«L’individuazione di problemi nelle istituzioni nella gestione delle molestie sessuali resta senza soluzione»
BELLINZONA - Continua a far discutere la bocciatura da parte del Gran Consiglio dell'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta per il caso dell'ex funzionario del DSS condannato per coazione sessuale. Dopo il collettivo femminista "Io l'8 ogni giorno" e la Lega, a prendere la parola, esprimendo «il proprio disappunto» è l'associazione donne PPD.
In particolare, le donne del partito pongono l'accento sulla necessità di verificare che all’interno dell’amministrazione pubblica vi siano comportamenti omertosi e idonei al crearsi di situazioni in cui alcuni si sentano di poter usare violenza. Situazione che, senza l'istituzione di questa commissione parlamentare d'inchiesta, a tutt'oggi «resta senza soluzione». «Le molestie sessuali nascono purtroppo in un clima culturale e aziendale di tacita connivenza e sopportazione di comportamenti inidonei, e questo non è in alcun modo tollerabile».
L'associazione donne PPD analizza anche il fatto che la decisione del Gran Consiglio possa essere legata alla preoccupazione che una commissione avrebbe potuto esporre le vittime a ulteriori sofferenze. «Non si confida nella propria capacità di gestire in modo opportuno un tema tanto importante e al tempo stesso delicato - scrive -. Ciò è forse il frutto anche della cattiva gestione di precedenti commissioni. Tuttavia lo strumento istituzionale delle commissioni d’inchiesta è e deve rimanere uno dei cardini di intervento laddove il Cantone debba fare luce sul proprio operato attraverso un processo interno di analisi e verifica».
Affinché questa vicenda non venga dimenticata, le donne PPD chiedono di «rivedere i processi di denuncia e intervento che consentano un’adeguata sorveglianza all’interno delle amministrazioni cantonali», ma anche «che si faccia un’analisi seria sulle modalità di funzionamento e azione delle commissioni parlamentari d’inchiesta».