La protesta dei docenti cantonali sui tagli alle pensioni sbarca in Piazza Governo. La video intervista ad alcuni protagonisti.
BELLINZONA - Ore 11.15 di mercoledì 10 maggio. Lo sciopero dei docenti cantonali ticinesi, impegnati nella battaglia contro i tagli alle pensioni, sbarca in Piazza Governo a Bellinzona. Ed è Tommaso Soldini, insegnante alla Commercio, a consegnare una lettera al Cancelliere di Stato Arnoldo Coduri. I contenuti è lui stesso a spiegarli in una video intervista raccolta da Tio/20Minuti.
«Indebolimento del tessuto sociale» – «Il testo – evidenzia Soldini – contiene una riflessione sulle decisioni che le autorità stanno prendendo. Così si indebolisce tutto il tessuto sociale. Indebolire la classe degli impiegati dello Stato significa in qualche modo fare altrettanto con tutti quelli che vivono nella società e che godono dei loro servizi».
«Abbiamo già subito troppo» – La scritta "Giù le mani dalle pensioni" spicca su uno striscione retto da diverse decine di docenti. «Siamo convintissimi – sottolinea la professoressa Sara Iadarola –. Abbiamo già subito troppi tagli. E questo è davvero il momento di fare sentire la nostra voce. Soprattutto perché stavolta non si tratta di tagli imposti solo ai docenti. Bensì, come diceva il mio collega, a tutto il personale statale. Siamo in tanti. Oggi vogliamo ottenere supporto e sentire le opinioni della gente in merito».
«Misura che colpisce tutti» – La lettera, la mobilitazione e lo sciopero porteranno a risultati davvero concreti? Soldini è ottimista. «Certo. Altrimenti non lotteremmo. Bisogna prendere atto che non più di 10 anni fa si è passati dal sistema delle prestazioni al sistema dei contributi. Lì è già stata erosa in maniera importantissima la nostra possibilità di vivere la pensione dignitosamente. Il punto è quello. Lo Stato sta accettando di dare a una buonissima parte dei propri impiegati una speranza di vita molto bassa dal punto di vista della dignità. Se lo fa lo Stato, non possiamo pretendere che il mondo del privato si comporti diversamente. Quindi questa misura colpisce tutti quanti. È il livello della dignità che deve essere garantito».