L’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio ha ritenuto procedere con degli approfondimenti commissionali preventivi
BELLINZONA - Il Governo non ritiene che vi siano i presupposti per la creazione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso dell’ex funzionario del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) condannato per coazione sessuale. Dieci giorni fa il Consiglio di Stato aveva deciso di non dare seguito alla richiesta dell’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio, che però «oggi ha ritenuto opportuno procedere con degli approfondimenti commissionali preventivi».
In apertura della seduta, quindi, è stato comunicato che l’Ufficio presidenziale ha trasmesso la richiesta alla Commissione della gestione delle finanze per le verifiche preliminari del caso. «La questione è ora in mano all’alta vigilanza» ha detto il presidente del Gran Consiglio Claudio Franscella.
A inizio ottobre l'Ufficio presidenziale aveva ricevuto la richiesta di istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta sull’operato e le responsabilità dei funzionari dirigenti coinvolti nell’inchiesta sugli abusi sessuali operati dal funzionario del DSS. A presentarla era stato un gruppo interpartitico di parlamentari constituito da Fiorenzo Dadò (PPD), Boris Bignasca (Lega), Marco Bertoli (PLR), Tamara Merlo (Più Donne), Lara Filippini (UDC), Claudia Crivelli Barella (Verdi) e Matteo Pronzini (Mps-Pop-Indipendenti). «Questo caso ha messo in luce alcune circostanze inquietanti circa un atteggiamento generalizzato di omertà e copertura nell'Amministrazione cantonale, a fronte di gravi crimini contro la sfera sessuale, aspetto che è stato aspramente criticato anche da parte del giudice Villa - scrivevano -. Proprio perché ad oggi permane il sospetto che alti funzionari abbiano coperto un dipendente sottoposto, occorre fare la massima chiarezza sulla questione. Una simile situazione deve essere approfondita e da un'autorità terza deve poi essere smentita o confermata».