Il 9 giugno si va alle urne. E il dibattito sull'iniziativa "per premi meno onerosi" si infuoca.
Via al conto alla rovescia, il voto del 9 giugno è ormai dietro l'angolo. E due dei quattro oggetti in votazione affrontano un problema che da anni affligge i rossocrociati, ticinesi in primis: l’aumento vertiginoso dei premi di cassa malati. L’iniziativa "per premi meno onerosi", in particolare, intende sgravare chi ha un reddito medio-basso e chiede che i premi a carico di tutti gli assicurati ammontino al massimo al 10% del loro reddito disponibile. L’importo eccedente sarebbe infatti finanziato per almeno due terzi dalla Confederazione e per l’importo rimanente dai Cantoni.
Tutto chiaro? Forse non proprio, e decidere per un “sì” o per un “no” all’iniziativa è tutt’altro che immediato. Abbiamo quindi deciso di andare a fondo, sentendo le argomentazioni di favorevoli e contrari nonché di una parte politicamente neutra ma direttamente implicata, l’associazione mantello degli assicuratori malattia svizzeri santésuisse.
«Negli ultimi 20 anni i premi di cassa malati sono più che raddoppiati, mentre salari e pensioni sono aumentati di poco», spiega a Tio/20Minuti Laura Riget, granconsigliera e copresidente del PS Ticino. «Sempre più persone, in particolare del ceto medio, fanno dunque fatica a pagare i premi di cassa malati e più in generale a coprire i costi della salute. Con la nostra iniziativa vogliamo porre fine a questa evoluzione e limitare i premi a un massimo del 10% del reddito disponibile».
Ma come si calcola il reddito disponibile? Come fa un cittadino a capire se beneficerebbe o meno dell’approvazione dell'iniziativa?
«Trattandosi di un’iniziativa costituzionale al momento si definisce il principio, e solo poi si stabilisce una legge di applicazione. Noi proponiamo di definire il reddito disponibile come reddito imponibile (quello dichiarato secondo le imposte) meno le deduzioni sociali per i figli più un quinto del patrimonio netto. Attraverso questa definizione si va ad aiutare quella fascia del ceto medio che adesso è esclusa dai sussidi di cassa malati, ma fa molta fatica a coprire gli attuali premi».
E chi già riceve sussidi per il pagamento dei premi malattia?
«Attualmente molte persone ricevono un sussidio unicamente parziale. Se l’iniziativa dovesse venire approvata questo verrebbe aumentato. Va detto, inoltre, che in tutta probabilità nei prossimi anni i premi continueranno a salire: l’iniziativa vuole quindi proteggere la popolazione dai futuri aumenti».
Come risponde alle argomentazioni dei contrari, secondo i quali le spese continuerebbero a essere le stesse, ma verrebbero coperte in un’altra forma, attraverso un aumento delle imposte federali dirette o/e dell’IVA?
«L’iniziativa si focalizza sulla ridistribuzione di questi costi, è vero. Nel sistema attuale i premi non vengono pagati in base al reddito e la persona che lavora come manager in banca paga quasi lo stesso premio per l’assicurazione di base rispetto a una persona che lavora nel sociosanitario. Si chiede dunque di fare un primo passo verso premi in base al reddito, così che chi ha di più dovrà anche contribuire di più, mentre chi fa fatica dovrà pagare meno. Va inoltre sottolineato che nel canton Vaud e nel canton Ginevra è già in vigore un sistema simile e, nonostante ci sia un tetto massimo del 10%, le imposte non sono state alzate, ma anzi sono diminuite. Questo dimostra che si può implementare l’iniziativa senza andare ad aumentare il carico di imposte sul ceto medio».
Consiglio federale e Parlamento sostengono però che l’iniziativa porterebbe costi eccessivi alla Confederazione..
«Se l’iniziativa dovesse passare la Confederazione dovrebbe finanziare due terzi della riduzione dei premi. Sarebbe così maggiormente incentivata a sfruttare quel margine di azione che esiste per cercare di contenere i costi, evitando doppioni e test inutili, limitando le retribuzioni degli specialisti e riducendo il prezzo dei farmaci. È infatti vero che anche se a livello cantonale possiamo fare diverse cose per contenere i costi della sanità, ci sono tantissimi ambiti in cui la responsabilità è della Confederazione. È importante che sia i Cantoni che la Confederazione cerchino di contenere i costi, ma con questa iniziativa possiamo da subito sostenere in maniera concreta le persone e le famiglie del ceto medio».
La vede diversamente, invece, Diego Baratti, presidente dei Giovani UDC Ticino. «L’iniziativa mette sul tavolo un tema importante, cioè l’aumento sempre più importante dei premi di cassa malati. Il fatto, però, è che non agisce sul problema alla base, vale a dire i crescenti costi della sanità e la paletta di prestazioni offerte, ma semplicemente va a mettere un tetto ai premi pari a un arbitrario 10% del reddito disponibile».
E cosa comporterebbe l’approvazione dell’iniziativa?
«I soldi che verranno a mancare per coprire quelli che poi sono i veri costi della salute dovranno essere presi da qualche altra parte, ma pur sempre dalle tasche dei cittadini. Si prospetta un aumento dell’IVA importante, che potrebbe addirittura superare il 10%. Non è quindi questa la soluzione: bisogna agire sull’aumento dei costi e sulle prestazioni».
