (siamo veramente in tanti) sta considerando di andarsene dal Ticino.
Tutto questo porta a una mancanza di personale e a una generale riduzione dei consumi (della domanda): questi cosa sono, se non degli autogol?
C’è una sola ricetta per salvare il salvabile e cercare di ricuperare qualcosa: offrire condizioni di lavoro e salari dignitosi, e rendite adeguate per i pensionati. Curare il proprio giardino e farlo prosperare è la ricetta di tutti gli imprenditori saggi e lungimiranti. Avremo modo di vedere un cambiamento positivo? Lasciamoci sorprendere!