Perché tanta gente comune è attratta da questo tema? Lo spiega Federica Keller, esperta in analisi delle mani.
C'è un collegamento tra i solchi sui polpastrelli e il nostro carattere? Emilio Scossa-Baggi, ex capo della Polizia scientifica: «Ero molto scettico. Ma la ricerca di una specialista mi ha fatto un po' ricredere».
MAROGGIA - Inizialmente ne parlava soprattutto la polizia scientifica. Nell'ultimo decennio, però, le impronte digitali hanno spalancato un mondo di opportunità. Oggi possono essere usate come strumento di riconoscimento per dispositivi elettronici. Così come lasciapassare per accedere a edifici. Senza contare il loro ruolo nel passaporto biometrico. «Le impronte digitali – evidenzia Federica Keller, 42enne di Maroggia specialista nell'analisi delle mani – codificano l'unicità dell'individuo e lo guidano nel suo percorso di crescita personale».
Indicazioni, mai certezze – Un aspetto, quest'ultimo, su cui non si basano gli inquirenti. A chiarirlo è Emilio Scossa-Baggi, ex capo della Polizia scientifica ticinese. «Non viene preso in considerazione l'aspetto più psicologico eventualmente connesso alle impronte digitali. Anche io ero molto scettico sul tema. Mi sono un po' ricreduto dopo aver collaborato con una specialista che a un certo punto ha analizzato le impronte di persone comuni accanto a quelle di autori di reati. Sono emersi aspetti intriganti e suggestivi. Però si tratta di indicazioni, di tratti prevalenti. Mai di certezze. Va anche specificato che a livello di inchieste le impronte digitali sono passate in secondo piano col sopravvento della capacità di rilevare il DNA su un luogo del crimine».
Cosa affascina la gente – Intanto però cresce l'interesse da parte di persone comuni che si iscrivono a corsi per capire come funziona il metodo empirico di codifica delle impronte digitali. Perché? È solo un interesse legato alla loro applicazione al mondo delle nuove tecnologie? Secondo Keller ci sarebbe dell'altro. «La codifica delle impronte – riprende – è qualcosa di estremamente oggettivo. La gente è incuriosita e affascinata dalle connessioni che esistono tra i disegni dei nostri polpastrelli e le nostre inclinazioni di base su come affrontiamo la vita».
Una mappa personale – Keller si basa su un sistema di analisi in cui vengono decodificate le impronte digitali di tutte le dieci dita. «A seconda di come si combinano tra di loro, definiscono la nostra mappa personale – sostiene –. Perché alcune persone sono portate per determinate attività e altre no? Perché incappiamo in situazioni ricorrenti? Perché siamo inclini a certi tipi di problemi? E come potremmo esprimere al meglio le nostre potenzialità? Le impronte digitali, tra l'altro, rivelano “solo” un aspetto dell’analisi delle mani, ci sono poi la forma della mano e le sue linee. E, intendiamoci, non si tratta di qualcosa di soprannaturale o di magico. Ci si muove su un piano concreto».