È un mezzo per tornare alla normalità, o un attacco alle libertà individuali?
Solo il green pass ci permetterà di tornare alla normalità. Ce lo ripetono di continuo, in televisione e sui giornali. Ne discutono i politici, coloro che sono favorevoli e chi, invece, è contrario. Se l’estate 2020 era stata la bella stagione della inconsapevolezza: «Ne siamo ormai fuori», questa del 2021 è quella della certezza: senza vaccinarsi e senza certificato digitale di avvenuta vaccinazione saremo ancora ostaggi del Covid-19 per molto, molto tempo.
Di cosa si intenda per green pass ormai lo sappiamo tutti. La certificazione verde Covid-19-Eu digital Covid certificate è una certificazione digitale e stampabile che contiene un QR code, un codice a barre bidimensionale, e un sigillo elettronico qualificato.
Una base comune, per viaggiare
Nato su proposta della Commissione europea per agevolare la ripresa della libera circolazione tra Stati, certifica l’avvenuta vaccinazione anti Covid-19, l’essere negativi al test molecolare o antigenico rapido da non più di 48 ore ed essere guariti dal Covid 19 negli ultimi 6 mesi.
Al fine di rendere operativo il green pass, la Commissione europea ha creato una piattaforma comune, Gateway, attiva dal 1 giugno 2021 che permette di verificare la validità dei certificati in tutti i Paesi dell’Unione.
Il certificato vaccinale permette di recarsi in altri Stati membri dell’Unione europea senza bisogno di sottoporsi a quarantena al proprio arrivo. È stato comunque previsto che «ogni Stato membro potrà comunque imporre, in casi eccezionali, le misure che riterrà necessarie e proporzionate per tutelare la salute pubblica». La necessità di quarantena per chi arriva in un Paese europeo, quindi, potrà essere ripristinata come «freno di emergenza» nel caso vi sia un peggioramento della situazione epidemiologica.
L'"aggressione" francese
Di green pass, come detto, si è fatto un gran discutere, più che altro in linea teorica fino a che ha provveduto Emmanuel Macron, presidente francese, a prendere una posizione decisa e netta sull’argomento. Il 12 luglio, infatti, Macron, in diretta tv, ha annunciato che, da inizio agosto, sarà obbligatorio il green pass per frequentare bar e ristoranti, salire su treni e aerei, autobus a lunga distanza oltre che per poter accedere a cinema, teatri e altri luoghi culturali. L’Eliseo, fermo nella propria linea di condotta, ha altresì decretato l’obbligatorietà di sottoporsi a vaccinazione anti Covid per il personale medico-sanitario, badanti, pompieri o professionisti che lavorano con le persone anziane. In mancanza di tale adempimento, entro il 15 settembre, il lavoratore non vaccinato potrà perdere lo stipendio o il posto di lavoro.
Ovviamente non sono mancate le polemiche e le manifestazioni di piazza contro quella che viene definita «una grave restrizione della libertà pubblica e individuale», mentre Marine Le Pen ha condannato «la brutalità indecente dell’obbligo vaccinale per il personale medico-sanitario, prima applaudito come eroi del nostro quotidiano e ora minacciati di non essere più pagati».
Rimane il fatto che, dopo l’annuncio del Presidente francese, sono state registrate 2 milioni di nuove prenotazioni per il vaccino anti Covid-19. Se la Francia ha adottato una politica criticata ma ferma, in tanti altri Paesi europei continua a far discutere la necessità di adottare il pass sanitario in determinate situazioni sulla scia del modello francese.
In Italia, per il commissario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo «quella di utilizzare il green pass per vari tipi di eventi potrebbe essere una soluzione per una spinta al vaccino. Poi, per chi non lo avrà sarà sempre garantito anche il tampone, bisogna comunque sempre rispettare la Costituzione». Dal 6 agosto, in Italia, il green pass sarà necessario per accedere a determinati luoghi chiusi individuati dal Governo: bar, ristoranti, palestre, cinema, teatri, musei oltre che eventi sportivi e concerti. Al momento, rimane fuori dall’obbligo la scuola, a meno che la situazione epidemiologica peggiori a tal punto da costringere il Governo a rivedere le proprie decisioni. In questo caso potrebbe diventare obbligatorio anche per servirsi di treni, sia a lunga percorrenza che interregionali, aerei, navi e traghetti.
