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GUERRA COMMERCIALE

«Gli States per il Ticino? Un mercato da 693 milioni di franchi»

Anche «grazie alle relazioni bilaterali» la Confederazione cerca di proteggere le imprese, per quelle ticinesi gli Usa sono il terzo mercato.
AFP/Tipress
«Gli States per il Ticino? Un mercato da 693 milioni di franchi»
Anche «grazie alle relazioni bilaterali» la Confederazione cerca di proteggere le imprese, per quelle ticinesi gli Usa sono il terzo mercato.

LUGANO - Nella guerra commerciale internazionale scatenata da Trump contro il resto del mondo, la Svizzera gioca la sua battaglia, anche per le imprese Ticinesi che negli Usa esportano per 693 milioni di franchi.

E non è un caso che in queste ore il CEO della Swiss-American Chamber of Commerce (Swiss AmCham) Rahul Sahgal sia volato a Washington per una serie di incontri. Proprio dopo che il Dipartimento del Commercio statunitense ha inserito la Confederazione nella lista dei Paesi commercialmente "sleali", senza però sapere quali ritorsioni potrebbe subire.

A pesare nel poco lusinghiero giudizio statunitense sarebbe la bilancia commerciale, che ci vede nettamente "pesare" di più rispetto agli americani dato che la Svizzera ha importato beni per un valore di 29,7 miliardi di franchi e ne ha esportati per 56,6 miliardi di franchi (dati 2023), anche se - va detto - gli Stati Uniti vantano nei nostri confronti una notevole eccedenza commerciale nelle esportazioni di servizi.

Ma al netto dei mutevoli umori trumpiani resta il fatto che le relazioni tra Berna e Washington siano state fin qui «ottime», come conferma la Confederazione. Del resto non potrebbe essere altrimenti dato che gli States sono per importanza il nostro secondo partner commerciale dopo l'UE, oltre che la principale destinazione delle esportazioni.

«Negli ultimi vent’anni, il commercio tra la Svizzera e gli Stati Uniti ha registrato una crescita notevole, con le esportazioni che sono passate da 14 a oltre 52,6 miliardi di franchi nel 2024», spiega Luca Albertoni, Direttore della Camera di commercio, dell'industria, dell'artigianato e dei servizi del Ticino, che aggiunge: «Gli Stati Uniti sono diventati il principale mercato di sbocco dei prodotti svizzeri, principalmente prodotti chimico-farmaceutici, strumenti di precisione, macchinari e l’elettronica».

Dottor Albertoni, gli Stati Uniti sono anche la principale destinazione degli investimenti diretti esteri svizzeri.
«Siamo il sesto investitore straniero nel Paese. Gli investimenti svizzeri, soprattutto nei settori della ricerca e dello sviluppo, hanno portato alla creazione di quasi mezzo milione di posti di lavoro, prevalentemente qualificati, e quindi ad alto reddito».

La relazione commerciale del Ticino è altrettanto strategica.
«
Per le aziende ticinesi, gli Stati Uniti rappresentano il terzo mercato di destinazione dopo Italia e Germania, con esportazioni che nel 2023 hanno raggiunto circa 693 milioni di franchi».

Ma non è un momento facile dato che anche l'UE ha annunciato nuovi dazi, dunque anche i beni made in Usa destinati alla Confederazione verranno sottoposti alle nuove tariffe imposte da Bruxelles?
«Se la merce USA è destinata direttamente alla Svizzera e transita solo attraverso l’UE senza essere sdoganata in un paese dell'UE, non è soggetta ai dazi europei. I dazi che l’UE applicherà ai prodotti statunitensi riguarderanno esclusivamente i prodotti sdoganati all’interno dell'Unione Europea».

Questo però non rende però totalmente esenti aziende o consumatori svizzeri dai nuovi dazi UE.
«Sì, ne verrebbero interessati nel caso in cui i prodotti USA venissero prima sdoganati nell'UE e successivamente riesportati in Svizzera senza modifiche, oppure lavorati all’interno dell’UE e poi esportati in Svizzera sotto forma di prodotto finito».

Per galleggiare nella turbolenza dei mercati ci si affida alle relazioni economiche bilaterali, rinvigorite dalla decisione unilaterale (gennaio 2024) di Berna eliminare i dazi sulle importazioni di prodotti industriali.
«Per influenzare le discussioni con le autorità americane la Svizzera potrà ora contare "solo" sul peso dei suoi investimenti, sulla cooperazione nel settore finanziario e in ambito scientifico. Non escludiamo che si possa tornare a negoziare un Accordo di libero scambio, già discusso in occasione della prima presidenza Trump».

Non sarà un'impresa facile.
«In Svizzera ci sono resistenze interne soprattutto dal mondo agricolo. Ma le basi sono state poste e ci potrebbe essere qualche evoluzione. Un elemento che potrebbe giocare a nostro favore nell'attuale situazione, potrebbe essere il fatto che noi abbiamo appunto abolito i dazi industriali. È chiaro che se gli USA prendono però come solo parametro la bilancia commerciale, allora vi sarà molto da discutere». Del resto è pur sempre una guerra.

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