In trenta città la popolazione continua a scendere in strada per affermare il proprio dissenso sulla "guerra di Putin"
MOSCA - Se non scappano, resistono. E si fanno arrestare. I cittadini russi continuano a scendere in piazza in decine di città per manifestare il loro dissenso in quella che non definiscono una guerra russa, ma una "guerra di Putin". Secondo un'Ong di Mosca, dal 24 febbraio in più di 10'000 si sono fatti arrestare in nome della pace.
Le sanzioni lanciate dall'Unione europea e da diverse istituzioni contro la Russia a Putin sembrano fare solo il solletico che, ineluttabile, continua ad affermare che "l'operazione militare speciale nel Donbass", così denominata dal Cremlino, non si fermerà a meno che l'Ucraina non deponga le armi e le richieste di Mosca non vengano accettate. Dall'altra parte, però, ci sono i cittadini russi che soffrono su più livelli: la loro economia sta crollando, non si sentono rappresentati dal loro Paese e sentono la minaccia di una possibile legge marziale.
Dal 24 febbraio, inizio ufficiale della guerra in Ucraina, migliaia di cittadini russi sono scesi in piazza in diverse città. Secondo Ovd-info, un progetto mediatico indipendente sui diritti umani che ha sede in Russia, sono stati arrestati finora 10'713 cittadini, ma il conteggio sale di ora in ora. Il portale dell'organizzazione riporta anche i nomi di tutte queste persone e offre sostegno in tribunale. Chi non protesta e non sostiene le decisioni del proprio governo, sta invece cercando una via di fuga in quanto c'è la possibilità che venga introdotta la legge marziale.
Oggi, dall'altra parte del confine, il presidente ucraino Zelensky ha incoraggiato la popolazione russa a resistere e a continuare a manifestare. Come riporta il Guardian, ha affermato che per loro questa non è solo una lotta per l'Ucraina, ma anche per il loro stesso Paese. «Se tacete ora, solo la vostra povertà parlerà poi a nome vostro. E solo la repressione risponderà. Dovete scegliere: vita o schiavitù».