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TARGET3 suggerimenti per avere successo online nel settore della moda

03.07.20 - 15:17
Così chi crea capi, accessori, calzature, occhiali e gioielli può differenziarsi e far crescere le vendite sul web
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3 suggerimenti per avere successo online nel settore della moda

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Così chi crea capi, accessori, calzature, occhiali e gioielli può differenziarsi e far crescere le vendite sul web

L’industria della moda si fa da sempre promotrice delle strategie di comunicazione più aggiornate, sia sotto il profilo tecnico che concettuale. Perché? Per l’interesse per l’innovazione, l’avanguardia, la cura dei dettagli e dell’immagine, e l’esigenza costante di avvicinarsi ai clienti più up-to-date, nonché di costruire una solida identità, e di far crescere la propria reputazione in un settore estremamente concorrenziale.

Per questi e per molti altri motivi, il settore fashion fa scuola, in ambito marketing, con molti esempi eccellenti, specialmente in campo digitale, che dimostrano quanto questo business si presti ad essere promosso mediante questi strumenti e quanto i loro utenti, se coinvolti nel modo giusto, rispondano positivamente agli stimoli dei brand.

D’altronde, i social media più diffusi e i più recenti esperimenti scientifici ci dimostrano quale enorme peso abbia il fattore estetico, nel successo di un contenuto sul web. Questo dà a chi si occupa di moda una marcia in più, poiché la loro attenzione a video, shooting fotografici e grafiche di qualità, oltreché al design distintivo e d’impatto dei prodotti, è connaturata nel loro modus operandi.

Quali strade maestre seguono o possono seguire, oggi, quindi, gli addetti ai lavori, per emergere tra i competitor e conquistare il cuore e l’attenzione delle fashion victims sparse per il globo, grazie al marketing digitale?

Ecco alcuni spunti:

 

    • E-shop, UI/UX e customer service

Anche i retailers duri e puri, per affrontare il recente lockdown, hanno dovuto riconvertire i propri shop in e-shop o, quantomeno, potenziare la vendita online. L’e-commerce e la moda crescono all’unisono già da tempo, poiché il canale è veloce e snello, in termini di struttura dei costi, e la categoria merceologica si presta ampiamente agli alert e alle e-mail su saldi e nuove collezioni, nonché agli acquisti d’impulso.

Shopaholics” a parte, per gestire con efficienza le transazioni in rete non basta avere prodotti d’impatto, ben differenziati o dal prezzo concorrenziale: gli e-shop, infatti, come e più degli altri siti web, devono non solo presentarsi al meglio, ma soprattutto avere un’interfaccia ordinata, intuitiva ed efficiente, nel presentare le informazioni ricercate così come nel guidare all’acquisto e al riacquisto. Velocemente com’è arrivata, l’ispirazione del consumatore potrebbe andarsene: per questo, chi gestisce questo tipo di siti deve curarne, testarne e ottimizzarne ogni particolare, per offrire al cliente una user experience pressoché perfetta.

Poiché l’esperienza si estende ai momenti pre-sale e post-sale, anche il servizio di customer care e il community management sui social media dovranno essere reattivi, cordiali e preparati. Gli utenti ricercano, infatti, nonostante i filtri della tecnologia, un riscontro “umano”, nel proprio iter d’acquisto. Anche il rivenditore online deve quindi predisporre e comunicare giorni e fasce orarie in cui i clienti potranno contattare il customer service ottenendo una risposta immediata o quasi. In questo ambito, di recente, riscuotono molto successo le chat box, collegate o meno a dei bot che possano scremare, mediante delle automazioni, le domande più frequenti, per poi sottoporre agli operatori in carne e ossa solo le questioni più complesse, delicate e cruciali.

Ricordiamo che, statistiche alla mano, chi si affeziona al brand e non trova ostacoli di sorta nel funnel di acquisto, tende a riacquistare molte volte, a restringere via via il lasso di tempo tra i purchase, e a parlar bene del marchio agli amici.

 

    • Influencer marketing e (nuovi) testimonial

Se un altro utente ce lo consiglia, siamo più predisposti ad acquistare. Non è una supposizione, ma un dato di fatto: chi si occupa di fashion, infatti, destina spesso fette considerevoli del proprio budget non solo all’advertising, ma soprattutto alle strategie di influencer marketing.

