Arrivate le reazioni delle principali realtà della sanità, degli assicuratori e dei consumatori. Per molti, la misura è colma.
BERNA - Non solo i partiti, ma anche le principali organizzazioni della sanità, degli assicuratori e dei consumatori hanno reagito con veemenza all'annuncio del netto aumento dei premi malattia per il 2024 e moltiplicato le proposte per contenere i costi. Per molti, la misura è colma.
La Federazione romanda dei consumatori (FRC) chiede una moratoria sui premi delle casse malati. «Mentre il Parlamento si è mostrato incapace di metter mano a riforme ambiziose, gli assicurati sopportano il fardello di questa legislatura persa», scrive l'organizzazione.
La FRC propone prezzi dei medicinali simili a quelli praticati nei Paesi vicini, un miglior coordinamento delle cure, in particolare di quelle primarie, e la fissazione di un tetto massimo dei premi al 10% del reddito dei nuclei famigliari.
«Non una fatalità»
Secondo la Federazione dei medici svizzeri (FMH), l'aumento dei premi nelle proporzioni annunciate oggi non è una fatalità. «Importanti riforme potrebbero frenarlo, ma sono bloccate», ha deplorato.
L'FMH invita all'introduzione di un finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e ospedaliere, al fine di alleggerire i premi. Medici, ospedali e farmacie propongono inoltre la fissazione di margini indipendenti sui prezzi dei medicinali originali e dei generici, che consentirebbero di risparmiare 250 milioni di franchi all'anno.
Sul fronte degli assicuratori, Santésuisse giustifica l'aumento dell'8,7% dei premi con i costi dei farmaci, delle cure e delle prestazioni di psicoterapia e fisioterapia. Delle riforme sono indispensabili, prosegue, così come un calo delle tariffe dei laboratori e dei prezzi dei medicamenti e un maggiore impiego dei generici. Tali misure consentirebbero di risparmiare oltre un miliardo di franchi all'anno, secondo Santésuisse.
Curafutura, l'altra grande federazione delle casse malati, deplora «l'inerzia politica» in Svizzera. L'associazione ricorda in particolare di essersi impegnata «fino all'ultimo minuto per una revisione dei margini sulla distribuzione dei medicinali». Ciò avrebbe permesso, secondo suoi calcoli, di risparmiare immediatamente 60 milioni di franchi, nonché di fare economie supplementari per svariate centinaia di milioni.
«Semplici esecutori»
Dal canto loro, i responsabili dei dipartimenti cantonali della sanità e della socialità dei cantoni romandi e del Ticino, riuniti in seno alla Conferenza latina degli affari sanitari e sociali, suonano il campanello d'allarme. I tentativi di riformare il sistema effettuati dai cantoni (pianificazione, raggruppamento ospedaliero, limitazione dell'ammissione dei medici a praticare a carico dell'assicurazione malattie) sono regolarmente annacquati dal Parlamento federale e rimessi in discussione dai tribunali, deplora la Conferenza latina. Alla fine, i cantoni «diventano semplici esecutori».
Lukas Engelberger, presidente della Conferenza dei direttori cantonali della sanità (CDS), e consigliere di Stato di Basilea Città, ha a sua volta respinto al mittente la critica di inadempienza da parte dei cantoni. Questi ultimi «sono pronti ad assumersi le loro responsabilità in materia di costi, e lo fanno già con effetti sensibili», ha aggiunto. Nel frattempo, occorre considerare lo sviluppo della medicina e l'evoluzione demografica, che pesa sui costi, ha ancora sottolineato Engelberger.