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“Bitcoin, speranza tra le baracche di Kibera"

credit: Aran/YouTube
Rikki
“Bitcoin, speranza tra le baracche di Kibera"

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Durante lo scorso Plan ₿ Forum, il podcaster italiano Rikki ha raccontato la sua esperienza nella baraccopoli di Nairobi, dove la vita di molti sta già cambiando grazie alla più nota valuta digitale al mondo.

Il suo è stato, senza dubbio, tra gli interventi più originali dello scorso Plan ₿ Forum. Il che non era affatto scontato, considerati l’ampiezza e lo spessore del parterre di speaker di un evento nato a Lugano e divenuto, in pochi anni, il punto di riferimento internazionale dell’universo Bitcoin, delle tecnologie blockchain e P2P e delle loro ricadute sulla libertà finanziaria e di parola. Riccardo Giorgio Frega, noto nell’ambiente con lo pseudonimo di Rikki, è un podcaster e avvocato. Salito sul palco principale del Palazzo dei Congressi, ha dato vita, coinvolgendo tutto il pubblico presente, alla presentazione dal titolo "Hope among the Shacks", incentrato sulla sua esperienza nella baraccopoli di Kibera a Nairobi, in Kenya.

Rikki, che nel 2023 ha pubblicato il libro "Missione El Salvador: avventura, natura e Bitcoin" - uno spaccato sul paese centroamericano pioniere nell'adozione di BTC - è da tempo impegnato a documentare l'impatto della valuta digitale creata da Satoshi Nakamoto sulle economie emergenti, attraverso il suo progetto Bitcoin Explorers. Ma è stata la visita a Kibera, uno degli slums più grandi dell'Africa, a offrirgli uno spaccato decisamente unico.


Povertà, malattie e imprenditorialità: i volti di Kibera

«A Kibera si vive in media con 2 dollari al giorno, oltre il 12% della popolazione ha contratto l'HIV e manca l'accesso all'acqua pulita», ha esordito Rikki, dipingendo un quadro a tinte fosche. «Ma se ci andate, scoprirete che non è solo questo. Kibera è una società a sé, con negozi, piccoli imprenditori, gente che lavora in città e invia i soldi guadagnati al villaggio. È un luogo pieno di vita, non solo di morte». E in questo brulicare di umanità, la tecnologia si sta facendo strada. «Usano smartphone economici per mandare avanti i loro business, esattamente come noi», ha raccontato l’italiano, mostrando le foto di venditori ambulanti con insegne "Bitcoin accepted here". C’è chi offre spiedini di carne, chi noleggia ombrelli griffati BTC, e sono diversi i commercianti che accettano pagamenti in valuta digitale attraverso wallet con Lightning Network.


Bitcoin come "arma"... di libertà finanziaria

Questo fermento, ha spiegato Rikki, è frutto del lavoro di attivisti locali come Felix, che instilla conoscenza nel cuore della comunità di Kibera, attraverso il libro "Bitcoin Money: storia di una moneta sana". Ci sono poi associazioni come Bitcoin Dada, che forma le donne all'uso di BTC e dei linguaggi di programmazione, con un obiettivo chiaro: «Diffondere la consapevolezza di che cos'è la scarsità digitale e di come le loro valute nazionali si stiano, al contrario, svalutando». Anche dal punto di vista tecnologico, il terreno è fertile: «Il Kenya è leader nei pagamenti digitali con M-Pesa, un'app usata da milioni di persone. Ora, grazie a Tanda, un'altra app made in Kenya, ogni commerciante che accetta M-Pesa può ricevere Bitcoin senza commissioni: un enorme incentivo all'adozione». Ma perché spingere sull'acceleratore di BTC proprio in un paese con un'inflazione relativamente bassa come il Kenya? Per Rikki la risposta è nel debito estero: «Ogni anno, il governo del Kenya deve chiedere nuovi prestiti al Fondo Monetario Internazionale per ripagare quelli vecchi. È un modello insostenibile, nato col colonialismo e perpetuato attraverso il dollaro. Non è un caso - ha chiosato - che nel 1987 il presidente del Burkina Faso, Thomas Sankara, fu ucciso dopo aver denunciato questo sistema all'ONU. Disse “non possiamo pagare perché non siamo noi i responsabili di questo debito”. Pochi mesi dopo venne assassinato in un colpo di stato appoggiato da potenze straniere».


Un atto di ribellione

È qui che entra in gioco Bitcoin, ha concluso Rikki con un appello appassionato: «Ogni volta che comprate o trasferite BTC, non state solo investendo o pagando. State sovvertendo lo status quo. State aiutando una rete globale a crescere. È un atto rivoluzionario non violento, l'unica arma che abbiamo per creare una società più giusta. Perché questo sistema basato sul debito non è sostenibile».

Le vibrazioni di questo racconto appassionato hanno coinvolto le migliaia di persone presenti, arrivate in riva al Ceresio per la due giorni del Plan ₿ Forum. L’evento si ripeterà, nell’attesissima quarta edizione, dal 24 al 25 ottobre di quest’anno. I biglietti per partecipare sono in vendita, temporaneamente, al prezzo speciale di 99 franchi.


Questo articolo è stato realizzato da Lugano's Plan ₿, non fa parte del contenuto redazionale.
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