L'unità tedesca, la divisione spagnola
La Germania invece, almeno per ora, ha deciso di non seguire la strada tracciata da Macron e Angela Merkel, insieme al ministro della Salute Jens Spahn, hanno fatto sapere di volersi appellare alla ‘Vernunfit’, ossia alla ‘ragionevolezza’ dei tedeschi, per far fronte al pericolo dell’incremento di contagi dovuto alla variante Delta. La Cancelliera, durante il suo discorso, tenuto al Robert Koch Institut, ha posto l’accento sull’importanza di “werben”, far pubblicità al vaccino, pur rimanendo convinta che «un ruolo maggiore nel convincervi a farlo lo avranno le parole di vostro figlio, dei vostri colleghi o dei vostri amici».
Secondo la Merkel, l’introduzione dell’obbligo vaccinale rischierebbe di far perdere fiducia ai cittadini mentre si preferisce incentivare, in ogni modo, l’utilizzo del vaccino come unico modo per arginare la pandemia.
In Spagna, sono state introdotte numerose restrizioni a causa della diffusione della variante Delta. In Catalogna, per esempio, è stato introdotto l’obbligo di esibire il certificato vaccinale per poter accedere a tutti gli eventi all’aperto con più di 500 persone. Se, quindi, il Governo spagnolo non ha ancora preso una decisione univoca sull’obbligatorietà del green pass, ci sono regioni autonome, come le Canarie o la Galizia, che si sono portate avanti imponendo l’obbligo di esibire il certificato per accedere al bar, ristorante e nei locali notturni.
Un continente, mille sfaccettature
In Portogallo, dal 10 luglio, c’è l’obbligo di esibire il certificato vaccinale per soggiornare in albergo o potersi sedere al chiuso al ristorante. Tale misura è stata adottata in 60 comuni, compresi Lisbona e Porto, con il ripristino del coprifuoco dalle 23 alle 5 di mattina e limitazioni di orari per bar e ristoranti.
L’Austria ha introdotto, da inizio luglio, l’obbligatorietà del green pass per accedere a ristoranti, luoghi culturali, hotel, impianti sportivi e centri benessere mentre la Danimarca, il primo Paese a introdurre un certificato digitale, ha tolto la sua obbligatorietà per accedere a musei, cinema e teatri mentre rimane necessario per entrare in ristorante o al bar, così come dal parrucchiere o in palestra. Lo stesso dicasi per Ungheria e Lussemburgo mentre in Svizzera, attualmente, è possibile accedere senza green pass a eventi all’aperto con un massimo di 500 persone non sedute e 250 persone al chiuso. Non si può escludere, però, che con l’aumento dei contagi il numero di persone consentito possa diminuire.
In Irlanda, il pass sanitario è richiesto solo per accedere alle sale interne di pub e ristoranti. In Grecia, dove i contagi stanno aumentando esponenzialmente, si sta parlando seriamente di estendere l’obbligo vaccinale per il personale sanitario mentre i siti culturali, bar e ristoranti potrebbero essere visitabili solo con l’esibizione del certificato vaccinale. Anche oltreoceano, la discussione sull’importanza di adottare il green pass per una serie di attività pubbliche tiene banco sui giornali e in televisione.
Un esempio, anche oltreoceano
La città di New York, prima negli Stati Uniti, si appresta ad adottare dei provvedimenti simili a quelli che entreranno in vigore in Italia e in Francia. Sarà quindi necessario esibire l’attestazione della propria vaccinazione per accedere a ristoranti, teatri e palestre.
Il provvedimento dovrebbe entrare in vigore il 16 agosto e i teatri di Broadway hanno già annunciato la propria intenzione di richiedere l’attestato vaccinale sia al propria pubblico che al personale che lavora presso di essi. Il documento sarà chiamato ‘Key to NYC Pass’ e sarà necessario per potersi sedere al ristorante o praticare sport nelle palestre al chiuso. «Questo è un posto miracoloso, pieno di meraviglie-ha detto il sindaco Bill De Blasio-e se sei vaccinato tutto ciò ti si aprirà.
Avrai la chiave e puoi aprire la porta» per poi aggiungere che «È tempo che le persone vedano la vaccinazione come letteralmente necessaria per vivere una vita buona, piena e sana».