Una malattia metabolica che mette a rischio le nostre ossa
L'osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro, caratterizzata da una ridotta massa ossea e dal deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità e predisposizione alle fratture, soprattutto dell'anca, della colonna vertebrale e del polso.
L'osteoporosi è una malattia metabolica che provoca la progressiva perdita di massa ossea; come risultato, l'architettura scheletrica è compromessa e le ossa divengono fragili e più soggette a fratture.
L'osteoporosi è una malattia cronica, che dipende da molti fattori.
Normalmente, i processi di formazione e riassorbimento del tessuto osseo sono strettamente correlati. Cellule specializzate, chiamate osteoclasti e osteoblasti, lavorano incessantemente per controllare e mantenere il giusto livello di mineralizzazione ossea:
Come operano queste cellule specializzate?
Nel corso della vita, si possono creare condizioni in cui la quantità di osso riassorbita dagli osteoclasti è maggiore di quella prodotta e depositata dagli osteoblasti. In sostanza, la quantità di osso neoformato diviene insufficiente per sostituire quello demolito durante la fase di riassorbimento. Se queste piccole carenze persistono alla fine di ogni ciclo di rimodellamento, può insorgere l'osteoporosi. Tale malattia si può sviluppare in forma primitiva o secondaria.
Osteoporosi primitiva e osteoporosi secondaria
L'osteoporosi primitiva si verifica nella maggior parte dei casi nelle donne in post menopausa e nei pazienti anziani. All'osteoporosi primitiva possono contribuire il naturale calo degli estrogeni nella donna, un calo sensibile degli androgeni negli uomini (andropausa), la diminuita assunzione di calcio, i bassi livelli di vitamina D e l'iperparatiroidismo secondario. L'osteoporosi senile si presenta, in genere, dopo i 65-70 anni di età, in entrambi i sessi (ma più frequentemente nelle donne). Anche il tessuto osseo, infatti, come qualsiasi altra componente del nostro corpo, è destinato ad invecchiare e, col passare degli anni, va incontro sia ad una progressiva riduzione quantitativa che ad uno scadimento qualitativo.
L'osteoporosi secondaria, invece, può derivare da altre condizioni mediche o dall'impiego protratto di alcuni farmaci osteopenizzanti, cioè in grado di contribuire alla perdita della massa ossea. Tra le patologie che possono favorire l'insorgenza dell'osteoporosi ci sono alcune malattie endocrine (come ad esempio l'ipertiroidismo, l'ipogonadismo, l'iperprolattinemia, il diabete mellito) e alcune malattie dell'apparato gastro-intestinale, come il malassorbimento, la celiachia, il morbo di Chron e l'insufficienza renale cronica. Inoltre, l'osteoporosi può riscontrarsi in caso di immobilizzazione prolungata, deficit di calcio o vitamina D, malattie croniche respiratorie, mieloma multiplo, artrite reumatoide e alcune neoplasie maligne.
Cosa può influenzare l'insorgere dell'osteoporosi?
Il rischio di sviluppare la malattia è influenzato da prolungati periodi di sedentarietà, predisposizione genetica, magrezza eccessiva, abuso di alcolici e fumo di sigaretta. La riduzione della massa ossea può essere generalizzata e coinvolgere tutto lo scheletro oppure interessare solo alcuni segmenti ossei.
L'osteoporosi interessa più frequentemente la colonna vertebrale, le ossa lunghe il bacino; le fratture da fragilità si riscontrano soprattutto a carico delle vertebre, del femore, del polso e dell'omero.
Le cause che possono portare all'osteoporosi sono: ridotta assunzione di calcio con la dieta, ridotta attività fisica con carico associato, ingestione di bevande con ridotto contenuto di calcio (bevande gassate), ridotta secrezione di estrogeni, stress, riduzione di cibi cucinati in casa ma ricchi di conservanti e preconfezionati, età femminile superiore di 45 anni, menopausa, fumo di sigarette, vita sedentaria, ridotto consumo di latticini, assenza o ritardo di gravidanza e anche di allattamento al seno. Nella stragrande maggioranza dei casi, non un solo, ma più fattori di rischio concorrono nell'insorgenza dell'osteoporosi.
