Cinque giorni di “Porte aperte” per conoscere il mondo nomade che sosta in Ticino da marzo a ottobre.
GIUBIASCO - Jenisch, sinti e manouches: sono i nomadi svizzeri che da marzo a ottobre sostano al Seghezzone, un quartiere di Giubiasco. Per avvicinare i ticinesi a queste popolazioni e alla conoscenza del loro mondo, il Dipartimento delle istituzioni propone una settimana di “Porte aperte” prevista a inizio settembre proprio nell'apposita area dove da diversi anni camper e roulotte si fermano per qualche mese.
Numerose le manifestazioni in programma con entrata libera. Si comincia mercoledì 7 settembre alle 13:00 con la mostra fotografica di Eric Roset e a seguire alle 15:30 lo spettacolo teatrale della compagnia Sughi di Inchiostro "Ma ke razza di treno", per bimbi e adulti. Il giorno dopo alle 10:00 vi sarà l’apertura ufficiale dell'open-day con la partecipazione delle autorità: interverranno il Consigliere di Stato Norman Gobbi, il Sindaco di Bellinzona Mario Branda, Rosalita Giorgetti-Marzorati per l'Ufficio Federale della Cultura (UFC).
Venerdì 9 settembre alle 17:00 è prevista una presentazione sul tema "Nomadismo" da parte della professoressa Stefania Pontrandolfo (Università di Verona), seguita da una discussione aperta con la presenza del professore André Petitat (Università di Losanna) e della dott.ssa Nadia Bizzini, collaboratrice esterna del Dipartimento delle istituzioni sulla tematica “nomadi”. Alle 18:30 fino alle 22:00 è previsto un concerto del gruppo Ajeles Tracks.
Sabato 10 settembre alle 16:00 vi sarà la presentazione della comunità jenisch svizzera con la presenza di Eva Moser e Uschi Waser; in seguito serata musicale con gli Jeniche Mulhauser Trio seguiti dal gruppo Jazz Manouche, fino alle 22:00.
Domenica 11 settembre dalle 10:00 tavolo di discussione pubblica e presentazione dei nomadi svizzeri (professioni e cultura); alle 15:30 è previsto lo spettacolo teatrale della compagnia Sughi d'Inchiostro: "Note in viaggio", animazione musicale clownesca. Chiusura ufficiale alle 20:00. Sul posto si potranno consumare pietanze e bevande.
«Si tratta di persone con modalità di vita semi-nomade da diversi secoli e che spesso suscitano curiosità proprio perché poco conosciute - spiegano dal Dipartimento delle istituzioni - e poiché quest’area di sosta è provvisoria, il nostro l’obiettivo è di trovare una soluzione condivisa con il Comune di Bellinzona per crearne una permanente. Da qui l’importanza di sensibilizzare la popolazione alla conoscenza dei nomadi svizzeri spesso confusi con altre popolazioni nomadi con nazionalità straniera e appartenenti al gruppo culturale dei rom. A differenza di questi ultimi - specificano - gli jenisch, sinti e manouches svizzeri sono riconosciuti quale minoranza nazionale, così come il loro idioma (lo jenisch), anche perché abitano nel territorio svizzero ancora prima che esistesse lo Stato elvetico».
Questo progetto è sostenuto e promosso dalla Città di Bellinzona, dalla Fondazione Assicurare un futuro ai nomadi svizzeri, dall’Ufficio federale della cultura e dall’associazione J.M.S. (Jenisch, Sinti e Manouches svizzeri).