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Una corsa contro il tempo per salvare la memoria del ghiaccio

Ice Memory si ripropone di conservare in Antartide preziose "carote patrimonio", un "libro" sulla storia del clima.
Ice Memory si ripropone di conservare in Antartide preziose "carote patrimonio", un "libro" sulla storia del clima.

Il ghiaccio ha memoria lunga. Come un libro, nelle cui pagine scritte si trovano date e informazioni storiche, così anche il ghiaccio, al suo interno, conserva importantissimi dati relativi ai cambiamenti climatici avvenuti negli ultimi millenni, oltre a quelli relativi a eruzioni vulcaniche, esplosioni nucleari e attività umane. Con la moderna strumentazione a disposizione, gli scienziati, ai giorni nostri, riescono ad analizzare le bolle d’aria che si accumulano nei vari strati di ghiaccio nel corso dei secoli e a identificare le tracce dell’evoluzione delle temperature e la diversa concentrazione dei componenti chimici.

KeystoneCome un libro

«I ghiacciai conservano la memoria del clima», ma stanno sparendo - È possibile, in questo modo, capire come il clima abbia reagito alla naturale ciclicità delle variazioni dei gas serra. Come spiega Carlo Barbante, direttore dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio nazionale delle ricerche, Isp-Cnr, e professore all’Università Ca’ Foscari di Venezia, «i ghiacciai montani conservano la memoria del clima e dell’ambiente dell’area in cui si trovano, ma si stanno ritirando inesorabilmente a causa del riscaldamento globale, ponendo questo inestimabile patrimonio scientifico in pericolo».

Keystone«Un patrimonio in pericolo»

Nasce così "Ice Memory" - È proprio per tentare di salvaguardare questa inestimabile ricchezza naturale che è nato, nel 2015, il progetto internazionale Ice Memory che ha l’obiettivo di fornire, alle generazioni future, una serie di dati sulla storia del clima e dell’ambiente, fondamentali per la scienza e per la progettazione di serie politiche di sostenibilità. Tale progetto è stato voluto proprio dal paleoclimatologo professor Carlo Barbante e Jérôme Chappellaz, direttore del Centro Nazionale per la Ricerca scientifica, Cnrs, con il fine di prelevare delle “carote patrimonio” dai ghiacciai per creare un archivio temporale che permetta di decifrare i cambiamenti climatici del passato e migliorare il nostro approccio con quelli futuri.

Una biblioteca in Antartide - La biblioteca dove verranno archiviati questi importantissimi "documenti" è quella ricavata in Antartide in una grotta scavata sotto la neve a 1'500 chilometri dalla costa. Tale archivio è noto anche con il nome di ‘biblioteca del Ghiaccio’ e sarà la prima raccolta glaciale al mondo al fine di preservare le informazioni contenute nei ghiacciai storici della Terra. Qui, dove le temperature oscillano tra i -54 e i -90 verranno, appunto conservate, le ‘carote patrimonio’. «L’Antartide - spiega Barbante - dal punto di vista giuridico è un territorio non assoggettato alla sovranità di alcuno Stato e questo favorirà l’instaurarsi di un tipo di governance imparziale in cui l’archivio sarà a disposizione degli scienziati di tutto il mondo».

Keystone«L'Antartide non è assoggettato alla sovranità di alcuno Stato. La biblioteca sarà accessibile a tutti»

Anche un istituto svizzero coinvolto - Tale progetto internazionale ha visto la luce dalla collaborazione dell’Istituto per la dinamica dei processi ambientali, Idpa del Centro Nazionale per la Ricerca, dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, dall’Università Grenoble Alpes e dal Cnrs, oltre a una serie di altre partnership internazionali. Proprio il 15 giugno scorso, è stata conclusa con successo una missione sul Monte Rosa organizzata, nell’ambito del progetto Ice Memory, dal Cnr, L’Università Ca' Foscari e il centro di ricerca svizzero Paul Scherrer Institut con sede a Villigen.

Terza missione sui ghiacciai alpini - Per la missione Ice Memory, si tratta della terza missione sui ghiacciai alpini dopo quella sul Monte Bianco del 2016 e sul Grand Combin del 2020, ma sono state compiute anche diverse spedizioni internazionali che hanno permesso di prelevare importantissimi archivi naturali tratti dai ghiacciai della catena degli Intillimani, in Bolivia, Belukha, nella catena degli Altaj e Elbrus in Russia.

Nella capanna più alta d'Europa - Dopo aver dovuto rinviare la missione diverse volte, a causa del maltempo, il team internazionale è riuscito finalmente a partire il 5 giugno da Alagna Valsesia, in provincia di Vercelli, ai piedi del Monte Rosa. I ricercatori si sono fermati due giorni, con lo scopo di acclimatarsi per bene prima di proseguire la missione, al rifugio Capanna Gnifetti, posto a 3'600 metri di quota. Successivamente sono saliti al Colle Gnifetti per il carotaggio profondo. Durante la missione, il team si è accampato nel rifugio Capanna Margherita, il rifugio più alto d’Europa, costruito, 128 anni fa, proprio per servire da riparo durante le spedizioni scientifiche.