Quali sono i sintomi più comuni?
I sintomi più comuni che andremo ad elencare sono anche da attribuire ad altre patologie ma si riscontrano ovviamente nell'osteoporosi e possono essere: insorgenza di calcoli renali, coxoalgie, cruralgie, dolori alle articolazioni (grandi e piccole),diffusi dolori muscolari, fratture ossee, ipercalcemia, variazioni delle curve fisiologiche della colonna vertebrale, osteopenie, reumatismi e trombocitosi.
È normale che solo attraverso esami approfonditi e visite mediche specialistiche si può risalire che determinati sintomi siano legati all'osteoporosi. Sarà premura del medico indirizzare la persona ad eseguire i controlli più accurati e specifici per poterli analizzare e risolverli.
Come si può prevenire l'insorgenza dell'osteoporosi?
La prevenzione dell'osteoporosi riguarda un insieme di suggerimenti inerenti le abitudini e lo stile di vita della popolazione generale; si tratta di opportuni accorgimenti utili alla tutela della salute nei confronti di una patologia fortemente invalidante.
L'osteoporosi si caratterizza per la compromissione della robustezza dell'osso, che predispone ad un aumento del rischio di frattura; la PREVENZIONE è senz'altro l'aspetto più importante nella lotta all'osteoporosi.
I passi chiave che si dovrebbero perseguire a tutte le età per ottenere una valida prevenzione dell'osteoporosi possono essere così riassunti:
Per la prevenzione dell'osteoporosi secondaria valgono gli stessi principi, con la differenza che spesso è INDISPENSABILE intervenire sulla patologia correlata mediante una terapia farmacologica specifica.
L'attività fisica come prevenzione ed elisir di lunga vita per le nostre ossa
L'educazione motoria deve rientrare a pieno titolo all'interno di specifici e mirati protocolli preventivi per l'osteoporosi. Innumerevoli ed autorevoli studi hanno dato risultati positivi, dimostrati a livello densitometrico, psicofisico, sociale ed economico, che inducono a ritenere l'attività motoria come un'utile strumento per migliorare le condizioni generali di salute specifiche nei soggetti che la praticano. Occorre tuttavia considerare che l'attività motoria non si vuol sostituire in alcun modo agli specifici interventi per il trattamento dell'osteoporosi, mostrandosi utile proprio come strumento integrativo da abbinare, affinchè si abbia uno stimolo allenante ottimale, che induca quindi un adattamento stabile nel soggetto in questione.
Prevenzione che deve iniziare nell'età dello sviluppo e giovanile, per intensificarsi nell'approssimarsi dell'età a rischio. L'esercizio fisico offre due vantaggi che nessun'altra terapia di mantenimento della massa ossea permette: un'efficacia nel conservare la salute fisica che va ben al di là del solo problema osteoporosi, una azione preventiva nel creare, nell'età giovanile una struttura ossea satura ed efficiente e, soprattutto nell'età anziana, un ineguagliabile effetto sulla prevenzione dell'evento ultimo che si vuole assolutamente evitare: la frattura. Risulta quindi essenziale programmare un allenamento indirizzato al miglioramento della BMD (Bone Mass Density o densità della massa ossea), in particolare degli arti inferiori e del rachide, le zone percentualmente più colpite da quadri di osteoporosi.
È stato dimostrato che la perdita di massa ossea che si verifica con l'età, è intimamente connessa con la riduzione di forza dei muscoli che sostengono il rachide stesso. La perdita muscolare, contribuisce all'osteoporosi perché la massa muscolare è direttamente correlata con quella ossea attraverso la relativa sollecitazione fisica che un muscolo può esercitare sull'osso, stimolando quindi la produzione di matrice.
Numerosi studi evidenziano come in caso di insufficiente forza dei muscoli estensori della colonna e dei muscoli del tronco, aumenti il rischio di compressioni e fratture vertebrali e si generino pressioni molto elevate all'interno dei dischi intervertebrali.
