Marchesi e Quadri sono concordi: l'alternativa del Consiglio federale all'iniziativa "200 franchi bastano" è «una mossa strategica».
LUGANO - Non 200, ma 300. Entro il 2029. Questa la proposta del Consiglio federale, offerta come contraltare rispetto a quella dell'iniziativa popolare "200 franchi bastano! (Iniziativa SSR)", presentata il 11 maggio 2022.
«Una mossa strategica»
«Una risposta insoddisfacente», stando al consigliere nazionale Piero Marchesi, che fa parte del comitato promotore dell’iniziativa. «Il testo dell'iniziativa parla chiaro: il peso sulle famiglie deve essere di 200 franchi massimo. Una cifra sufficiente per garantire la presenza territoriale del servizio pubblico, così come la rappresentanza delle varie culture e lingue», prosegue il democentrista.
Quella del Consiglio federale, per Marchesi, sarebbe una mossa strategica: «È chiaro, si vuole rompere il fronte dei sostenitori di questa iniziativa. E lo si vuole fare con un palliativo: abbassando di pochi franchi il canone entro il 2029, quindi facendo passare ancora molti anni. Parliamo di una riduzione minima, che tra l'altro vuole esentare le aziende. Personalmente sono ancora convinto che la proposta dei 200 franchi sia la soluzione giusta».
«Troppo per una tv che alcuni non guardano più»
Dello stesso parere il collega al nazionale Lorenzo Quadri, a sua volta nel comitato promotore: «Qualsiasi riduzione del Canone è chiaramente benvenuta, ma 300 franchi non sono un'alternativa seria. Già 200 franchi sono troppi... Non sarà insomma questo microsconto del Consiglio federale che permetterà di schivare la votazione popolare. Non credo che la gente possa ritenere un compromesso credibile un taglio di 35 franchi».
Anche per Quadri, insomma, sembra evidente l'intento di depotenziare il fronte del Sì: «Lo dimostrano gli sconti proposti per le aziende, mirati a togliere sostegno all'iniziativa. Alla fine, però, voteranno i cittadini. La verità è che di fronte a un numero crescente di Paesi europei che sta riducendo drasticamente, se non addirittura abolendo, il canone radio-televisivo, noi restiamo il Paese più tassato al mondo. Tutto questo è anacronistico nella società dello streaming e dei contenuti a pagamento. Non ha senso una cifra simile per un qualcosa che, diciamocelo, magari nemmeno si guarda più».