Piero Marchesi, Consigliere nazionale UDC
Tra poche settimane, il 22 settembre, gli svizzeri avranno la possibilità di condurre in porto una delle riforme che da anni attende questo momento: la legge sulla previdenza professionale che regola le nostre rendite di cassa pensione. Da quando è stata adattata l’ultima volta il mondo del lavoro è notevolmente cambiato, servono ora nuove risposte.
La spinta per questo adattamento arriva in gran parte dalla speranza di vita che, fortunatamente, è aumentata, ma che al contempo provoca un’erosione del capitale accumulato per il fatto che si beneficia più a lungo delle rendite.
Rispetto a qualche decennio fa, inoltre, oggi sempre di più si lavora a tempo parziale. Questo vale soprattutto per le donne. E sempre di più vi sono persone che dispongono di più attività e dunque lavorano per più datori di lavoro. La legge attuale sulla LPP non permette di affiliare chi si trova in questa situazione. Per questo motivo molte persone, pur lavorando molto, non accumulano capitale pensionistico perché non raggiungono le soglie minime per poter contribuire durante la vita attiva al proprio capitale previdenziale. E di conseguenza anche il datore di lavoro non può versare mensilmente importi di previdenza a favore del collaboratore.
La conseguenza per queste persone è quella di ritrovarsi a fine carriera lavorativa con la sola AVS come rendita, che ovviamente non è sufficiente per poter beneficiare di una pensione dignitosa e anche l’integrazione delle prestazioni complementari non permette quelle libertà che una persona dopo una vita di lavoro meriterebbe. Per prevenire la “povertà” nella terza età la soluzione è il risparmio. Con la nuova legge sarebbero oltre 100'000 le lavoratrici e i lavoratori a cui verrebbe permesso l’accesso al secondo pilastro, mentre molte altre si vedrebbero aumentare notevolmente la possibilità di risparmio e dunque di rendita durante la pensione.
La storia della Svizzera è fatta di continue riforme e dalla capacità di anticipare i tempi e trovare le soluzioni adatte e mirate. Negli ultimi anni abbiamo perso gran parte di queste capacità e questo in molti ambiti. La riforma LPP è un tipico compromesso elvetico, che affronta e risolve numerosi degli attuali problemi e rafforza il sistema previdenziale a tre pilastri, da molti invidiato. La sinistra, mai contenta, chiede che attraverso la riforma si risolvano anche temi come la parità salariale o l’inflazione, che nulla c’entrano con il secondo pilastro. Un rifiuto riporterebbe alla casella di partenza lasciando in vigore l’attuale legge ancora per molti anni. Questo non è nell’interesse di nessuno, nemmeno di coloro che i sindacati – contrari – pretendono di difendere.