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MACEDONIA DEL NORD

«È omicidio». I genitori fuori dall'ospedale e la via con le candele: Kocani tra rabbia e dolore

Le testimonianze dalla Macedonia: «Sappiamo che sono morti, perché portali a Skopjie?». «Avevano appena iniziato a vivere e ora sono morti»
AFP
«È omicidio». I genitori fuori dall'ospedale e la via con le candele: Kocani tra rabbia e dolore
Le testimonianze dalla Macedonia: «Sappiamo che sono morti, perché portali a Skopjie?». «Avevano appena iniziato a vivere e ora sono morti»

KOCANI - Radunati per piangere insieme i morti del rogo in discoteca, per «indicare loro la strada verso il cielo con le candele», come dice uno di loro. Kocani si stringe nel dolore, nel lutto e nella rabbia. Secondo qualcuno, dopo che le vittime saranno state sepolte, scoppieranno rivolte. I genitori dei giovani morti invece protestano fuori dall'ospedale: non vogliono che i corpi siano trasferiti a Skopjie e chiedono che le autopsie siano eseguite sul posto.

Il reporter di 20 Minuten in Macedonia racconta la tristissima serata del paese, dove tutti, o quasi, si conoscono di vista.

Il dramma dei genitori. «Non portateli a Skopje» - «La situazione è abbastanza tesa», racconta l'inviato, passando vicino all'ospedale e riferendo che ci sono parenti che piangono o gridano. L'ingresso è sorvegliato dai carabinieri per far sì che nessuno entri dove ci sono i cadaveri. I feriti sono stati tutti portati negli ospedali di Skopje e in strutture all'estero. «Sappiamo che i nostri figli sono morti nel fuoco, non è necessario scoprirlo a Skopje», ha ripetuto più volte un uomo che ha perso il suo unico figlio. Qualcuno non sa se il proprio figlio è tra le vittime oppure tra i dispersi. C'è anche tanta rabbia. «L'ingresso doveva essere solo per maggiorenni, ma hanno fatto entrare minorenni per fare più soldi», ha commentato un'altra persona, che conosceva almeno due delle vittime: un calciatore e una ragazza che lavorava al bar.

«Molti erano solo bambini» - In centro, il reporter incontra persone che piangono conoscenti o amici ed altre che si sono riunite per rendere omaggio a chi non ce l'ha fatta. «Ho perso un buon amico nell'incendio del club, è morto quella notte. Ci conoscevamo da piccoli e giocavamo a calcio insieme. Non riesco nemmeno a dire nulla, è così surreale», gli ha detto, ad esempio, Luka. Savrebbe potuto essere nella discoteca, se non gli avessero rinviato a oggi una partita di calcio. «Non riesco ancora a realizzare che tutte quelle giovani persone che sono morte nel fuoco non ci sono più. Molti di questi bambini avevano appena cominciato a vivere. Ed ora sono morti». Non immagina nulla di peggio che perdere un figlio e si chiede perché è successo, sottolineando il fatto che il club non aveva una licenza valida.

«È viva ma sotto shock» - C'è chi, in merito, parla di omicidio. Saša, insegnante di inglese a Kochani, ha le idee chiare: «Se hai un luogo che non è adatto per 1500 persone, eppure ci metti dentro 1500 persone, e organizzi un concerto senza rispettare alcun standard di sicurezza o avere vie di fuga. Se poi scoppia un incendio e le persone non possono scappare, allora è omicidio». Sua figlia è viva, anche se sotto shock. Ha chiamato i genitori chiedendo di essere portata alla stazione di servizio perché era scoppiato un incendio, ma era difficile pensare alle dimensioni della tragedia. «Ora non riesce a dormire e prende tranquillanti. Ha perso degli amici lì dentro e ha visto cose che nessuno dovrebbe vedere, tanto meno alla sua età».

Cosa è successo - Il bilancio è di 59 morti e 150 feriti, tra cui alcuni molto gravi. Le fiamme sono scoppiate nel locale 'Pulse' di Kocani, cittadina a un centinaio di km a est della capitale macedone Skopje, si esibiva la nota band locale dei Dnk, uno dei gruppi musicali più famosi e popolari nel Paese balcanico. A quanto pare, all'interno del locale, che aveva una licenza falsa, c'erano 1'500 persone, di cui molti minorenni. I proprietari sono stati arrestati e una ventina di persone sono state interrogate.

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