Per l’esperto di mobilità e sviluppatore di autoveicoli Frank M. Rinderknecht, il passaggio alle energie rinnovabili era imprescindibile. Ritiene tuttavia che le batterie e i motori attuali abbiano ancora ampi margini di miglioramento.
In breve
Intervista: Adrian Schräder
Signor Rinderknecht, lei è ormai da decenni un’autorità per quanto riguarda la mobilità. A cosa sta lavorando attualmente?
Stiamo preparando un viaggio di circa 6500 chilometri da Ginevra a Doha in auto elettrica.
Perché avete deciso di organizzarlo?
Vogliamo far conoscere anche a Doha il Geneva International Motorshow che si terrà in ottobre e presentare simbolicamente e in modo sostenibile la storia e l’eccellenza del «Salone dell’auto» in Qatar. Al contempo, si tratta di un’avventura: attraverseremo l’Arabia Saudita dove non esiste una vera e propria rete di infrastrutture di ricarica. Laggiù la benzina costa 50 centesimi al litro e le distanze sono immense. Per risolvere questo dilemma serve parecchia ingegnosità.
Quella non le manca sicuramente: lavora da molto tempo ormai nel settore della mobilità e a numerosi concetti di mobilità. Da quanto tempo si occupa anche di sostenibilità?
Nel 2001 noi di Rinspeed abbiamo sviluppato la prima auto sostenibile dotata di motore a biogas. Nel 2007 abbiamo costruito la prima auto elettrica: in contemporanea con Tesla.
Prima la sua impresa, Rinspeed, si occupava principalmente di produrre auto veloci. Come mai questa svolta negli obiettivi?
Abbiamo fatto di necessità virtù. Bugatti ai tempi ha presentato una vettura con 1001 CV. Era impressionante ma non molto sensata. Abbiamo quindi deciso di puntare sulla sostenibilità. Molti ci hanno guardato storto. Ma la scelta e i tempi si sono rivelati perfetti: siamo stati tra i pionieri del nuovo trend.
Ciò significa che oggi l’industria automobilistica è sulla strada giusta?
Risponderò in modo provocatorio: qual è la strada giusta? Tutte le cose che leggiamo sull’energia grigia, sui bilanci energetici hanno le loro ragioni. Misurare la sostenibilità in modo vincolante è ancora estremamente difficile. Per me si tratta principalmente di trovare una soluzione alla questione fondamentale che sta sopra tutte le altre. Non è più possibile continuare a basarci sui combustibili fossili. Fine. Il come è di importanza secondaria.
Ci sono alternative ai motori elettrici secondo lei?
Dal mio punto di vista, per lo stato attuale delle conoscenze l’elettricità è l’unica energia rinnovabile. Anche per la produzione di idrogeno è necessaria l’elettricità. Senza non si fa nulla. La domanda è: come la ottimizziamo? Qual è il modo più sostenibile di produrla?
È rimasto sorpreso dall’improvvisa impennata del successo delle auto elettriche?
Diciamolo chiaramente: Elon Musk è stato un pioniere. È stato dato per spacciato centinaia di volte. Io stesso non ero sicuro che sarebbe stato in grado di sopravvivere da solo. Ma ce l’ha fatta. E perché? Perché ha tenuto in considerazione le emozioni della gente. Ha capito che la sostenibilità non doveva per forza essere legata alla rinuncia. Ha costruito un’auto esteticamente normale e con ottime prestazioni di guida. Ha imparato da Steve Jobs: guidando una Tesla si è parte di una community, proprio come accade per chi usa Apple. È uno stile di vita.
Tesla ha rivoluzionato completamente il mercato. L’industria automobilistica classica si è già ripresa dallo shock?
Dallo shock forse sì ma non le è servito a molto. I produttori tradizionali sono passati da cacciatori a prede. La colpa è solo loro: non hanno voluto riconoscere che le cose non sarebbero mai potute restare immutate per sempre. Penso che questo cambiamento sia molto difficilmente reversibile. Tra dieci anni, il mercato di massa sarà guidato da tutt’altre forze. Attualmente Audi e Volkswagen acquistano in Cina vecchie piattaforme per le loro auto elettriche perché non sono abbastanza agili per agire indipendentemente. I cinesi hanno lanciato un’enorme offensiva. Producono belle auto ben sviluppate, comprendono l’elettronica meglio degli europei. Sfruttano lo slancio del momento senza ritegno e il prezzo è inferiore del 20 per cento.
