La risposta dell'Associazione Svizzera Spitex Privati alla recente presa di posizione della Conferenza degli Spitex pubblici.
Dopo quella dell'ASI, arriva anche dall'Associazione Svizzera Spitex Privati (ASPS) la risposta alla Conferenza dei presidenti dei servizi di assistenza e cura a domicilio di interesse pubblico ticinese, che aveva lanciato l'allarme in un incontro con i media dello scorso 8 novembre.
Fra i punti che meritano una replica, come ci spiega Paola Lavagetti dell'Asps, c'è soprattutto quello della crescita del settore privato, che la Conferenza ha definito un' «esplosione incontrollata», ma anche quello delle ore fatturate e dei costi, che ricadono in parte sulle spalle del Cantone (e quindi dei cittadini).
«Il numero crescente degli Spitex privati, come quello degli infermieri indipendenti, è motivato dall’impossibilità del servizio pubblico, già molto grande, di riuscire a rispondere da solo ai bisogni di una popolazione ticinese che invecchia», commenta, «Oltre la metà delle famiglie ticinesi che necessitano di assistenza a domicilio sceglie di essere seguita da un servizio Spitex privato o da un infermiere indipendente. Questo perché desiderano avere un servizio che risponde maggiormente ai propri bisogni, come ad esempio il rispetto dell’orario di intervento pattuito con la famiglia e la garanzia di continuità del personale curante dedicato».
Lavagetti respinge al mittente le dichiarazioni della Conferenza, riguardanti la sovraffatturazione e l'onere per lo Stato: «Malgrado i servizi privati rispondano al bisogno di oltre il 50% del totale delle cure a domicilio erogate, essi ricevono, inspiegabilmente, solo il 30% del budget messo a disposizione dal Cantone. In definitiva, per lo stesso numero di ore erogate, rispetto ai servizi di cure a domicilio pubblici, gli Spitex privati costano di meno allo Stato e quindi in definitiva al contribuente».
Su una cosa, però, l'Asps si trova concorde: è necessaria una maggiore regolamentazione: «L’Associazione di categoria degli spitex privati (ASPS) è d’accordo sulla necessità di stabilire dei requisiti di qualità minimi che siano obbligatori per tutti gli attori del mercato. Per questo motivo, da diverso tempo, auspica un tavolo di lavoro al quale i servizi pubblici sono invitati. Se questo non è ancora stato possibile è solo perché alcuni servizi pubblici, per un motivo a noi poco comprensibile, non vogliono in alcun modo collaborare con i servizi privati. L’ASPS disapprova questo comportamento che non tiene conto della necessità, in un’ottica di perseguimento del bene comune, del superamento di una visione ideologica di non collaborazione tra pubblico e privato che in definitiva nuoce al cittadino bisognoso di cure a domicilio», conclude.