Quando al momento di rinnovare i contratti (per l'elettricità) arriva una batosta: «Impensabile pagare tutti quei soldi»
La testimonianza di un'azienda del Sopraceneri non è l'unica. Il Direttore di AITI, Stefano Modenini: «La politica dovrebbe però valutare una riduzione delle diverse tasse che gravano sul bene energia e che ne rincarano il costo».
CAVIGLIANO - «Si parla tanto dell'eventuale blocco temporaneo di fornitura di elettricità, ma non degli esorbitanti aumenti. Passare da 6,427 ct a 95,454 cts al kWh... è qualcosa di inaudito, di ingestibile».
I proprietari della ditta Edgardo Pollini, in Val Onsernone, sono rimasti di stucco quando hanno ricevuto l'offerta per l'energia elettrica dalla Società Elettrica Sopracenerina (SES). Da 6 centesimi al chilowattora (kWh), si è passati addirittura a 95. «Vuol dire che l’anno prossimo con il consumo dell'azienda (sui 600mila kWh) sono 750mila franchi da pagare solo di elettrico (perché poi ci sono anche le tasse, ad esempio quella di trasporto)», spiegano a Tio/20 Minuti l'imprenditore Pollini.
«Un aumento spropositato. Così si ammazza l’economia, oltretutto siamo confrontanti con un euro bassissimo e la concorrenza dall’estero (nel nostro campo), seppur anche in Italia ci siano aumenti spudorati di elettrico e gas». Come affrontare questo problema? «È difficile, stiamo pensando a delle alternative perché non si può firmare questo contratto, è impossibile andare a recuperare tutti quei soldi», conclude Pollini, con l'amaro in bocca.
«Subiamo i prezzi sul mercato svizzero ed europeo»
Da noi contattata, la Società elettrica Sopracenerina spiega che fa capo ad AET (Azienda elettrica ticinese) per le forniture d’energia, «ed entrambe subiamo i prezzi offerti sul mercato all’ingrosso a livello svizzero ed europeo». Ma c'è preoccupazione per la chiusura di molti contratti? «Fortunatamente gran parte (circa il 90%) dei nostri clienti sul libero mercato (quindi con consumi annui superiori a 100'000 kWh) ha sottoscritto contratti di fornitura per il 2023 già negli scorsi anni e quindi per ora non subirà gli attuali prezzi offerti sul mercato dell’energia».
Allargando il focus, però, alcune aziende mostrano preoccupazione. Ce lo conferma il Direttore di AITI (l'Associazione delle Industrie Ticinesi) Stefano Modenini: «Le aziende che negoziano ora nuovi contratti di fornitura per quest'anno e l'anno prossimo sono confrontati a prezzi anche decuplicati e più che decuplicati. La preoccupazione è data dal fatto che grosso modo circa un 50% delle aziende in Ticino è confrontata a dei rinnovi dei contratti e dunque molte imprese sono e saranno confrontate ad aumento esponenziali dei prezzi».
«Risparmiare, dove possibile»
A Modenini abbiamo anche chiesto se l'Associazione avrebbe qualche consiglio per le aziende. «Le soluzioni miracolose non esistono. La prima misura è quella di risparmiare il più possibile nelle diverse attività e nei processi di produzione. Poi di aumentare la capacità di produzione autonoma, ad esempio ricorrendo ai pannelli solari sui tetti degli edifici delle aziende. Questo in particolare per fare fronte ad eventuali contingentamenti della fornitura di energia».
Se si parla di gas, tuttavia, «dipendiamo sostanzialmente dall'estero, tanto è vero che le aziende che lo possono fare sono state invitate a riconvertire gli impianti passando dal gas al gasolio, che comunque costa meno. Per quanto concerne i prezzi, le aziende possono fare ben poco. Stanno nascendo delle borse commerciali dove le aziende che hanno energia in esubero la possono offrire alle aziende che la cercano. Oppure qualcuno organizza dei pool di acquisti fra più aziende, ma è illusorio pensare di poter strappare prezzi di molto inferiori a quelli di mercato».
Occhi verso Berna
Insomma, se il prezzo rimane una penalizzazione gravosa per le imprese «solo un intervento politico può cambiare la situazione», aggiunge il Direttore di AITI, senza nascondere che «dobbiamo essere consapevoli che tale intervento costerebbe e non risolverebbe i problemi strutturali del mercato dell'energia».
Ma nel concreto, cosa può essere fatto? «Se l'Unione europea dovesse introdurre un tetto ai prezzi dell'energia, aumenterà la pressione sulla Svizzera per fare altrettanto. Noi comunque a differenza dell'Europa non produciamo praticamente o poco energia elettrica dal gas. La politica dovrebbe però valutare una riduzione delle diverse tasse che gravano sul bene energia e che ne rincarano il costo. In una situazione di emergenza come quella attuale bisogna percorrere anche questa strada», conclude Modenini.