È stata posata la prima pietra del progetto di protezione intorno al villaggio colpito dalla frana del pizzo Cengalo
BONDO - Un primo colpo di piccone per rendere più sicuro il futuro di Bondo. Un "Bondo II" a tutti gli effetti, perché così si chiama il progetto di ricostruzione avviato in Bregaglia a quattro anni dalla catastrofica frana del pizzo Cengalo, che nel 2017 travolse con le sue colate di detriti la Val Bondasca.
Otto persone morte e danni per milioni di franchi. Qualcosa che in futuro non deve più accadere. E l'obiettivo a del progetto è esattamente questo: proteggere a lungo termine le frazioni di Bondo, Spino, Sottoponte e Promontogno, così come le strade che collegano le località della valle. «Bondo II mette in sicurezza il traffico attraverso la valle e ripristina i tradizionali collegamenti», ha spiegato il presidente del governo retico, Mario Cavigelli.
L'intero progetto idraulico costerà in tutto circa 42 milioni, che saranno ripartiti tra la Confederazione, il Cantone e il Comune di Bregaglia; quest'ultimo dovrà farso carico di circa 13 milioni di franchi, che per la maggior parte saranno finanziati da donazioni. La solidarietà verso Bondo si è animata prima che la polvere dei massi potesse depositarsi al suolo. «Fin dal primo giorno, la popolazione colpita della valle si è sentita sostenuta dal Comune, dal Cantone, dalla Confederazione e da centinaia di migliaia di svizzeri che hanno donato o partecipato in altri modi», ha ricordato il sindaco Fernando Giovanoli. E le cifre confermano le parole del sindaco. Dal 2017 sono infatti stati raccolti circa 14.3 milioni di franchi in donazioni.
La prima, simbolica, pietra del progetto è stata posata oggi. Per l'occasione erano presenti anche la direttrice dell'Ufficio federale dell'ambiente Katrin Schneeberger e alcuni rappresentanti del team che ha sviluppato il progetto "Bondo II". All'insegna del motto «insieme/gemeinsam».