Dall'Antico Egitto a oggi, la lotta per il controllo del proprio corpo e contro la schiavitù delle gravidanze in serie.
Era l’estate del 1961 e le donne iniziavano, timidamente, a sperimentare un nuovo tipo di libertà. L’anno prima, nelle farmacie degli Stati Uniti, aveva fatto il suo ingresso l’Enovid, il primo “medicinale contro l’ovulazione”. Ma è nel decennio successivo che la pillola anticoncezionale mostrerà di poter cambiare il corso della Storia.
«Sarebbe uno dei maggiori trionfi dell’umanità», diceva Sigmund Freud, «se l’atto responsabile della procreazione potesse essere portato a livello della condotta volontaria e intenzionale e, in questa maniera, dell’imperativo di soddisfare un impulso immediato». Per arrivare a questo trionfo si è dovuto aspettare fino al 1960, anno di commercializzazione della prima pillola anticoncezionale, ma, fin dalla notte dei tempi, l’Uomo ha sempre desiderato poter svincolare il sesso dal mero atto procreativo per potercisi dedicare quale soddisfazione di «un impulso immediato».
Tra i primi rudimentali tentativi di controllare le nascite, fino alla rivoluzionaria scoperta di una pillola che permette alla donna di non rimanere incinta, vi passa tutta la Storia Umana, caratterizzata da epoche moralmente più libere e altre in cui i dettami religiosi e l’oscurantismo sociale fecero da deterrente alla rivoluzione sessuale. Che poi, il controllo delle nascite, non riguarda solo la sfera meramente sessuale, una sorta di lasciapassare a una vita di libertinaggio, come da molti è stata intesa nel corso dei secoli, ma ha a che fare con l’autodeterminazione dei propri corpi. In particolare di quello femminile. I secoli sono costellati di donne sfinite, se non uccise dalle troppe gravidanze o dal ricorso all’aborto clandestino. Donne vittime di un sistema, prettamente maschilista, che non le considerava persone ma strumenti volti alla procreazione e al soddisfacimento dei bisogni sessuali dell’uomo.
Già ai tempi delle piramidi - Fin da epoca antichissima, si sono fatti dei tentativi di separare l’atto sessuale da quello riproduttivo e di questi rudimentali, ma ingegnosi, strumenti, si ha testimonianza addirittura nei papiri egizi. Nel papiro di Petri, risalente al 1850 a.C., considerato il primo testo medico di cui si abbiano notizie, sono contenute alcune prescrizioni relative al controllo delle nascite. I metodi raccomandati, quali spermicida, andavano dall’utilizzo di una pallina di sterco di coccodrillo a del miele naturale mischiato al bicarbonato di sodio. Tali sistemi appaiono di sicuro alquanto rudimentali ma ci dicono chiaramente che la questione della contraccezione si era già posta nella società egizia. Anche nel Papiro Ebers, altro testo di medicina dell’Antico Egitto, vi è contenuto un chiaro riferimento al ‘tappo di filato medico”, una sorta di preistorico diaframma.
I greci - Tale problematica non era sfuggita agli Antichi Greci. Nell’Historia animalium di Aristotele, risalente al V secolo a.C., si fa riferimento alla pratica di impedire il concepimento ungendo la parte della matrice in cui veniva a cadere lo sperma con olio di cedro o con un unguento di piombo mescolato a incenso e olio di oliva. Sorano di Efeso, considerato uno dei padri della medicine, intorno al I secolo d.C., definì per la prima volta la differenza tra il concetto di contraccezione ‘atokion’ e quello di aborto ‘phtorion’, auspicando un massiccio intervento preventivo per il controllo delle nascite. Anche nel Talmud, uno dei libri fondanti della religione ebraica, si fa riferimento alla pratica del ‘moch’, che significa genericamente cotone, ma che fa riferimento, nello specifico, ad un tampone ad uso femminile mentre, nel libro della Genesi, si parla del coito interrotto quale tecnica anticoncezionale. Sun Simiao, autore della prima Enciclopedia cinese per la pratica clinica, vissuto intorno al VI secolo a.C., fece riferimento ad una antichissima tecnica anticoncezionale che consisteva nell’assumere, come una pillola, olio e mercurio condensato.