Come dovrebbe essere strutturato l'allenamento?
È necessario che l'allenamento sia programmato in modo che si generino adeguate sollecitazioni a livello osseo, non solo da un punto di vista quantitativo, ma anche qualitativo in termini di frequenza ed intensità.
Per ottenere effetti ottimali, l'attività fisica deve stressare e sollecitare il tessuto osseo, che risponderà con un adattamento specifico ai carichi a cui è sottoposto, aumentando la propria densità e resistenza attraverso una vera e propria risposta di supercompensazione.
Gli stimoli dovrebbero essere applicati ad una svariata gamma di movimenti, distribuendo le sollecitazioni con modalità e direzioni differenti, per indurre una risposta più marcata e generale.
Stimoli meccanici determinati da esercizi con carichi elevati ed un numero relativamente basso di ripetizioni possono avere un grande effetto sulla massa ossea, più delle attività con carichi leggeri e movimenti ciclici.
Anche gli esercizi di resistenza ciclici "Cardio" possono determinare un adattamento funzionale dell'osso. Si è evidenziato che tanto più il livello di stimolazione meccanica a livello osseo è bassa e tanto più diviene importante la frequenza con la quale detti stimoli si susseguono per indurre un'efficace azione osteogenica.
In parole povere, se lo stress meccanico indotto dall'esercizio fisico è basso, è necessario che venga mantenuto per più tempo o si ripeta con una frequenza piuttosto alta per poter comunque produrre effetti benefici nell'aumento di densità ossea.
Quali sono le metodologie di allenamento consigliate?
Da quanto sopra accennato, l'allenamento da un punto di vista preventivo, dovrebbe seguire queste due metodologie:
JRF : Joint Reaction Forces, protocolli di esercizi che inducono stress alla struttura scheletrica attraverso forze di reazione articolare, quali ad esempio il sollevamento di manubri e bilancieri o l'uso di macchine isotoniche. Queste attività hanno un'influenza positiva soprattutto sul tessuto osseo dove si applica la tensione applicata dalla contrazione muscolare, quindi, un'azione distrettuale prevalentemente concentrata nel punto di inserzione muscolo-tendineo.
GRF : Ground Reaction Forces, protocolli di lavoro che si basano sull'azione svolta dalla forza di gravità, comprendenti esercizi quali balzi, salti, step ed attività di resistenza antigravitarie come la corsa. Questi esercizi hanno un'influenza più generale e determinano un aumento di mineralizzazione sull'intera struttura scheletrica, anche se si sono evidenziati i maggiori incrementi a livello della regione prossimale del femore e dell'anca (tra l'altro due tra le zone più a rischio di osteoporosi, motivo in più per applicare questo tipo di protocolli di lavoro).
Molto importante in ogni attività sportiva ad alto impatto sottolineare che spesso i problemi sorgono, più che per l'elevata intensità dei carichi, per la tecnica di esecuzione inadeguata e le posture errate assunte durante l'esecuzione degli esercizi, quindi, in soggetti anziani ed a rischio, ma anche in soggetti più giovani, nessuno escluso, la postura e la tecnica esecutiva dovranno essere curate fin nei più minimi dettagli per evitare infortuni dovuti proprio alla cattiva esecuzione dei movimenti.
Quindi il consiglio é sempre quello di affidarvi a professionisti del settore del movimento e del benessere che possano consigliarvi e seguirvi al meglio durante i vostri allenamenti. Evitate il "fai da te" se non siete esperti dei movimenti e delle tecniche di allenamento.
Come sempre per qualsiasi chiarimento e approfondimento restiamo a vostra disposizione, vi invitiamo ad approfittare dell’ingresso prova gratuito per venire a visitare il nostro CLUB e scoprire i nostri servizi (A-CLUB Fitness & Wellness – Via Campo Sportivo SAVOSA; e-mail (fitness@a-club.ch) oppure fissate un appuntamento presso il nostro Club (091 966 13 13).
A cura di Brian Belloni
Laureato in Scienze Motorie, Massoterapista, Istruttore Fitness Centro A-CLUB, Savosa
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