Canada, Irlanda e Regno Unito: la tragica fine degli ospiti di alcuni istituti "caritatevoli" cattolici.
Gli istituti di accoglienza per ragazze madri erano enti assistenziali ma, a dispetto del nome e delle formali intenzioni, chi vi entrava, troppo spesso, trovava la morte. La morte a causa della denutrizione, del freddo, dell’incuria a cui le giovani madri e i loro figli piccoli erano sottoposti, quotidianamente, da religiose che invocavano il nome del Signore, ma condannavano a morte i suoi figli.
Una colpa segreta - Di certe cose se ne è sempre parlato: testimonianze di chi è riuscito a sopravvivere a quei luoghi dell’orrore o di chi quei bambini scheletriti e cenciosi li vedeva ogni giorno a scuola, anche se tenuti distanti e ghettizzati per via di una colpa segreta. Quella di essere nati da madre nubili, signorine che venivano condannate dalla società come svergognate e ‘poco di buono’ e scacciate dalla propria famiglia per il disonore che avevano recato loro.
A parlare sono le fosse comuni - L’unica salvezza, in molti casi, era rappresentata proprio dagli istituti religiosi preposti ad accoglierle e far nascere i loro figli, gli stessi istituti che si riveleranno, nel tempo, dei veri e propri lager. Se il racconto dei testimoni diretti è, ormai, una voce flebile, persa nel tempo, a parlare, più dei vivi, ci sono le tante fosse comuni che vengono scoperte casualmente o a seguito di indagini.
Una vera e propria carneficina - Si calcola che nella sola Repubblica d’Irlanda circa 9 mila bambini e neonati siano morti negli istituti per ragazze madri tra il 1922 e il 1998, anno in cui venne chiusa l’ultima struttura di questo genere. Una vera e propria carneficina dovuto all’abbandono, alla malnutrizione e all’avanzare di malattie infantili non curate per tempo.
Una recente, macabra testimonianza in Canada - Casi analoghi sono stati scoperti nel Regno Unito e, non ultimo, in Canada dove è stata rinvenuta, pochi giorni fa, una fossa comune in cui sono stati trovati i resti di 215 bambini indigeni proprio dove sorgeva la Kamloops Indian Residential School. Una macabra testimonianza della ‘cultura del genocidio’ imposta dai colonizzatori bianchi alle popolazioni indigene a partire dalla seconda metà dell’Ottocento.
Si calcola che tra il 1863 e il 1998, in Canada, 150 mila bambini appartenenti alle tribù dei nativi canadesi furono strappati alle loro famiglie per volontà del governo e destinati a “speciali scuole residenziali” perché venisse cancellata ogni traccia e ricordo della propria lingua e cultura. Tenuti prigionieri, maltrattati e, in molti casi, abusati sessualmente, migliaia di loro morirono di denutrizione e malattia.
«Sapevamo, ma non c'erano le prove» - Una pagina di storia infamante che, per anni, si è voluta ignorare e dimenticare fino a che non è stata scoperta la fossa comune nel terreno, nello Stato della British Columbia, in cui sorgeva l’istituto correttivo. «Sapevamo che queste cose erano accadute nella nostra comunità ma non eravamo in grado di confermarle», ha affermato Rosanne Casimir, capo della tribù dei Tkemlups te Secwepemc a cui appartenevano i bambini rinchiusi nelle scuole-prigioni canadesi dove gli veniva proibito di parlare la propria lingua e praticare la propria religione.
Cibo scarso e malattie - Epidemie di morbillo e tubercolosi erano all’ordine del giorno. Il cibo era scarso e non c’era nulla per riscaldare le rigide notti d’inverno. Oltre 300 mila bambini morirono all’interno di tali strutture senza lasciare traccia. Per il primo ministro Justin Trudeau, «quello che è emerso mi spezza il cuore, è un doloroso ricordo di un capitolo vergognoso della nostra storia» e, come cattolico, si è detto «profondamente deluso dalla posizione che la Chiesa cattolica ha assunto ora e negli ultimi anni».
Papa «scioccato» - Anche il Papa non ha mancato di far sentire la propria voce in merito e, durante l’Angelus domenicale, ha affermato che si tratta di una «notizia scioccante» che «accresce ulteriormente la consapevolezza dei dolori e delle sofferenze del passato». Sono purtroppo tanti gli scandali che coinvolgono la Chiesa di Roma, dal dramma della pedofilia fino alla scoperta della gestione impietosa, ma si può dire anche omicida, degli istituti religiosi destinati all’accoglienza delle ragazze madri o usati quali orfanotrofi.
Chiesa cattolica e scandali - In Canada, per esempio, su 118 scuole residenziali, ben 79 erano cattoliche e dipendevano direttamente dalla Santa Sede. Come riportato dal quotidiano Montreal Star. Al loro interno perse la vita il 40% degli internati: un numero stimato in almeno 50 mila bambini. Un vero e proprio genocidio, reso ancora più ignobile se si pensa che, in forza di una legge del 1857 che obbligava le famiglie indigene a trasferire i diritti di tutela dei propri figli agli istituti residenziali, questi ultimi si sono arricchiti proprio grazie alla morte di questi innocenti, appropriandosi delle loro terre che venivano rivendute a ricche multinazionali.