Passi indietro - Il Medioevo, di contro, fu un periodo di forte oscurantismo e la sessualità degli uomini, ma soprattutto delle donne, divenne una cosa sporca da demonizzare e condannare. L’esaltazione dell’Amore puro e angelicato e della donna vista come Madonna, non lasciò più spazio per indagare sulla contraccezione. Intorno al XVIII secolo, l’argomento tornò in auge, complice anche una serie di scoperte scientifiche che permisero di compiere notevoli passi avanti in questo senso. Ciò cambiò radicalmente la prospettiva sul problema: se prima, la questione contraccettiva era appannaggio delle classi sociali più elevate ora si allargò anche alle classi più umili, il cosiddetto proletariato che faceva nidiate di figli condannati a vivere di stenti. La contraccezione divenne quindi un argomento che iniziò ad interessare le famiglie di diverse estrazioni sociali senza essere relegato a pochi privilegiati o ad incontri extraconiugali. La questione della contraccezione veniva prima affrontata in relazione all’abitudine di accompagnarsi con delle prostitute ed al concreto pericolo di ammalarsi di sifilide.
I preservativi - Nel 1843, la scoperta della vulcanizzazione della gomma, da parte di Goodyear, fece compiere un balzo in avanti nella moderna fabbricazione dei preservativi in gomma. Il loro utilizzo risale ai tempi antichi ed era diffuso nella società egiziana, greca e romana quale metodo anticoncezionale. All’epoca venivano utilizzate, prevalentemente, membrane di animali, quali parti di intestino o la vescica. La leggenda del re Minosse, risalente al 1.200 a.C. riferisce dell’uso della vescica natatoria dei pesci quale rudimentale preservativo. L’utilizzo di tale contraccettivo era altresì diffuso presso le classi più agiate dell’Impero cinese, dove veniva utilizzata carta oleata o intestini di agnello, ed in Giappone dove si preferiva il guscio di tartaruga o il corno di animale.
Le malattie - La sua modernizzazione, si deve al medico padovano Gabriele Falloppio, operante nel XVI secolo, che, nel suo libro ‘De morbo gallico’ descrisse una sua versione composta da una guaina di budella e lino ed un nastro per tenerlo ben saldo. Il suo utilizzo venne incentivato quale strumento per combattere gravissime malattie veneree, quali la gonorrea e la sifilide, e lo stesso medico riferì di aver testato tale guaina di lino su 1'100 uomini senza che nessuno di loro avesse contratto la malattia mortale. E’ proprio in un libro dedicato a questa malattia, scritta dal dottore inglese Daniel Turner, agli inizi del Settecento, che venne usato per la prima volta il termine ‘condom’, ma il medico inglese era contrario al loro utilizzo ritenendo che non offrissero una sufficiente protezione contro la sifilide incentivando, di contro, relazioni sessuali promiscue e quindi pericolose.
Solo per i benestanti - Nonostante il fatto che, nel XVII secolo, l’uso del condom fosse stigmatizzato in quanto immorale vi erano già in commercio modelli diversi per qualità e dimensioni, realizzato con lino trattato con sostanze chimiche o pelli ammorbidite con zolfo e liscivia. La loro distribuzione era capillare e si potevano acquistare nei pub, dal parrucchiere e persino nei teatri in tutta Europa fino all’Impero russo. Tuttavia, il loro utilizzo era riservato quasi totalmente alle classi medie o agiate mentre le classi lavoratrici non ne facevano uso, sia per il costo elevato sia per l’ignoranza diffusa in merito ai pericoli dati dalle infezioni trasmesse sessualmente. Intorno alla prima metà del XIX secolo, un gruppo di riformatori sociali britannici iniziarono a promuovere il loro utilizzo nei quartieri più poveri e brevi opuscoli descrittivi vennero distribuiti capillarmente nelle grandi città industriali inglesi e americane e nelle zone rurali.