Cinque giorni sul Gorner - Lavorando sul ghiacciaio Gorner per cinque giorni, gli scienziati hanno prelevato due carote di ghiaccio superficiali e due profonde oltre 82 metri. Nel segmento di ghiaccio prelevato più vicino alla roccia, si trovano informazioni sul clima e l’ambiente risalenti anche a 10mila anni fa. Secondo Carlo Barbante, tra gli ideatori della missione internazionale, «La spedizione è stata un successo: il team ha estratto due carote di ghiaccio profonde oltre 80 metri da un sito importantissimo perché mantiene le informazioni sul clima e l’ambiente degli ultimi 10mila anni. Ora questo prezioso archivio della storia climatica delle Alpi potrà essere conservato per il futuro».

KeystoneIl Ghiacciaio Gorner, in Vallese

4,9 chilometri cubi di ghiaccio, ma minacciato - Il team ha lavorato in condizioni avverse ma, come detto, il risultato scientifico ottenuto è di primaria importanza per lo studio e la salvaguardia del clima. Per prelevare le carote di ghiaccio gli scienziati lavorano, infatti, in condizioni estreme dato che si tratta di siti ad alta quota. Il ghiacciaio Gorner è il secondo ghiacciaio più esteso dell’arco alpino: ha un area di circa 40 chilometri quadrati e si estende dai 2'190 fino ai 4'600 metri di altitudine sul livello del mare. A fronte della sua estensione si è calcolata, nel 2017, un volume di circa 4,9 chilometri cubi, eppure anche questo importantissimo ghiacciaio, come tanti altri, è drammaticamente minacciato dal surriscaldamento globale e, dalla metà dell‘800 a oggi, ha perso il 40% della sue area di estensione con un ritiro di 3,3 chilometri.

«Non cambiamento climatico ma crisi climatica» - «Fino a poco tempo fa si parlava di cambiamento climatico, oggi preferisco definirla crisi climatica - afferma il professor Barbante -. La situazione è drammatica, c’è rimasto poco tempo per mettere al sicuro le informazioni dei nostri ghiacciai». Come spiegato dallo stesso Barbante, dalla metà degli anni ’90 al 2016 la temperatura del ghiaccio ai 4'300 metri del Col du Dôme sul Monte Bianco è aumentata di 2 gradi. Negli ultimi 170 anni, il ghiacciaio del Corbassière ghiacciaio alpino del versante nord del massiccio del Grand Combin, ha perso un terzo della sua area, con un arretramento di circa 3,5 chilometri. Anche nel Mandrone, sull’Adamello, il collasso di una volta glaciale di 15 metri di spessore ha comportato la perdita, in un colpo solo, di 100-120 mila metri cubi di ghiaccio alla bocca del ghiacciaio.

KeystoneIl Corbassiere, sempre in Vallese

Situazione disastrosa - La spedizione compiuta dal team italo-svizzero di Ice Memory sul Gran Combin aveva evidenziato una situazione disastrosa. Il 14 settembre dello scorso anno, infatti, gli scienziati hanno trovato il ghiacciaio del Grand Combin in pessime condizioni e i tentativi di prelevare delle carote di ghiaccio si sono dovuti arrestare, a una ventina di metri di profondità, a causa della presenza di acqua. «È come se un antico manoscritto si fosse bagnato - dice Barbante - l’inchiostro diluito e le parole non più leggibili».

KeystoneIl Grand Combin

Via fino all'80% delle riserve di ghiaccio - Nonostante gli sforzi, seppur tardivi e insufficienti, adottati a livello globale, le Alpi Europee, le Ande e i massicci dell’Asia settentrionale sono destinati, secondo gli ultimi studi, a perdere fino all’80% delle loro riserve di ghiaccio a causa del surriscaldamento del Pianeta. Come è noto, lo scioglimento delle calotte polari e dei ghiacciai fa aumentare il livello dei mari con conseguenti frequenti alluvioni e fenomeni di erosione delle regioni costiere basse.

Una corsa contro il tempo - Gli scienziati della missione Ice Memory stanno portando avanti una vera e propria corsa contro il tempo, visto l’aumento delle temperature che mettono in serio pericolo un patrimonio culturale e scientifico d'ineguagliabile valore. Ghiacciai come il Gorner iniziano a diventare una vera rarità e rappresentano l’ultima possibilità per creare la biblioteca dei ghiacci in Antartide. Per questo motivo la missione Ice Memory intende trasferire le carote di ghiaccio raccolto sulle Alpi, ma anche sulle Ande e nel Caucaso, e prossimamente anche sul Kilimanjaro, nell’archivio naturale ricavato in Antartide entro il 2024. Il sito idoneo per lo stoccaggio sarebbe stato individuato a Concordia, la base italo-francese posta nel mezzo del Polo Sud a 3'200 metri di altezza, dove la temperatura media è di -52 gradi. Progetti scientifici come questo rimangono, di fatto, l’ultima possibilità per tramandare alle generazioni future la memoria dei ghiacci.

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