Al momento dei fatti la donna, una 43enne con permesso S, era ospite della struttura. Avrebbe agito in preda alla sua schizofrenia.
LUGANO - Diede fuoco all'ex convento dei frati di Lugano, causando danni per oltre 157mila franchi e mettendo in pericolo le 24 persone presenti al suo interno, la 43enne rifugiata ucraina condannata oggi alle Assise correzionali di Lugano.
La donna, che detiene il permesso S e si trovava all'ex convento in quanto adibito a centro di accoglienza dei rifugiati ucraini, ha agito lo scorso 27 ottobre in preda a una crisi dovuta alla sua schizofrenia.
Oggi, a distanza di quasi dieci mesi dai fatti, è stata giudicata colpevole di incendio intenzionale e violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari. È quindi stata condannata a una pena di un anno e quattro mesi di detenzione sospesi con la condizionale per la durata di tre anni, con l'imposizione di un trattamento medico ambulatoriale e di un'assistenza riabilitativa.
Niente espulsione - Pubblica accusa e difesa, va sottolineato, si erano accordate sulla richiesta di pena, e il processo si è svolto in forma di rito abbreviato. Considerato lo statuto speciale detenuto dalla 43enne, ovvero il permesso S, la Corte ha inoltre rinunciato all'espulsione.
Ad appiccare il rogo fu «una persona aggressiva e problematica» - «Questo atto di accusa descrive una persona diversa da quella apparsa oggi in aula: aggressiva, vendicativa e con un passato molto problematico, fatto di tanti ricoveri in cliniche psichiatriche. Una persona che in seguito ai fatti è apparsa addirittura compiaciuta dell'incendio provocato», ha detto il giudice Mauro Ermani. «È però certamente rassicurante il fatto che ora segua una terapia, che sia consapevole di essere malata, perché senza pastiglie lei può rappresentare un pericolo».
Il fuoco e la porta chiusa - Ma cos'è accaduto, nel dettaglio, tra le 15.30 e le 16.45 di quel 27 ottobre? La 43enne ha utilizzato degli accendini per appiccare fuoco ad alcuni oggetti presenti nella camera in cui alloggiava, la numero 26. È poi uscita dalla stanza e ha chiuso la porta a chiave, lasciando che il fuoco attecchisse e si sviluppasse. La camera è così andata completamente distrutta e l'incendio ha generato fuliggine e fumo che si è diffuso nel resto dell'edificio.
Al momento dei fatti nello stabile erano presenti, oltre alla donna, altre 24 persone, tra ospiti e operatori, di cui due hanno dovuto essere portate in ospedale per essere visitate.
Un pugno al funzionario cantonale - L'imputata è stata ritenuta colpevole anche di violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari. Sempre nell'ottobre del 2023, presso il punto di affluenza per richiedenti l'asilo, la 43enne si è infatti arrabbiata con un impiegato dell'amministrazione cantonale e l'ha colpito con un pugno al petto.
«So che quel che ho fatto è molto problematico» - «Grazie alla terapia che seguo ora sto molto meglio», ha dichiarato in aula la cittadina ucraina. «So che quello che ho fatto è molto problematico e non voglio che riaccada. So anche che devo curarmi attraverso una terapia medica che comporta l'assunzione di farmaci». E, riguardo al suo futuro: «La Svizzera mi piace molto, vorrei imparare l'italiano e trovare un lavoro».