Il fenomeno degli influencers nasce e cresce proprio nel contesto di questo ambito e di quello del beauty: man mano che le persone acquisiscono seguito in-target sui propri canali social, divenendo personalità affidabili, i loro contenuti ottengono molta visibilità e interazioni, spesso anche senza indulgere in sponsorizzazioni.

Così, si è passati dai classici testimonial a una dimensione più personalizzata e inclusiva della promozione dei capi e degli accessori moda: è il marchio ad essere ospite dell’influencer, non viceversa. Il prodotto, quindi, viene presentato a una community di utenti appassionati e ben disposti ad ascoltare consigli e osservazioni dei personaggi seguiti sul web, magari abbinati a schede con informazioni e prezzi, direttamente collegate alla vetrina online, per rendere l’acquisto agevole e immediato.

Così come per il beauty, trovare il giusto influencer con cui formulare un accordo (cosa che li differenzia dai “semplici” utenti che suggeriscono i prodotti in modo spontaneo) non è cosa di poco conto. Sulla base dell’identità del marchio, delle caratteristiche dei pubblico a cui ci si vuol rivolgere, dell’area geografica di interesse e del budget da investire, si potrà anche valutare il contributo dei cosiddetti micro-influencers e nano-influencers: con questo termine si indicano persone che godono di un seguito di qualche migliaio di followers, ma spesso molto fedeli e coinvolti dai contenuti pubblicati. Il motivo? Probabilmente, l’essere ritenuti dai propri seguaci più vicini e trasparenti di chi ha centinaia di migliaia o milioni di seguaci.

 

    • Nuove frontiere: i Filtri AR su Instagram (soprattutto)

L’augmented reality, ovvero realtà aumentata, è una tecnologia esplosa piuttosto di recente, che ha lo scopo di rendere i contenuti digitali estremamente immersivi, avvicinandoli quanto più possibile a un’esperienza sensoriale concreta.

Inizialmente, quelle in AR erano sperimentazioni tech di nicchia, implementata ad esperienze videoludiche o installazioni specifiche, staccate dagli strumenti di uso comune. Oggi, invece, la troviamo in applicazioni molto diffuse, con l’intento di “animare” e aggiungere dettagli e caratteristiche alla realtà che vediamo attraverso la fotocamera del nostro smartphone. Senza dubbio, la piattaforma che si serve maggiormente di questa tecnologia è Instagram: i filtri che tanto spesso vediamo e possiamo applicare alle nostre stories si basano proprio su questi stessi principi.

Mappando l’immagine che appare sul nostro schermo, i filtri consentono di scattare foto e registrare video divertenti e originali. Vista la loro crescente popolarità, molte aziende - come Guess, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo qui su Ticinonline - li utilizzano strumento di promozione interattiva: utilizzando un filtro brandizzato, gli utenti si sentiranno coinvolti dall’iniziativa del marchio e, condividendo i contenuti realizzati con il filtro brandizzato, si renderanno suoi promotori con la loro rete sociale.

I filtri AR di Instagram possono coinvolgere gli utenti in molti modi, permettendo loro di indossare e quindi provare virtualmente accessori e indumenti, o di sperimentare con i colori che più si addicono alla loro carnagione. Un’azienda che si occupa di eyewear, ad esempio, potrà creare un filtro che permetta agli utenti di Instagram di divertirsi, scattarsi e condividere selfie con diverse montature di occhiali. Lo stesso può valere per il sottoinsieme della gioielleria, della bigiotteria, o degli accessori per capelli: l’unico limite saranno la creatività del team e le competenze degli sviluppatori.

 

Questi filtri e la realtà aumentata, così come la promozione delle aziende di fashion, non si fermano qui, e possono facilmente estendersi ad altri social media molto adatti all’ambito, in particolare a TikTok. L’interattività, cavallo di battaglia del marketing di settore, inoltre, si estende spesso anche alle Youtube Ads, e ad avanguardistici video nei quali si può guidare un influencer alla prova di questa o quella collezione.

Se anche tu sei impegnato nel campo della moda, questo articolo può averti dato molti spunti per migliorare la visibilità del tuo brand e accrescerne le vendite. Sei interessato a saperne di più? Contattaci per una consulenza gratuita: capiremo insieme come e quanto il tuo business possa beneficiare del supporto di professionisti esperti nel marketing digitale.

 

Articolo a cura di Linkfloyd Sagl, agenzia di marketing e comunicazione in Ticino.


Questo articolo è stato realizzato da Linkfloyd Sagl, non fa parte del contenuto redazionale.
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