Zeno Casella, membro della direzione del Partito Comunista.
Il preventivo 2024 del Cantone, la cui discussione parlamentare continua a essere posticipata dalla maggioranza borghese, continua – a giusta ragione – a tenere banco nell’attualità. Non sono infatti solo i dipendenti pubblici a essere toccati dalle misure d’austerità proposte dal Governo, bensì tutta la popolazione ticinese. Popolazione il cui potere d’acquisto è in questo momento sotto forte pressione: l’inflazione non accenna a diminuire (anzi), trainata dal rincaro dei generi alimentari e degli affitti; i prezzi dell’elettricità segnano anche quest’anno un’impennata, stimata al 20%; come ben noto, i premi di cassa malati saranno anch’essi oggetto di un forte aumento (nella misura del 10%). In questo contesto, lo Stato dovrebbe venire in soccorso delle fasce popolari, sostenendone i redditi per impedire un ulteriore scivolamento nella povertà di chi si trova già oggi costretto a tirare la cinghia per arrivare alla fine del mese.
La maggioranza di centro-destra alla guida di Governo e Parlamento sembra invece intenzionata a riprodurre le fallimentari ricette neo-liberiste degli ultimi decenni, composte da sgravi fiscali per i ceti più ricchi della popolazione e da misure d’austerità per le classi popolari. Evidente è lo squilibrio esistente tra la riforma tributaria approvata dal parlamento, che introduce alleggerimenti fiscali per i redditi che superano i 30'000 franchi al mese, e i tagli alla spesa sociale contenuti nel preventivo 2024. Il più ignobile e drastico di essi è costituito dal taglio dei sussidi di cassa malati, essenziali per moltissime famiglie ticinesi. Le conseguenze di tale misura sono evidenti sin d’ora: una famiglia con un figlio e un reddito disponibile di 100mila franchi perderebbe 2’000 franchi di sussidi all’anno; una persona sola un reddito disponibile di 35mila franchi perderebbe 600 franchi. Un’enormità, specialmente in un contesto segnato come detto da un forte aumento del costo della vita.
Di fronte a queste nuove e inaccettabili misure d’austerità, che colpiscono la base stessa del servizio pubblico e dello Stato sociale, la manifestazione prevista il 20 gennaio prossimo a Bellinzona assume una cruciale importanza. Scendere in piazza significa infatti difendere concretamente il potere d’acquisto della popolazione, opponendosi alla redistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto e rivendicando invece un intervento pubblico contro la povertà e in difesa del ceto medio. Partecipiamo quindi numerose/i a questa manifestazione e facciamo sentire forte e chiara la nostra voce: contro l’austerità, scendiamo in piazza in difesa del servizio pubblico e dello Stato sociale!