Una seconda interpellanza sul caso dell’ex funzionario del DSS - presentato da Fiorenzo Dadò e Maurizio Agustoni - chiede di chiarire le responsabilità di chi era al corrente dei fatti
BELLINZONA - All’indomani della condanna per coazione sessuale dell’ex responsabile dell’Ufficio giovani del DSS, la politica ha iniziato a muoversi chiedendo al Consiglio di Stato di fare luce sulle responsabilità di chi - pur essendo informato - non ha preso provvedimenti concreti.
Dopo quella di Matteo Pronzini, una seconda interpellanza - presentata da Fiorenzo Dadò e Maurizio Agustoni - punta i riflettori sulla vicenda. «Una tempestiva segnalazione all’autorità giudiziaria, o quantomeno l’avvio di un’inchiesta, avrebbe consentito da un lato di evitare terribili sofferenze alle vittime e dall’altro lato di punire il funzionario con una pena meglio adeguata alla sua colpa», scrivono i due deputati PPD chiedendo come abbia agito il Governo «appena venuto a conoscenza da parte del Ministero Pubblico delle gravissime accuse mosse nei confronti dell’ex funzionario».
«Sono state effettuate altre segnalazioni in merito a comportamenti dell’ex responsabile dell’Ufficio giovani?» proseguono Dadò e Agustoni, chiedendo inoltre se i funzionari che a loro tempo raccolsero la segnalazione delle vittime siano o meno ancora alle dipendenze dello Stato.
«Chi banalizza o – peggio ancora – copre consapevolmente certi comportamenti è corresponsabile delle sofferenze causate alle vittime», concludono i firmatari dell'interpellanza che, a seconda delle risposte dell’Esecutivo, invitano a considerare la possibilità di istituire una Commissione speciale d’inchiesta in seno al Gran Consiglio.
Le domande dell'interpellanza