Secondo il PS questo modello incentiverebbe però la Confederazione a tagliare i costi..
«È un po’ fantapolitica, in realtà non si sa se questo accadrà o meno. L’abbiamo visto anche con la 13esima AVS, si era detto “i soldi ci sono”, ma si è discusso per mesi sul come finanziarla. Se questa iniziativa dovesse venire approvata si andrebbe probabilmente nella stessa direzione, finendo per prendere questi soldi dalle tasche dei cittadini. È quello che fa la sinistra: propone iniziative a slogan che possono apparire a prima vista interessanti, ma poi non si degna di spiegare come si andrebbero a finanziare. Questo perché se la gente dovesse capire che in realtà si andrebbe ancora una volta a ridurre il loro potere d’acquisto e a prendergli i soldi dalle tasche voterebbe no».
«Mettendo un tetto dei premi al 10% del reddito disponibile si rischia poi di creare un falso incentivo ad andare più spesso dal medico, anche quando non ce n’è realmente bisogno. È come se a livello nazionale si introducesse una quota annuale fissa per andare al ristorante, con una formula universale “all you can eat”. La gente andrà sicuramente di più al ristorante, portando i costi dello stesso ad aumentare (occorre più personale e materiale per far fronte all’aumento della clientela), e la qualità di cibo e servizio a diminuire. Per diminuire i costi della salute è chiaro che bisogna agire sul consumo».
Il controprogetto proposto da Consiglio federale e Parlamento sarebbe dunque una valida alternativa?
«Sì, è valido, anche perché lascia più responsabilità ai Cantoni, che devono fare parte del lavoro e implementare delle misure di contenimento dei costi. È chiaro che poi anche il Ticino dovrebbe chinarsi maggiormente sui costi della salute, perché siamo uno dei cantoni più spendaccioni in questo senso: basti solo pensare al numero spropositato di ospedali che abbiamo nel nostro cantone rispetto a realtà simili alla nostra».
Ma non trova sia giusto che chi ha un reddito più elevato debba contribuire di più?
«No, alla fine perché una persona in salute e con un buon reddito, che non utilizza queste prestazioni, dovrebbe pagare di più?».
A esprimersi sull’iniziativa è infine santésuisse, l’associazione mantello degli assicuratori malattia svizzeri, per il tramite del portavoce Ivo Giudicetti.
Cosa comporterebbe il passaggio dell’iniziativa “Per premi meno onerosi”? Fronte ai sempre più alti premi di cassa malati, può rappresentare un buon modo per sgravare chi ha redditi bassi o medi?
«Anche santésuisse ritiene che i costi elevati e quindi l'onere dei premi siano un grosso peso. Questa iniziativa può alleviare l'onere dei premi per alcune fasce della popolazione, ma non risolve il problema fondamentale dell'aumento dei costi sanitari. E i costi di questa iniziativa peserebbero duramente sui bilanci finanziari. Per questi motivi, non sosteniamo l'iniziativa».
Se l’iniziativa dovesse passare la Confederazione dovrebbe finanziare due terzi della riduzione dei premi. Secondo il PS questo incentiverebbe la Confederazione a sfruttare il margine di azione che esiste per cercare di contenere i costi della salute. Cosa ne pensa santésuisse?
«Santésuisse non sostiene l'iniziativa “Per premi meno onerosi” perché vuole ridistribuire i costi invece di affrontare il problema alla radice, ossia i costi eccessivi. Inoltre, i Cantoni sono i primi responsabili del contenimento dei costi, perché disciplinano l'offerta sanitaria: è quindi indiscutibile che debbano assumersi la piena responsabilità della riduzione dei premi».
Se l’iniziativa dovesse essere respinta entrerebbe in vigore il controprogetto (sempre che non sia contestato, con successo, tramite referendum). Per santésuisse rappresenta una migliore soluzione?
«Sì, il controprogetto all'iniziativa “Per premi meno onerosi” è finanziariamente sostenibile e responsabilizza i Cantoni che in passato non hanno adempiuto alle loro responsabilità in materia di riduzione dei premi. Ciò è giusto, poiché i Cantoni sono responsabili dell’offerta delle cure e hanno un’influenza intrinseca sui costi e sui premi. Tutto ciò rafforza il federalismo e una solidarietà responsabile tra i Cantoni».
Santésuisse è invece favorevole al secondo oggetto in voto, l’iniziativa “per un freno ai costi del settore sanitario”. Quest’ultima lega però l’aumento dei costi consentito con l'andamento dell’economia nazionale e dei salari, e per questo è ritenuta “troppo rigida” da Consiglio federale e Parlamento..
«L'iniziativa “Per un freno ai costi” affronta il problema alla radice: i costi fanno i premi. Da molti anni i costi sanitari aumentano molto più rapidamente dei nostri stipendi».
«Va detto, inoltre, che sul tavolo ci sono già misure efficaci e applicabili. Quest’ultime finora sono però state ignorate o osteggiate in Parlamento e i veri problemi, come l’offerta sanitaria eccessiva e i prezzi esagerati di farmaci, apparecchi medici e analisi, non sono stati affrontati. L'iniziativa “Per un freno ai costi” può esercitare pressione sul sistema affinché queste misure siano infine attuate. Un’eventuale applicazione dell’iniziativa non deve tuttavia basarsi su un semplice meccanismo, ma deve innalzare la qualità e l'efficienza del sistema sanitario».