La gomma - Come detto, la scoperta rivoluzionaria che fece del condom il contraccettivo più utilizzato e democratico del mondo fu quella della vulcanizzazione della gomma da parte del chimico Charles Goodyear nel 1839 e brevettata 5 anni più tardi. Il primo profilattico in gomma venne prodotto nel 1855 e, nonostante quelli in pelle continuassero ad essere molto diffusi, alla fine del XIX secolo la ‘gomma’ era già diventato un eufemismo diffuso a livello globale per intendere il condom.
Come abbiamo visto, nel corso dei secoli, le tecniche di contraccezione sono cambiate e si sono evolute di pari passo con il progresso scientifico e la modernizzazione della società. Dalle vesciche di animale, fino alla misurazione della temperatura basale per scoprire il periodo fertile della donna, messa a punto, nel 1924, dal medico giapponese Kyusaku Ogino assieme al medico austriaco Hermann Knaus, qualsiasi tentativo di contraccezione ha certificato un progresso nella risoluzione del problema del contenimento delle nascite. Vi è però una scoperta scientifica che più di tutte ha cambiato il corso della Storia, invertendo, per la prima volta, il punto di vista rispetto alla questione dell’importanza della contraccezione. Con la messa a punto della pillola anticoncezionale, viene messa al centro dell’attenzione la donna e il suo diritto a riappropriarsi del proprio corpo, scegliendo volontariamente la maternità, prima condizione imposta.
Margaret Sangler - Non è un caso che l’idea di una contraccezione ormonale rivolta alle donne sia emersa proprio in un periodo, quello a cavallo tra il XIX ed il XX secolo, in cui fervevano movimenti sociali di liberazione ed emancipazione della donna. Le suffragette lottavano per il diritto al voto riconosciuto anche alle donne, ma vi era chi sosteneva che la libertà di poter gestire il proprio corpo era ugualmente, se non più, importante di tale diritto. Questa persona era Margaret Sanger e si deve a lei se, il 23 giugno di quest’anno, saranno 61 anni che la pillola anticoncezionale è in commercio. Nata a Corning, una cittadina dello Stato di New York, il 14 settembre 1879, Margaret proveniva da una famiglia di origine irlandese ed era la sesta di undici figli. Sua madre ebbe 18 gravidanze in 22 anni e morì di tubercolosi all’età di 49 anni. Fu proprio il ricordo della madre, devastata, come moltissime donne dell’epoca, da un numero impressionante di gravidanze e della sua infanzia sacrificata per aiutare la stessa ad allevare e curare i propri fratelli, a spingerla ad interrogarsi sui tanti doveri sociali imposti alle donne.
Grazie all’aiuto economico delle sorelle più grandi, Margaret poté studiare come infermiera, professione che esercitò nei reparti di maternità degli ospedali del Lower East Side di Manhattan, all’epoca quartiere poverissimo dove si riversavano immigrati e lavoratori mal pagati. Nello svolgimento del proprio lavoro venne a contatto con moltissime donne spossate dai parti o che rischiavano la vita a seguito di un aborto clandestino. La morte di una trentacinquenne, a seguito di un aborto, la colpì in particolar modo e decise di abbandonare la propria professione di infermiera: “All’improvviso capii-racconterà lei stessa-che il mio lavoro di infermiera e le mie attività nei servizi sociali erano solo dei palliativi e, di conseguenza, inutili a ridurre la miseria che vedevo intorno a me”. Sposatasi, nel 1902 con l’architetto William Sanger, fece del suo appartamento un ritrovo di attivisti ed anarchici e lei stessa divenne una attivista convinta nella lotta per il controllo delle nascite. Nel 1912 scrisse una serie di articoli per il New York Call, un giornale socialista, intitolati ‘What every girl should know’, le cose che tutte le ragazze dovrebbero sapere, e in essi affrontava delle tematiche sessuali, quali l’attrazione sessuale, la gravidanza, il parto e il tema del controllo delle nascite. Nel 1914, insieme alla sorella Ethel Byrne, cominciò a distribuire delle newsletter mensili in cui, per la prima volta, venne usato il termine ‘controllo delle nascite. “Credo che la donna sia schiavizzata dal mondo, dalle convenzioni riguardo al sesso, dalla maternità e dall’esigenza di crescere i bambini” disse la Sanger la quale, in una sua newsletter elencò tutti i motivi per cui usare i contraccettivi tra cui “se il partner ha una malattia venerea, se la donna non era in salute, se la coppia versava in condizioni di povertà e se si era sposati da poco”. Le newsletter diffuse dalla Sanger vennero giudicate immorali ed oscene e la stessa attivista venne chiamata a comparire in Tribunale. La sua missione però non venne meno e, nel 1916, affittò un negozio a Brooklyn per farne la prima clinica degli Stati Uniti a fornire informazioni sui contraccettivi. L’esperienza durò appena 9 giorni, prima che la polizia vi facesse irruzione, ma ben 464 donne ricevettero tutte le indicazioni del caso.