Il caso irlandese - Oltre la recente scoperta in Canada, è ancora fresco l’orrore suscitato dal rinvenimento a Tuam, nella contea di Galway in Irlanda, nel 2017, di una fossa comune risalente agli anni ’50 e contenente i resti di 800 corpi di neonati e bambini di non oltre 3 anni di vita. La scoperta è stata resa possibile dall’opera incessante di un gruppo di attivisti che, dopo anni di lotte e richieste, hanno ottenuto che il governo irlandese facesse luce sulle cosiddette "case lavanderie Maddalena", dove sono state rinchiuse 30 mila donne nell’arco di due secoli.
L'ultima chiusa solo nel 1996 - Le Si trattava di istituti gestiti da suore cattoliche che, dal 1765 al 1978, anche se l’ultima venne chiusa solo nel 1996, dette accoglienza a ragazze di bassa estrazione sociale che lavavano i panni delle suore, di comuni cittadini e dei carcerati. Giudicate colpevoli di condotta immorale, venivano rinchiuse in questi istituti dove, a cranio rasato e senza percepire alcuno stipendio, lavoravano come schiave per le religiose aguzzine.
Troppi cadaveri - Una sopravvissuta all’orrore racconta che «nel convento di High Park, dove ero reclusa, furono scoperti dei cadaveri di donne. Un numero impressionante, ben superiore alle morti dichiarate». L’attivista Maureen Considine, si dice certa che in Irlanda vi siano altre fosse comuni all’interno di istituzioni religiose: bambini a cui non si riuscirà a riconoscere e dare degna sepoltura perché tante informazioni sono state falsificate per dare illegalmente in adozione molti di loro in Irlanda e all’estero.
«Era come se fossero spariti» - Inoltre, sempre secondo il parere dell’attivista, il dramma delle fosse comuni riguarderebbe anche le scuole tecniche dove venivano mandati i bambini per essere avviati a un mestiere, ma che, in realtà, venivano solo sfruttati. Secondo Catherine Corless, la studiosa che per prima ha denunciato gli abusi della ‘Casa di St.Mary per mamme e bambini’ di Tuam, «nessuno sapeva quello che capitava dentro quelle altissime mura. Corless decise di indagare sull’istituto religioso dopo aver ottenuto i certificati di morte di tutti i 796 bambini deceduti al suo interno e aver notato che non erano sepolti da nessuna parte. «Era come se fossero spariti», ha affermato la storica irlandese.
Corpi ammassati in una vecchia fognatura - La verità è che i cadaveri dei neonati e bambini, alcuni sopravvissuti solo pochi minuti dopo la nascita, erano stati ammassati dalle suore nelle gallerie di una vecchia fognatura, risalente al periodo vittoriano, sulla quale era stato costruito l’orfanotrofio. «Non vi furono omicidi, ma la mortalità dentro la St.Mary era di cinque volte superiore al resto della popolazione e questo perché i bambini non venivano curati nonostante molte suore fossero infermiere». Molti piccoli morirono per ascessi, mal di gola o gastroenterite, ossia disturbi che era possibile combattere con una igiene adeguata mentre «le condizioni di affollamento li facevano morire come mosche». Le suore venivano pagate individualmente dallo Stato per ciascuna madre e figlio che ospitavano e ricevevano ampi finanziamenti per gestite il proprio istituto.
«Sepolte più di 300 ragazze» - Nella casa lavanderia Good Shepherds di Cork, è stato scoperto che «nelle fosse comuni sono state sepolte più di 300 ragazze e un centinaio di cadaveri sono stati ammassati nel locale lavanderia». Nel 2017, una fossa comune è stata invece scoperta a Lanark, nella Scozia meridionale, nel terreno dove è stato attivo, dal 1864 al 1981, l’orfanotrofio Smyllum Park gestito dalle suore cattoliche. In essa vi erano ammassati i corpi di 400 bambini. Un terzo dei corpi ritrovati sarebbero di bambini con non più di 5 anni d’età, mentre solo 24 di essi aveva più di 15 anni.
Dall’inchiesta che è seguita al rinvenimento dei corpi, le vittime sarebbero morte in seguito alle complicanze di malattie molto diffuse all’epoca come la tubercolosi e la difterite. Si è però riusciti a dimostrare che nell’orfanotrofio cattolico i bambini fossero sottoposti anche a violenze psicologiche e umiliazioni pubbliche e che vivessero in condizioni igienico-sanitarie a dir poco precarie. Il dramma degli istituti religiosi lager sono una pagina infamante della storia dell’Umanità e della Chiesa e le migliaia di vittime meritano, se non vendetta, che venga fatta giustizia.