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LIBANOBeirut allo stremo, la città esplode di sfollati

22.10.24 - 19:37
Secondo l'Onu, più dell'80% della popolazione residente sopravvive sotto la soglia di povertà.
Foto Keystone
Fonte ats
Beirut allo stremo, la città esplode di sfollati
Secondo l'Onu, più dell'80% della popolazione residente sopravvive sotto la soglia di povertà.

BEIRUT - La capitale libanese Beirut è allo stremo, invasa da intere comunità di sfollati appoggiati sui marciapiedi, nelle piazze, nei cantieri dei palazzi in costruzione, nei centri fieristici, negli alberghi abbandonati e con le pareti ancora crivellate dei colpi della guerra civile conclusasi formalmente mezzo secolo fa.

Proprio nel quartiere centrale di Hamra, in un albergo di terza categoria in disuso da anni, la tensione è salita alle stelle quando l'esercito - lo stesso chiamato, da alcuni, a difendere il paese dall'aggressione israeliana e, da altri, a disarmare l'organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista libanese Hezbollah - è dovuto intervenire per tentare di evacuare l'edificio. Il palazzo era stato occupato da famiglie originarie del sud, una delle aree maggiormente colpite dalla furia dei raid israeliani assieme alla valle della Bekaa e alla periferia della capitale.

Beirut, secondo alcuni media, «sta letteralmente esplodendo di sfollati». E la tensione sociale aumenta all'intensificarsi dei raid israeliani in quartieri sempre più vicini al centro cittadino. «I boati delle esplosioni nel rione vicino si confondono con le urla provenienti da gruppi di persone che si azzuffano per strada». «Il sistema di protezione sociale del Libano è in grossa difficoltà e il governo deve agire con misure urgenti», è l'appello dell'Arab Reform Initiative, un think tank panarabo con base anche a Beirut.

«Il governo dovrebbe aiutarci ma è del tutto assente», afferma Zeina Shaaban, ricercatrice di studi sociali all'università statale della capitale. Il paese è da cinque anni alle prese con la peggiore crisi finanziaria della sua storia. Secondo l'Onu, più dell'80% della popolazione residente sopravvive sotto la soglia di povertà. Da quando, a metà settembre, Israele ha avviato la nuova escalation, la situazione è precipitata velocemente e gli sfollati sono più di un milione, su un totale di meno di sei milioni di abitanti.

Piazza dei Martiri, il luogo simbolo delle contestazioni antigovernative e la "porta" sul Mediterraneo, è ora un accampamento disordinato di famiglie, costrette a dormire di fronte ai ristoranti esclusivi di Solidere, il quadrato di Beirut ricostruito dopo la devastazione della guerra civile (1975-90).

«Dormiamo per strada perché non sappiamo dove andare», afferma Imad, padre di famiglia, accampatosi a Piazza dei Martiri con moglie e tre figli. «Gli affitti? Centinaia di dollari per uno scantinato (...); qui c'è chi lucra sulla nostra tragedia», afferma pieno di rabbia. A due passi da lui una pattuglia dell'esercito israeliano sorveglia la piazza. Uno dei militari controlla sul cellulare le notizie di bombardamenti israeliani a due chilometri di distanza.

«Beirut non mi vuole. Mi ha cacciata», racconta al telefono Intissar, originaria di Nabatiye, capoluogo del sud del Libano, città storica in parte rasa al suolo da Israele. Intissar, impiegata di una organizzazione della società civile libanese, era fuggita da Nabatiye verso la capitale.

«Mi avevano ospitato delle colleghe nel quartiere (cristiano) di Ashrafiye», noto per essere al riparo dagli attacchi israeliani. «Ma dopo una notte - prosegue Intissar - mi hanno detto che non potevo più stare lì. Sono velata, e i vicini mi hanno subito notata come una ragazza del sud. Hanno avuto paura che Israele colpisse anche questo palazzo (...), così sono scappata di nuovo. Ora sono a Tripoli», nel nord del paese.

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