di Eugenio Bossi, Semione
SEMIONE - Eh sì, cari, siete voi i nostri supermercati di fiducia! E lo sareste anche senza le promozioni-raccolta che periodicamente propinate all’utenza! Che ne direste, in questi tempi di ristrettezze, di mettervi d’accordo TUTTI e rinunciare alle promozioni-raccolta e ridestinare questo budget a tenere bassi i prezzi? Tanto più che ai bambini, oggi più che mai, occorrono valori e non peluches. Personalmente mi servo presso ognuno di voi ma non mi baso sui bollini distribuiti in quel momento per la scelta, bensì su peculiarità, rapporto qualità-prezzo ed origine del prodotto al chilometro più basso possibile. E poi vi rendete conto delle dinamiche che instaurate con questo deleterio sistema di fidelizzazione? Mamme disperate che cercano schede piene perché magari hanno più di un figlio e guai a lasciarne uno senza il morbidissimo peluche che è stato impossibile non toccare in quanto esposto in uno straripante cestone posizionato ad hoc. Per non parlare delle cianfrusaglie che ci hanno riempito cantine e solai… Completata la collezione, finito l’interesse. Il tutto naturalmente prodotto molto vicino (i peluches dal circolo delle ricamatrici di Corippo).
E quei prodotti, che, grazie alla tessera piena hanno un prezzo eccezionale? Bastano un paio di clic online per capire che il prezzo (rapportato all’effettiva qualità dei prodotti) non è poi così eccezionale… Però il paventato possibile grande risparmio annebbia la ragione del cliente (un po’ come la luce azzurra per le mosche), e sembra davvero irrinunciabile approfittare di queste offerte, nel flusso frenetico degli acquisti. E, diciamocelo, ci dimentichiamo anche di chiederci se una determinata cosa ci serva davvero…
La goccia che ha fatto traboccare il vaso e mi ha spinto al presente scritto è stato il manifesto gigante in entrata stazione a Basilea. È davvero grosso il budget di cui sopra; e non vi sfiora l’idea di aiutare le famiglie a riempire i loro frighi?
Un argomento vostro potrebbe essere che il personale impiegato esclusivamente per gestire queste promozioni-raccolta rimarrebbe senza lavoro… e perché non convertirlo a un’attività di ricerca di diversificazione, di colloquio diretto coi produttori per convincerli magari a buttarsi in nuove colture o nuove tecniche produttive, con lo scopo ultimo di ridurre il più possibile la dipendenza dall’estero in tutti gli ambiti?
Se ne uscite tutti contemporaneamente da questa dinamica, nessuno rimane svantaggiato e i clienti continueranno a girarvi in tutti i vostri negozi acquistando quello che più è loro congegnale in ognuno di questi. Rifletteteci, per favore.