Nicholas Bornstein vuole avvicinare gli appassionati di sport invernali alla protezione climatica. L’amministratore delegato di Protect Our Winters Svizzera punta su esperienze naturali immersive e opportunità economiche.
In breve
Intervista: Adrian Schräder
Protect Our Winters è il nome di un’associazione fondata negli Stati Uniti che da qualche tempo è attiva anche in Svizzera. Ma è davvero possibile proteggere l’inverno? L’amministratore delegato e amante degli sport invernali Nicholas Bornstein risponde alle nostre domande.
Signor Bornstein, l’inverno è alle porte. Con quale stato d’animo affronterà le prossime settimane?
Nicholas Bornstein: Non vedo davvero l’ora dell’arrivo dell’inverno. Al contempo so bene che gli inverni di oggi non sono più come quelli di una volta: sbalzi di temperatura, inizio tardivo, piogge a 2000m nel bel mezzo dell’inverno ma anche precipitazioni estreme sono fenomeni che vediamo già e vedremo sempre più spesso.
Con Protect Our Winters intende proteggere le montagne e combattere i cambiamenti climatici. In che modo?
Grazie a campagne a favore della mobilità sostenibile e grazie ai nostri progetti in cui condividiamo pasti preparati con ingredienti locali e di stagione con gli ospiti di una capanna CAS. Ma anche tramite un lavoro di sensibilizzazione, la partecipazione a eventi e conferenze di altre associazioni, un lavoro di formazione ambientale presso le imprese e naturalmente con le campagne politiche come quelle per le elezioni 2023 o per la votazione sulla legge per la protezione del clima.
Domanda terre-à-terre: è possibile salvare l’inverno?
No, ma possiamo mettere un freno ai cambiamenti climatici e lasciare un pianeta più pulito a chi verrà dopo di noi. E la cosa più importante: è possibile far leva sull’amore delle persone per la montagna per smuovere le acque e far sì che si attivino per la protezione del clima. Questo è l’obiettivo della nostra organizzazione.
Com’è organizzata Protect Our Winters Svizzera?
Siamo un’associazione con un consiglio di amministrazione e una sede e contiamo quattro impiegati a tempo pieno. In più abbiamo un numero crescente di membri e ambasciatori. Attualmente in Svizzera contiamo più di 1000 membri. A livello internazionale sono invece diverse decine di migliaia.
POW collabora con diverse cosiddette «Alliances», ossia ambasciatori da svariati settori. Come funziona questo meccanismo?
Sfruttiamo i nostri ambasciatori per portare i nostri temi e messaggi a nuovi gruppi target, per rendere più visibili le nostre campagne e attuare progetti comuni. Collaboriamo anche per presentazioni e workshop oppure organizziamo congiuntamente tour sciistici con guide alpine per avvicinare gli interessati al mondo della montagna. Collaboriamo anche con numerosi artisti con i quali creiamo prodotti in co-branding: insieme all’illustratrice svizzera Corinne Weidmann abbiamo ad esempio stampato delle borracce con un’illustrazione del ghiacciaio del Morteratsch che attualmente sono in vendita nel nostro shop online.
Consigliate a tutti di recarsi in montagna utilizzando i mezzi pubblici. Avete anche qualche raccomandazione su dove andare a sciare? Esiste una classifica delle stazioni sciistiche più sostenibili?
Non abbiamo una classifica, non sarebbe corretto. Tutte le stazioni sciistiche hanno un impatto sull’ambiente ma quasi tutte le grandi stazioni in Svizzera fanno qualcosa per proteggere l’ambiente: molte utilizzano il 100 per cento di elettricità da fonti rinnovabili, Andermatt riscalda il comprensorio in modo sostenibile con legna locale, Arosa punta sull’energia idrica per la produzione di elettricità, eccetera. Negli sport invernali, chi punta sulla sostenibilità agisce contro i propri interessi economici. Ma ciò non significa che va tutto bene. Riteniamo che ci sia ancora molto da fare: molte stazioni ad esempio potrebbero organizzare l’offerta gastronomica in modo molto più sostenibile.
Dite di essere «la voce della community outdoor». Ne esiste veramente una? Non è un gruppo troppo eterogeneo?
Il nostro obiettivo è unire questo gruppo eterogeneo e mobilitarlo per il clima facendo leva sulla loro passione per la montagna. È ciò che unisce questo gruppo: l’amore per la montagna. E noi miriamo a sfruttare attivamente questo amore.
Sul vostro sito si legge che organizzate corsi di formazione sulle più importanti misure di protezione del clima. Ma la verità non è che tutti sappiamo cosa dovremmo e non dovremmo fare ma non siamo pronti a rinunciare?
Siamo convinti che si potrebbe investire ancora di più nella formazione. Molte persone non sono sempre pronte ad affrontare il tema del clima con la necessaria apertura mentale. E no, al contrario: gestire i cambiamenti climatici non significa rinunciare! Formarsi in questo ambito significa essere in chiaro su come si può contribuire personalmente, quali sono le opzioni a nostra disposizione come cittadini nella vita di tutti i giorni, per chi votare, quali decisioni hanno un’influenza quando facciamo acquisti, eccetera. Formarsi significa anche essere informati sulle nuove tecnologie. Se compariamo la protezione del clima alla rinuncia, stiamo facendo qualcosa di sbagliato. In effetti, lottare contro i cambiamenti climatici apre anche nuove opportunità economiche.
Quali sono i vostri obiettivi concreti per il prossimo anno?
Ne abbiamo parecchi! La stabilizzazione della nostra società, in modo che la nostra associazione possa crescere in modo sano. Grazie all’accento posto sul tema della mobilità, avvieremo un nuovo progetto. E in generale, vogliamo dimostrare che la protezione del clima non deve forzatamente rientrare in uno schema destra contro sinistra ma ci riguarda tutti e tutti possiamo contribuire a trovare soluzioni adeguate.
Maggiori informazioni su protectourwinters.ch.