Il progresso scientifico - Nel 1921 fondò l’American Birth Control League che, nel 1946, divenne la Planned Parenthood Federation of America, una associazione no profit atta a fornire molti servizi alle donne, tra cui l’interruzione della gravidanza. Il pallino della Sanger, era quello di trovare un modo sicuro per evitare alle donne gravidanze indesiderate. Una pillola che, se assunta, avrebbe permesso loro di pianificare la nascita della prole. La scienza, in questo senso, aveva compiuto grandi passi in avanti: nel 1951, in un laboratorio di Città del Messico, Carl Djerassi, giovane chimico, era riuscito a sintetizzare, insieme a i colleghi messicani Luis E. Miramontes e Jorge Rosenkranz, una molecola, il Noretindrone, il quale, a differenza del progesterone, mantiene la sua efficacia quando assunto per vie orale. Il laboratorio dove Djerassi lavorava, la Syntex, studiava da tempo gli effetti del Progesterone sull’organismo femminile alla luce delle scoperte del chimico tedesco Karl Slotta che era riuscito a isolare e purificare l’ormone di derivazione umana. Questo veniva già somministrato, tramite iniezione, alle donne con gravidanze difficili o affette da tumore alla cervice ma il suo utilizzo come contraccettivo era reso impossibile dai costi elevati e dalla scomodità di effettuare una iniezione quotidiana. La Sanger, grazie al finanziamento dell’amica Katherine McCormick, si rivolse a Gregory Goodwin Pincus, fisiologo statunitense, che, fin dal 1930, stava compiendo studi sugli ormoni ovarici. Nel 1944, il chimico Maximilian Ehrenstein, dell’Università della Pennsylvania, era riuscito a sintetizzare una molecola derivante da una pianta africana avente gli stessi effetti anticoncezionali dell’ormone naturale. Il suo costo era contenuto ma la sua efficacia era pari a zero se assunta a livello orale.
La commercializzazione - La sintetizzazione ottenuta da Djerassi era quindi la tessera mancante negli studi compiuti nel campo della contraccezione e permise di sviluppare una pillola efficace nel controllo delle gravidanze. La sperimentazione del metodo contraccettivo basato sulla somministrazione orale di ormoni venne condotta su un gruppo di donne portoricane e haitiane e dato che il progetto era considerato illegale per la legge americana, il progetto fu portato avanti a Porto Rico e in Messico con la copertura che si trattasse di uno studio sui disordini legati al ciclo mestruale. Dopo la pubblicazione degli studi condotti, avvenuta nel 1957, nel 1960 la Food and Drugs Administration autorizzò la vendita di un farmaco contenete 10 milligrammi di Noretinodrel e di una piccola quantità dell’estrogeno Mestranolo, che venne commercializzata, il 23 giugno dello stesso anno, con il nome di Enovid. Tale pillola fu, in assoluto, il primo prodotto nella storia della farmacologia, ad avere come indicazione primaria la contraccezione. La rivoluzione era iniziata e oggi, 61 anni dopo, si può affermare con sicurezza che la scoperta della pillola anticoncezionale abbia migliorato, in maniera esponenziale, la vita delle donne. Come amava affermare Margaret Sanger «Nessuna donna può definirsi libera se non possiede e controlla il proprio corpo. Nessuna donna può definirsi libera fino a che non sceglie coscientemente se vuole oppure no essere una madre».