Olindo Vanzetta, Biasca
La presenza di grandi predatori è un male insidioso con il quale non è né giusto né possibile convivere. La protezione di cui godono è scandalosa e insulta il nostro passato di pastori contadini, facendo strame del patrimonio agro-pastorale e culturale tramandatoci dai nostri Avi.
Patrimonio e civiltà messi a rischio e sotto pressione dall’infausto pilotato ritorno dei predatori. Predatori amati e osannati in una società senza principi, confusa e malata, che non sembra più sapere da dove provenga il pane.
È tempo e ora che politici e cittadini si rendano conto che il progetto grandi predatori colpisce al cuore l’allevamento e la pastorizia, mutilando ulteriormente le nostre capacità produttive, innescando e favorendo perniciose dipendenze economico-alimentari.
Palesi e sconcertanti le contraddizioni di partiti politici e associazioni ambientaliste che, prima si ergono e propugnano saggiamente una maggiore indipendenza alimentare, per poi parimenti schierarsi in difesa dei grandi carnivori divoratori di animali domestici allevati con fatica e passione. Difesa sconsiderata, segno e frutto di grande ignoranza della questione, di una società sconnessa, prigioniera di un falso benessere.
La nuova legge sulla caccia, prossimamente in votazione, da sola non basta, serve una più ampia presa di coscienza sulla gravità dello scontro in atto. Scontro da affrontare uniti, sorretti dalla convinzione di essere nel giusto, di avere dalla nostra parte la forza della ragione.
Uniti difenderemo, con le unghie e con i denti, il nostro lavoro, levandoci in piedi, forti nella consapevolezza di operare per il bene comune, respingeremo fermamente ogni forma di iniqua e impossibile convivenza.
Convivenza arbitrariamente perorata e diffusa da moderni e interessati predicatori che non hanno mai visto né allevato una capra.
Chi semina vento, raccoglie tempesta!