La distinzione tra servizio alberghiero e di ristorazione ha creato incertezza sulle restrizioni per il breakfast
GastroTicino e hotelleriesuisse Ticino hanno un approccio sfumato sul tema, ma entrambe sollecitano una risposta chiara da Berna (i primi dal Consiglio federale, i secondi dall'UFSP). E sui potenziali pericoli sanitari dell'assalto al buffet gli operatori dicono che...
LUGANO - Il dottor Maximilian Bircher ne sarebbe stato assai fiero: il suo muesli può - Berna dixit - essere consumato in albergo senza obbligo di esibire il certificato Covid. Non così se desideraste, nello stesso luogo, ordinare un Wiener Schitzel o uno Züri Gschnätzlets (lo sminuzzato di vitello alla zurighese). In quel caso vi chiederebbero il Pass. Tra le particolarità introdotte da Berna con l’estensione del Certificato Covid c’è anche questa, curiosa, distinzione tra colazione, da un lato, e pranzo/cena negli hotel, dall’altro. La prima può essere servita a tutti gli ospiti, indistintamente se vaccinati o no; al desco prandiale s’accede invece solo esibendo il QR Covid.
La Guida di Gastro - Una distinzione per certi versi paradossale, come scrive GastroTicino nella documentazione fornita ai propri soci (a tal proposito va smentito il gerente del Bar Capriccio, che ha accusato l’associazione degli esercenti di non aver informato per tempo gli affiliati, è semmai un capriccio sostenere il contrario). Nella guida di 100 domande & risposte, alla numero 35 e seguenti, Gastro spiega che «Parlamento e Consiglio federale hanno effettuato una distinzione tra servizio alberghiero e servizio della ristorazione». In altre parole la colazione gode di uno status senza restrizioni, in quanto momento «effettuato in correlazione con il pernottamento presso il datore di alloggio».
Limitazione senza base legale - Una differenziazione che ha fatto storcere tuttavia il naso a GastroTicino. Con la richiesta agli ospiti di Certificato Covid per pranzo e cena «viene introdotta una regola a nostro modo di vedere incostituzionale». Un’incostituzionalità che l’avvocato Marco Garbani, consulente giuridico di GastroSuisse, spiega così a Tio/20Minuti: «I turisti albergati senza certificato dovrebbero cenare all'aperto (o rinchiusi in camera), questo a differenza di quanto era avvenuto nella seconda ondata dove potevano consumare tutti i pasti nel proprio albergo. Da nessuna parte l'Ordinanza del Consiglio federale menziona o giustifica una simile restrizione: è unicamente il rapporto esplicativo non firmato di un ufficio federale (UFSP) ad averlo deciso. Orbene, dove sta la base legale di una simile nuova limitazione per albergatore e turista?». L’impressione di un approccio strapazzato come le uova resta. Tra le misure particolari per la colazione l’albergatore «può decidere se tutti gli ospiti mantengono la mascherina e il distanziamento quando sono seduti oppure soltanto i Certificato-muniti».
L'assalto al buffet - Nessuna indicazione viene fornita, ad esempio, per il buffet a libero servizio. Salvo direttive interne prevale nelle strutture svizzere il libero accesso dell’ospite - spesso famelico come locusta egizia o scarabeo nipponico - lanciato alle ciotole di cereali e muesli, o ai contenitori di bevande da cui scaraffarsi liberamente caffè, latte e succhi vari. Rare mosche bianche affidano al personale di sala la composizione dei piatti per colazione. Non sarebbe una buona idea su cui puntare? «Non credo che centri il Covid - dice il legale di GastroSuisse -, cioè anche senza la pandemia vi sono scene barbariche. Personalmente condivido comunque la riflessione».
Hotellerie: «Tagliamo la testa al toro» - Ma non si escludono sviluppi a breve su regole traballanti come una crema catalana. Al proposito della colazione senza Certificato, Lorenzo Pianezzi, presidente di hotelleriesuisse Ticino, ribatte: «Ma lei dice? Se chiama la hotline del Cantone risponderanno che anche per la colazione in albergo ci vuole il Covid Pass. Se parlo come Hotelleriesuisse, da Berna mi dicono che è giusto oggi chiedere il certificato. Comunque sia, per tagliare la testa al toro, abbiamo chiesto all’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) di regolamentare anche il momento della colazione. Laddove si toglie la mascherina c’è infatti la possibilità di infettarsi. Ora uno può fare la colazione, può mangiare senza togliersela?». Come categoria puntereste sul niente Certificato Covid anche per pranzo e cena? «Noi vorremmo andare in questa direzione, ma la nostra casa madre da Berna al momento ci dice di chiedere il certificato a chi fa colazione. In attesa dell’USFP». Sul fatto invece di regolamentare piuttosto la distribuzione in sicurezza di brioches, cereali e succo d'arancia, Pianezzi resta scettico: «Ci vuole una persona in più al buffet (e due, quando il dipendente è libero). Non costa il mondo, ma sarebbe un aggravio del 140% di lavoro in più. L’alternativa sarebbe il buffet a monodose».