Il caso della Silo Melezza finirà in tribunale visto che i due imputati si oppongono alla proposta di pena
Sotto la lente la composizione del materiale depositato in una scarpata vicino al fiume, ma soprattutto nei terreni agricoli di Ascona tra il 2013 e il 2018
LOSONE - Finirà davanti a un giudice il caso del limo in parte sversato sui terreni agricoli di Ascona e in parte depositato su una scarpata a Camedo. Un limo particolare poiché composto dai residui degli inerti trattati dalla Silo Melezza di Losone.
Non si poteva fare - È notizia di oggi de laRegione, il procuratore pubblico Zaccaria Akbas ha emesso due decreti d’accusa per infrazioni alle leggi sulla protezione delle acque e dell’ambiente. Il Ministero Pubblico ha proposto una condanna a una pena pecuniaria di 20 aliquote giornaliere da 180 franchi l’una per il direttore del Silo Melezza di Losone. La seconda proposta di pena pecuniaria, di 10 aliquote da 800 franchi l’una, concerne il titolare della ditta che effettuava il trasporto del limo verso l'azienda agricola sul delta della Maggia. I due hanno fatto opposizione ai decreti, per cui a far chiarezza sull’accaduto sarà il tribunale.
Nella scarpata - I due sversamenti del “limo” della Silo Melezza costituirebbero invece reato per il procuratore Akbas. Nel caso della scarpata, situata sotto l’impianto centovallino dell’impresa, l'accusa fa notare che essa «finisce nell'acqua del fiume, cagionando in tal modo un concreto pericolo d'inquinamento della Melezza». Una testi contestata dagli imputati: la scarpata in questione terminerebbe infatti in un terrapieno pianeggiante distante dal fiume una trentina di metri e dalle analisi non risulterebbe una presenza di limo.
Nei campi coltivati - Il secondo capo d’accusa, come ricorda laRegione, rimanda al periodo tra il 2013 e il 2018 quando la Silo Melezza, tramite una ditta locale, ha disposto il trasporto di 13mila 600 metri cubi di materiale limoso, che è poi stato sparso sui terreni di un'azienda agricola asconese. Per l’accusa è stato depositato «un limo di cui non è dato conoscere - né è possibile ricostruire - la composizione esatta ma che era in ogni caso privo della necessaria omologazione federale riguardante i concimi e che avrebbe dovuto essere smaltito tramite una discarica di tipo B». Anche in questo caso, i due accusati contestano la condanna, appoggiandosi su un’analisi che dimostrerebbe come la composizione del terreno coltivato sarebbe ovunque la medesima, sia dove il limo è stato o non è stato sparso. Anche qui sarà battaglia di perizie.