La Procura parla di «colpa grave». La difesa, invece, vuole l'assoluzione.
Durante il processo la donna ha continuato a negare i fatti, rispondendo con noncuranza alle domande della presidente della corte.
GRANGES-PACCOT - È terminato oggi il processo per l'omicidio di una bambina di due anni e mezzo a Vuadens (FR) nel novembre del 2018. Il ministero pubblico chiede il carcere a vita per assassinio contro l'imputata 27enne, la difesa l'assoluzione. Il verdetto è previsto il 13 aprile.
I dibattimenti erano iniziati l'altro ieri davanti al Tribunale penale della Gruyère. L'11 novembre 2018, il corpo senza vita della bambina era stato scoperto alle 10.30 dal padre a casa sua, dove ospitava la bambina nei fine settimana nell'ambito del diritto di custodia che esercitava dal 2017, anno della sua separazione dalla madre.
Incriminata per assassinio, in alternativa per omicidio, la nuova compagna del padre, in carcere da quasi tre anni e mezzo, era rimasta sola in casa con la bambina dalle 22.00 del 10 novembre alle 3.15 dell'indomani. Durante il processo ha continuato a negare i fatti, rispondendo con noncuranza alle domande della presidente della corte Frédérique Bütikofer Repond.
Procura: colpa grave - Le sue dichiarazioni di innocenza di fatto hanno costituito un'accusa del padre: un atteggiamento condannato oggi dal sostituto procuratore Raphaël Bourquin nella sua requisitoria, al termine della quale ha chiesto il carcere a vita per la donna invocando una "grave colpa" con motivi futili, ossia un bambino che ostacolava i suoi piani.
Bourquin ha deplorato l'assenza di una confessione in un caso «abominevole». «L'accusata non aveva alcuna affinità con una bambina che odiava». Le vacanze estive del 2018, trascorse in tre - l'imputata, il compagno e sua figlia - hanno indotto la bambina a non voler più andare a casa del papà, nonostante la fiducia riposta in lui dalla madre.
Il procuratore non crede al sonno profondo tra le 23.00 e le 3.00 fatto valere dall'imputata. Ha infatti manipolato due volte il suo cellulare, per non parlare di un'elevazione del dispositivo registrata alle 0.58 che, per il rappresentante del ministero pubblico, corrisponde al momento in cui l'imputata si è recata nella stanza della fanciulla. Tutto converge verso una responsabilità della donna, ha detto.
Difesa: assoluzione - L'arringa della difesa è stato un accorato appello per l'assoluzione. L'avvocato Christian Delaloye ha parlato di un'indagine «incompleta» e di un dossier «gonfiato». Rivolgendosi ai giudici, ha ricordato loro che «in caso di dubbio si assolve».
Delaloye ha denunciato un'eccessiva comunicazione con la stampa, rammaricandosi del fatto che dopo l'arresto dell'accusata il 22 novembre 2018 si sono cristallizzate le opinioni che la spacciavano come colpevole. Stando al legale, le persone interrogate dagli inquirenti si sono fatte influenzare dalla detenzione della donna.
Il procuratore ha escluso qualsiasi colpevolezza del padre, nonostante la richiesta della difesa di porlo in carcere preventivo dopo il crimine. L'atteggiamento sconvolto del padre, confermato da intercettazioni, avrebbe fatto di lui un attore eccezionale nel recitare tali reazioni.
L'imputata ha lasciato il suo DNA sul maglione della bambina quando è salita nella stanza per ucciderla, mentre il padre lo ha fatto quando ha scoperto il corpo, ha sostenuto Bourquin. «Il DNA non è una prova assoluta», ha detto.
Accusatori privati: assassinio - Le avvocate degli accusatori privati, madre e padre, hanno sostenuto la qualifica di assassinio. Isabelle Théron e Marlène Jacquey hanno denunciato le velleità dell'accusata di farlo sembrare un incidente. Hanno descritto la «violenza estrema» di una morte causata da asfissia meccanica, probabilmente procurata con le mani.
Hanno anche descritto la «sordida» relazione sessuale concessa dalla donna al padre quando è tornato a casa alle 3.15, mentre il corpo della bimba giaceva nella sua stanza.
Secondo i medici legali, la fanciulla presentava 30 aree di impatto, tra cui 22 lesioni alla testa. Nessuna di loro da sola è stata fatale. L'autopsia ha rivelato traumi multipli alla testa, al collo, sul tronco e sugli arti, edema cerebrale, frattura alla base del cranio e segni di soffocamento.
Delaloye, da parte sua, ha insistito sul liquido seminale trovato sulla parte posteriore del pigiama della bambina, mentre lei era sdraiata sulla schiena e il padre ha sempre affermato di non averla toccata quando l'ha scoperta. «Mettete fine all'errore», ha affermato il difensore. «C'è un dubbio insormontabile», ha concluso il suo collega David Aïoutz.