Un mondo solo apparentemente dorato, all'interno del quale si nascondono predatori sessuali
«Voglio fare la modella»: un sogno per molte giovanissime ragazze, affascinate dalla possibilità di vedere la propria immagine pubblicata su di una rivista patinata. Bellissime e irraggiungibili, negli anni ’80 e ’90 sono andate a sostituire, nell’immaginario comune, lo spazio lasciato vuoto dalle star di Hollywood. Le si chiamava per nome: Linda, Naomi, Christy, e tenevano banco nelle riviste di moda e di gossip con le gesta di una vita che sembrava perfetta. Una vita dorata fatta di abiti meravigliosi, feste memorabili, vacanze da sogno, fidanzati belli e famosi tanto quanto loro. Volti radiosi, corpi scolpiti, stuoli di ammiratori: l’emblema della felicità.
La lente d'ingrandimento - Almeno fino a epoca recente, quando, sotto la spinta del movimento #Metoo, l’urgenza avvertita dalle donne e dalla società civile è stata proprio quella di far luce sui casi di violenza sessuale e psicologica, sommersi, nascosti, ignorati per troppi anni. Sotto la lente d’ingrandimento è finito per primo il mondo del cinema e dello spettacolo, per poi essere seguito a ruota da altri campi del vivere umano. D’altra parte, come ha di recente dichiarato Carla Bruni: «Nessuna industria è immune dagli abusi sessuali. C’è così tanto lavoro da fare, in Francia e nel mondo, per garantire che le donne siano protette dalla violenza sessuale sul lavoro». I riflettori ora sono puntati proprio sul mondo della moda e a finire sul banco degli imputati, per ora solo virtualmente, è Gérald Marie, ex presidente della sezione europea dell’agenzia di moda Elite Model Management oltre che ex marito di Linda Evangelista, una vera testa di serie del mondo del fashion anni ’90.
Ad accusare l’uomo di abusi sessuali ci sono, per ora, sei donne che sono volate a Parigi per testimoniare contro Marie nell’ambito delle indagini che la Procura della capitale francese ha deciso di avviare a suo carico. «Questa indagine spero darà alle altre il coraggio di parlare - ha dichiarato l’avvocata di una delle vittime -. Questo è un primo passo incoraggiante e un sollievo per le donne coinvolte».
I precedenti - Gérald Marie è stato uno degli agenti di moda più famosi ed ha lanciato la carriera di moltissime modelle famose, tra cui la stessa Naomi Campbell. I racconti sulla sua cupidigia sessuale, però, erano già noti da moltissimo tempo tanto che, nel 1999, due giornaliste della BBC si erano infiltrate nel mondo della moda per cercare d'inchiodare Marie alle sue responsabilità di predatore sessuale. Erano di fatto riuscite a filmarlo di nascosto mentre offriva a una di loro del denaro per avere un rapporto sessuale con lui. All’epoca l’inchiesta giornalistica non ebbe risvolti legali mentre ora una delle due giornaliste, Lisa Brinkworth ha deciso di denunciare penalmente l’uomo. Secondo il suo racconto, nella notte tra il 5 e il 6 ottobre del 1999, si ritrovò in un locale milanese con Gérald Marie, il quale «si è seduto a cavalcioni su di me. Aveva una erezione e si stava sfregando contro il mio basso addome. Ho ripetuto di no ma non sono riuscito a respingerlo».
La Brinkworth ha anche dichiarato che, nel 2001, le era stato impedito di denunciare l’accaduto a causa di un accordo economico esistente tra la BBC e l’agenzia Elite. Di fatto, dopo la messa in onda del servizio giornalistico, ci furono le dimissioni di due dirigenti dell’Elite ma, successivamente, le parti sembrarono invertirsi, e fu l’agenzia ha denunciare l’emittente televisiva inglese per diffamazione, riabilitando i due dirigenti dimissionari e raggiungendo l’accordo economico che avrebbe poi impedito alla giornalista di parlare con la polizia dell’accaduto. Attualmente, invece, la BBC si è detta pronta a collaborare mettendo a disposizione tutte le bobine del documentario.
