Lelia Guscio, candidata per la Lega dei Ticinesi
LUGANO - La nostra Costituzione Federale in fatto di lingue parla molto chiaro all’art. 70:
1 Le lingue ufficiali della Confederazione sono il tedesco, il francese e l’italiano. Il romancio è lingua ufficiale nei rapporti con le persone di lingua romancia.
2 I Cantoni designano le loro lingue ufficiali. Per garantire la pace linguistica rispettano la composizione linguistica tradizionale delle regioni e considerano le minoranze linguistiche autoctone.
3 La Confederazione e i Cantoni promuovono la comprensione e gli scambi tra le comunità linguistiche.
4 La Confederazione sostiene i Cantoni plurilingui nell’adempimento dei loro compiti speciali.
5 La Confederazione sostiene i provvedimenti dei Cantoni dei Grigioni e del Ticino volti a conservare e promuovere le lingue romancia e italiana.
Inutile ripetere che noi ticinesi, linguisticamente, siamo l’anello debole delle varie comunità linguistiche federali autoctone. Siamo minoranza linguistica. Anche per questo fatto, esiste l’articolo costituzionale sulle lingue citato sopra. Ossia per tutelarci nell’ambito delle attribuzioni di posti di lavoro federali, ottenibili anche in lingua madre, a condizione di avere almeno un’infarinatura di tedesco. Da parte nostra, quindi, dobbiamo fare un piccolo sforzo di gioventù, quando il cervello è ancora plastico e duttile. Ci si chiede di spendere le nostre energie di giovani studenti, anche per il tedesco. La contropartita che ci si prospetta, è la maggiore possibilità di trovare qualche posto di lavoro ben retribuito. I più globalizzati invece sostengono che l’inglese dovrebbe essere prioritario in quanto lingua franca internazionale della finanza, delle nuove tecnologie, della comunicazione, dell’aviazione, della moda, del turismo, dello sport d’élite e di tutto ciò che ha sapore di futuro e di successo. Commercialmente parlando, hanno ragione. Più o meno tutti sono concordi sul fatto che il francese in futuro è destinato a diventare lingua secondaria di nicchia, pura soddisfazione culturale con scarsa rilevanza professionale internazionale. Anche a causa della sua ortografia mai semplificata. Intanto, a toglierci le castagne dal fuoco ed evitarci eccessive liti causate da questioni di supremazia linguistica, ci sta pensando la tecnologia. In commercio, imperversano infatti sistemi di traduzione automatici sia scritti, sia orali che sempre più abbatteranno barriere linguistiche tra individui e interi popoli anche in tempo reale. La vera sfida linguistica che rimane aperta sul tavolo per tutti, è lo strisciante analfabetismo di ritorno. Lo studio delle lingue, serve infatti anche a fare ragionare i giovani. A dare una struttura alle loro menti. A evitare che siano futuri cittadini passivi, sprovvisti di strumenti per capire il mondo in cui vivranno. La vera domanda è: quanti riusciranno ancora a destreggiarsi con l’uso dell’intelletto e non avranno cervelli spenti dalle tecnologie?