Per i consumatori sembra però che anche nel settore delle auto elettriche ogni giorno veda la luce un nuovo modello. Quanto è sostenibile questo processo?
Esiste una verità assoluta? La verità è soggettiva. Ogni produttore e ogni consumatore cerca di sfruttare i fatti a suo favore. Se non può li ignora. Per me è chiaro che i motori e le batterie attuali non sono la soluzione definitiva. Ma di nuovo: l’importante è essere passati alle energie rinnovabili.
Si occupa ancora di motori con Rinspeed?
No, al momento no. Un motore elettrico non è nulla di complesso. È cento volte più semplice rispetto a un motore a combustione.
Guida ancora con piacere?
No, per me viaggiare in auto è per il 95 per cento legato al dover fare qualcosa. Guido ancora un’auto a benzina perché spesso devo percorrere 600-800 chilometri al giorno senza pause. Dover restare alla guida così a lungo mi ha tolto il piacere di guidare.
Non le piacerebbe dunque un’auto a guida autonoma?
Naturalmente. Potrei sfruttare molto meglio i tempi morti.
Abbiamo constatato che guidare è qualcosa di emozionale. E che le persone, indipendentemente dal tipo di motore, preferiscono mettersi personalmente al volante. Arriveranno davvero le auto a guida autonoma?
Sarebbe interessante avere la scelta: guidare personalmente o passare all’automatico. Ma per tanti anni abbiamo sottovalutato tutte le cose che una persona deve fare per evitare di avere un incidente presto o tardi. I sistemi migliori e più sicuri continueranno a essere sviluppati.
La popolazione e quindi il numero di auto continuano a crescere. La mobilità viene invece oggi sempre più limitata: in città troviamo sempre più tratte con limite a 30 km/h e sulle autostrade si discute il limite a 60 km/h. Non è un passo indietro?
Su determinate tratte all’interno delle città, il limite a 30 è sicuramente sensato. Ma molto più importante è la domanda: come possiamo ridurre il numero di spostamenti e quindi anche il numero di veicoli? Serve una soluzione intelligente. Dobbiamo considerare la mobilità non solo una necessità di base bensì un diritto di base. Vogliamo poterci spostare. E anche se il traffico privato venisse regolamentato in modo da motivare le persone a utilizzare la bicicletta, il trasporto delle merci resta necessari. Dalla pandemia di covid, l’e‑commerce è cresciuto esponenzialmente. Basta guardare ad esempio quanti pacchetti viaggiano sulle strade al giorno d’oggi. Noi di Rinspeed affrontiamo questo problema con il nuovo concept CitySnap.
Di cosa si tratta?
Di una nuova generazione di veicoli per la distribuzione con motore elettrico che smista, posa e ritira autonomamente i locker per la consegna e il ritiro dei pacchi. Secondo un nuovo studio, questo sistema permette di ridurre fino al 50 per cento la flotta di veicoli per la distribuzione.
Un’ultima domanda personale: la mia vecchia auto a diesel del 2008 è ormai in fin di vita. A causa della famiglia, delle vacanze e di una madre malata, ho bisogno di un’auto nuova ma il mio budget è limitato. Vorrei però dare un contributo alla protezione dell’ambiente. Cosa compro?
Dipende molto dalle necessità. E parlo delle effettive necessità, non della sensazione di «libertà interiore». La usiamo troppo spesso come scusa. La domanda è: percorrete regolarmente lunghe distanze o restate entro un raggio di 100km? Viaggiate effettivamente più volte all’anno all’estero? Occorre tracciare un profilo di utilizzo onesto e la risposta risulta immediata. Le emozioni dovremmo lasciarle a chi se le può permettere.
Maggiori informazioni su genevamotorshow.com/tour-dexcellence e rinspeed.com.