Le altre accusatrici - Le altre accusatrici di Marie sono l’ex top model svedese Ebba Karlsson, Jill Dodd, creatrice della linea da surf per ragazze ‘Roxi’, Lesa Amoore, Shawna Lee, Emily Mott e Carrè Otis, famosissima modella e attrice. L’americana Jill Dodd ha accusato l’agente di averla violentata a Parigi nel 1980 quando aveva 19 anni mentre Ebba Karlsson ha denunciato di aver subito una aggressione sessuale da parte di Gerlad Marie nel 1990 durante un casting. La modella ricorda che, prima di aggredirla, «ha abbassato le persiane, mi ha mostrato dei libri di modelle famose e ha detto ‘Cosa pensi che abbiano fatto per arrivarci?’». «In molti altri dossier simili a questo, le testimonianze delle vittime di violenza sessuale, anche se prescritte, hanno incoraggiato altre vittime a prendere la parola e denunciare» ha spiegato l’avvocata Le Jeune che difende anche le vittime di Jean-Luc Brunel, fondatore di diverse agenzie di modelle e accusato di aver messo in piedi un traffico di ragazze che finivano poi violentate dal finanziere Jeffrey Epstein.
Le parole di Carrè - La modella Carrè Otis, ora Sutton dal cognome del secondo marito, ha lanciato accuse ben precise contro Gérald Marie fin dalla pubblicazione, nel 2011, della sua autobiografia ‘Beauty Desrupted’, Bellezza distrutta, scritta dallo scrittore Hugo Schwyzer, in cui ripercorre, senza alcun filtro e con parole dure e coinvolgenti, tutta la sua vita, dall’infanzia infelice ai disordini alimentari fino al matrimonio burrascoso con la star hollywoodiana Mickey Rourke. Nelle pagine del libro, la Otis parla anche della sua esperienza di modella quando, appena diciassettenne, venne ospitata, nel 1986, nell’appartamento parigino di Gérald Marie che si rivelerà, molto presto, il suo carnefice. La giovane Carrè venne alloggiata nella stanza lasciata libera dalla figlia del famoso agente e qui sarebbe stata ripetutamente violentata. «Diventava sempre più chiaro per me che se avessi fatto resistenza non avrei lavorato». E infatti, al primo segno di opposizione, la Otis perse il lavoro. La modella ha intentato una causa presso la Corte federale di New York nominando anche la sua agente dell’epoca, Trudi Tapscott, rea di non aver fatto nulla per mettere in guardia la ragazza sui pericoli che le potevano derivare da una frequentazione troppo assidua con Marie e mandandola, di fatto, «a vivere nella casa di un criminale sessuale». «Non avevamo la lingua allora per sapere che questo era sbagliato, e anche se l’avessimo saputo a chi l’avremmo riferito? Eravamo come una famiglia e non c’era un dipartimento delle risorse umane» ha dichiarato Carrè Otis Sutton al quotidiano britannico Guardian dicendosi rattristata di non aver fatto di più all’epoca per denunciare gli abusi subiti.
Per il momento Gérald Marie ha dichiarato al The Sunday Times «di negare categoricamente qualsiasi accusa» ma lo stesso spavaldo atteggiamento era già stato adottato nel 1998 quando si presentò a un popolare programma della televisione francese accompagnato da due splendide modelle, per dire che le voci che circolavano sul suo conto erano assolutamente false. L’agente aveva parlato di «un non affare» ed era stato reintegrato nella sua mansione di presidente europeo di Elite che avrebbe lasciato solo nel 2012 per fondare una propria agenzia di modelle, la ‘Oui Management”. Dopo le azioni legali intraprese contro Marie, molte modelle hanno voluto manifestare il proprio sostegno e la propria solidarietà alle ex colleghe. Carla Bruni ha dichiarato: «Basta, sto con Carrè e gli altri sopravvissuti di Gérald Marie mentre vengono a Parigi per testimoniare contro il loro aggressore» e lo stesso ha affermato Helena Christensen affermando «di essere con queste donne coraggiose fino in fondo».
Una regolamentazione più severa - Lo scandalo sessuale che sta travolgendo l’ex direttore di Elite è stato anche lo spunto per chiedere una regolamentazione del lavoro più severa che possa fornire una reale protezione alle giovani modelle e modelli che, fin da giovanissimi, si trovano a lavorare lontani dalla propria casa. Paulina Porizkova ha infatti ricordato che «fin dai primi giorni della sua carriera alle giovani modelle veniva insegnato a considerare le molestie sessuali come un complimento». La stessa Carrè Otis, nel corso di una recente intervista alla rivista Marie Claire, ha sconsigliato ai genitori dall’affidare i propri figli al mondo della moda quando sono troppo giovani perché «sono necessari ancora molti cambiamenti per garantire che sia un luogo sicuro per tutti». I riflettori, quindi, sono attualmente puntati sul mondo fintamente dorato delle modelle che, dietro smaglianti sorrisi, nascondono, troppo spesso, terribili drammi personali.